
Tra identità e conoscenza
Le innovazioni emergono dal sistema della libertà dove essa è uno strumento per l’auto-organizzazione e l’espressione individuale, come ci suggerisce Friedrich von Hayek in The Use of Knowledge in Society in quanto “la conoscenza che guida l’azione umana è dispersa tra innumerevoli individui, e la tecnologia può essere un mezzo per raccoglierla e utilizzarla”. Proprio partendo da questa idea della “conoscenza diffusa” e non centralizzata e quindi democratica, si inserisce la “citizen science”: quel complesso di attività collegate alla ricerca scientifica a cui partecipano semplici cittadini dilettanti (citizen scientist) senza distinzione di età, cultura e stato sociale per la risoluzioni di problemi complessi che un solo individuo non potrebbe approfondire con esito positivo. Una metodica rivoluzionaria che apre al contributo democratico e volontario delle persone alla ricerca scientifica. Pionieri di questo esperimento furono Rick Bonney negli Stati Uniti presso il Cornell Lab of Ornithology, che ha portato all’iniziativa Project FeederWatch negli anni Ottanta, Alan Irwin nel Regno Unito ha contribuito significativamente alla definizione concettuale della citizen science a metà degli anni Novanta, con il suo libro Citizen Science: A Study of People, Expertise and Sustainable Development, in cui ha esplorato come i cittadini possono partecipare attivamente alla scoperta scientifica. È Wells Cooke uno dei primi a organizzare formalmente cittadini per la raccolta di dati scientifici con il North American Bird Phenology Program alla fine del XIX secolo.
Oggi la citizen science è usata come metodo per il progresso nelle neuroscienze e nella fisica quantistica, come dagli esperimenti fatti da Jacob Sherson con la piattaforma ScienceAtHome, che coinvolge il pubblico nella risoluzione di problemi scientifici complessi attraverso giochi online. Vengono così esplorati in maniera positiva l’intersezione tra intelligenza umana e artificiale mirando a sviluppare sistemi integrati intelligenti che combinino i punti di forza sia degli esseri umani che delle macchine. E se per capire i fenomeni sociali complessi a cui stiamo assistendo utilizzassimo la fisica quantistica secondo la quale una particella può esistere in più stati simultaneamente fino a quando non viene osservata? Una persona o una comunità possono avere identità multiple o “sovrapposte” che non si manifestano completamente fino a quando non sono “osservate” o situate in un contesto umano specifico.
Grazie alle nuove tecnologie (realtà aumentata, immersiva, virtuale) le persone possono esplorare diverse versioni di sé stesse rimanendo in uno stato di “sovrapposizione” fino a che non scelgono di mostrare un’identità specifica. Hanno diversi profili, tutti autentici o falsi, come parte di una struttura divisa ed al contempo unitaria. E se due particelle-individuo sono entangled (intrecciate), succede che l’azione di una influenza istantaneamente l’altra, indipendentemente dalla distanza. Nel mondo dell’interconnessione le azioni o le informazioni di un individuo possono condizionare istantaneamente gruppi o individui lontani. Questo risulta evidente nella nostra quotidianità grazie all’utilizzo di piattaforme globali in cui in tempo reale si crea un entanglement sociale dove eventi locali possono avere ripercussioni globali.
E così un movimento politico in un altro continente diventa ispirazione per l’omologo in un altro tanto più quanto questi sono legati da storia e idealità comuni. Gli Stati Uniti e l’Europa sono l’esempio concreto di questo processo di entanglement continuo. Sono, tranne qualche differenza, lo stesso corpo composto da particelle diverse ma legate, che chiamiamo “Occidente”. Ci trasferiamo informazioni, modi di vivere, cultura e sensibilità con grande rapidità e precisione, vivendo realtà diverse e lontane e al contempo uniche e unitarie. Capita per questo per esempio che il mercato azionario o monetario americano ha influenza continua e costante su quello europeo e viceversa. È peraltro evidente che viviamo in un tunneling quantistico, dove le conoscenze possono attraversare barriere che fino a pochi anni or sono sembravano insormontabili determinando cambiamenti radicali da condizioni che apparivano stabilmente bloccate.
