Renzi, politica estera   da “Scherzi a parte”

Ormai siamo alla follia. Volete sapere l’ultima da Palazzo Chigi? Circola voce che il premier sia intenzionato a produrre un altro effetto speciale con la scelta “a sorpresa” di un’altra quisque de populo alla guida del delicatissimo dicastero degli Affari esteri. Il nome che avanza nelle ultime ore, per la sostituzione dell’insignificante Federica Mogherini, promossa a “Lady Pesc” dell’Unione europea, è quello di Lia Quartapelle. Vi chiederete chi sia. In effetti, ce lo siamo chiesti anche noi. E la risposta non vi piacerà. Si tratta di una giovane parlamentare del Pd. Giovane in tutti i sensi.

Ha 32 anni e siede in Parlamento dal 2013, cioè da poco più di un anno. Per essere carina è carina e questo risponderebbe alle esigenze di Renzi di fare casting, piuttosto che compagine governativa. Peccato che le necessità di un grande paese qual è l’Italia siano leggermente diverse da quelle di un premier che cerca di stupire con le politiche d’immagine dietro le quali si cela il vuoto assoluto. Con tutto il rispetto per la dottoressa Quartapelle, ma a voi sempre minimamente accettabile che la politica estera debba essere messa nelle mani di una gentile signora senza alcuna esperienza? Vabbé il rinnovamento generazionale, ma qui si esagera. Renzi intende riproporre anche per la Farnesina lo schema già sperimentato con altri ministeri: riempire la casella con un’altra figurina-immagine che non gli faccia ombra dal punto di vista della popolarità mediatica, per poi affiancarle un manipolo di collaudati volponi ai quali affidare la gestione effettiva della macchina ministeriale. Lo ha già fatto piazzando la Madia alla Semplificazione e Pubblica Amministrazione, per non parlare del fenomeno Boschi.

Per gli Esteri la cosa sarebbe facilitata dalla presenza in organico di tre faine di razza. A stare nella stessa stanza contemporaneamente con Lapo Pistelli, Mario Giro e Benedetto della Vedova c’è di che temere. Della Quartapelle sappiamo che ha condotto buoni studi laureandosi in un’Università del Galles. Inoltre, ha conseguito un dottorato in Economia dello Sviluppo all’Università di Pavia. Al suo attivo professionale c’è una collaborazione con l’Ispi, l’istituto per gli studi di politica internazionale. Come esperienza sul campo si segnala un viaggio in Africa. Ora, è lecito domandarsi: è serio proporre un profilo del genere alla guida della nostra politica estera? Si obietterà: c’è stata la Mogherini quindi niente è impossibile. Giusto! Ma ve lo immaginate un confronto al medesimo tavolo tra l’americano John Kerry, il russo Sergej Lavrov e in mezzo la Quartapelle a mediare?

Sarebbe roba da “Scherzi a Parte”. Il Nostro paese sta subendo una progressiva perdita di peso sul fronte della politica internazionale. Lo si è visto dolorosamente con la storia dei due nostri marò Latore e Girone, ancora ostaggio dalla protervia indiana. Lo si è visto con la vergognosa fuga dalle responsabilità per ciò che sta accadendo in Libia. Ma pensare di mettere una ex-scolaretta al comando degli “Esteri” è davvero troppo. Vogliamo solo sperare che il presidente Napolitano che su questo argomento qualche voce in capitolo dovrebbe averla, non si presti a una pazzia del genere. Per la Farnesina occorre che si scelga una persona di grande esperienza e di ampie relazioni internazionali. Una persona che sappia dove mettere le mani. Una persona che possa affrontare i molti dossier aperti avendone contezza personale e non perché li abbia studiati sui libri di storia alle scuole medie. Napolitano non ci piace però nell’interesse superiore dell’Italia ci turiamo il naso e gli rivolgiamo un accorato appello: Presidente, impedisca questa follia. In altre condizioni non avremmo motivo di preoccuparci delle scelte del colle.

In questo specifico caso siamo, invece, preoccupatissimi perché la giovane Quartapelle, deputato del collegio di Milano sembra che sia una protetta di Gianni Cervetti, uomo-macchina dell’apparato organizzativo del Pci negli anni Settanta. Lui di cose ne sa tante su tutti i vecchi compagni. Non vorremmo che dopo la sequela di giornatacce che il povero Napolitano ha dovuto affrontare ultimamente gli venisse voglia di ascoltare un amico al quale non si può negare un favore. Che grosso guaio sarebbe per l’Italia. Facciamo gli scongiuri e aggrappiamoci all’antica regola della italica politica per la quale il nome fatto uscire prima è quello che si vuole bruciare. Speriamo sia così.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:16