Gli individui allora mostrano caratteristiche simili alle particelle e alle onde, come gli elettroni o fotoni, ed essi stessi creano interferenze come se fossero vibrazioni di un flusso continuo. E così un sistema sociale, come uno quantistico, può esistere in una combinazione di stati diversi contemporaneamente finché non arriva alla condizione di “decoerenza” in cui alla fine quando osservato interagisce con l’ambiente circostante comportandosi in modo più simile alla fisica classica. L’esperimento di Erwin Schrödinger, dove il gatto è sia vivo che morto fino a che non viene osservato è l’esempio perfetto. Sfidando le nostre nozioni classiche di località e causalità abbiamo una chiave per comprendere il comportamento quantistico della società dove le previsioni su comportamenti, tendenze o mercati sono soggette a innumerevoli incertezze a causa delle molteplici variabili in gioco, e in questo le nuove frontiere della tecnologia ci verranno in aiuto grazie all’aumento esponenziale per esempio della capacità di calcolo dei prossimi computer quantistici.
In ambito politico poi l’idea dell’entanglement (l’intreccio) porta a strategie diplomatiche che considerano l’impatto globale delle decisioni locali, spingendo gli Stati verso una cooperazione internazionale più stretta, riconoscendo che la sovranità non è più completamente isolata e le politiche interne possono avere implicazioni esterne che richiedono una governance globale per affrontare problemi transnazionali come le guerre, le migrazioni o la sicurezza digitale. Per capire quali implicazioni si vengono a determinare come esempi concreti di entanglement politico strategico basta ricordare l’effetto domino che portò alla Prima guerra mondiale, la guerra fredda, la caduta dell’Unione sovietica che ebbe effetti sull’Europa dell’est e oltre. Per non parlare delle “primavere arabe”, che a catena hanno destabilizzato il nord Africa con proteste di piazza coordinate in una modalità condivisa di tattiche e metodologie. Ed anche la crisi finanziaria del 2008 del settore immobiliare degli Stati Uniti, che ha avuto ripercussioni globali, dimostra come le economie mondiali siano enormemente intrecciate.
L’uomo comunque oscillerà sempre tra un ottimismo riguardo alle possibilità della tecnologia e un pessimismo sulle sue implicazioni, peraltro l’unione tra citizen science e fisica quantistica rappresenta un campo fertile per l’innovazione. Da un lato, la partecipazione di un vasto pubblico favorisce la diversità di approcci e soluzioni; dall’altro, il rigore e la complessità della fisica quantistica impongono standard elevati nella raccolta e nell’analisi dei dati. L’equilibrio tra questi due aspetti, ottenuto grazie a un costante dialogo interdisciplinare e a sistemi di feedback ben strutturati, potrebbe portare a scoperte significative, rendendo la ricerca più efficiente ed efficace. Quando cittadini, studenti e appassionati hanno l’opportunità di contribuire direttamente alla scienza, si crea un ambiente in cui il sapere non è più prerogativa esclusiva degli istituti di ricerca, ma diventa un bene aperto a tutti.
Questo approccio risuona con il principio democratico della conoscenza, favorendo un maggiore interesse verso la scienza e la tecnologia ma anche verso un uso più consapevole da parte dei singoli. La chiave è un approccio critico e responsabile, dove la tecnologia serve l’umanità, non la sostituisce. Questo equilibrio richiede educazione continua, politiche che promuovano la riqualificazione, e un dialogo costante tra scienza, religione, filosofia e politica, assicurando che l’evoluzione tecnologica sia un partner nel nostro viaggio umano.
Il futuro è aperto e proprio per questo non possiamo abbandonare la via della ricerca scientifica per paure irrazionali o per nostalgia di un passato “inesistito” e paradisiaco tra oleandri e baobab in cui l’uomo non mancava di nulla. Vivere è un rischio ma è l'unico modo per sopravvivere.
Aggiornato il 14 febbraio 2025 alle ore 10:27