Quadruplicate le auto elettriche e ibride in Italia

Italiani popolo di santi, poeti, navigatori e amanti delle performance elettriche. Almeno per quanto riguarda i motori, ci stiamo dimostrando aperti alle trasformazioni. Dopo essere stati tra i primi ad adottare e difendere il divieto di fumare nei locali pubblici, negli ultimi dodici mesi sono più che quadruplicate (+362%) le immatricolazioni di auto elettriche e ibride in Italia in appena cinque anni, con un balzo del 37,6 per cento nel 2019.

È quanto emerge da un’analisi dell’Unione europea delle cooperative Uecoop sui dati delle immatricolazioni in Italia in relazione al record di Tesla, il colosso delle auto elettriche di Elon Musk, che a Wall Street supera per la prima volta gli 80 miliardi di dollari di capitalizzazione, quasi quanto General Motors e Ford insieme. Le immatricolazioni di auto ibride ed elettriche negli ultimi dodici mesi sono state quasi 127mila segnalando una sempre più decisa transizione verso una mobilità sostenibile sia nel trasporto domestico che in quello commerciale e nelle attività di servizi.

“Ormai in diverse a gare d’appalto – sottolinea Uecoop – si prevedono punteggi aggiuntivi per chi usa mezzi di trasporto a basso impatto inquinante. Ma la nuova mobilità comporta investimenti che per una piccola azienda o per una famiglia possono essere difficili da affrontare – afferma Uecoop – per questo è necessario stanziare risorse per incentivare la transizione green. Il freno principale ai mezzi ibridi ed elettrici – evidenzia Uecoop – è il loro maggior costo rispetto a quelli a benzina e diesel e per quelli totalmente elettrici un’ulteriore difficoltà è legata alla mancanza di un’estesa e capillare rete di colonnine di ricarica, un problema non indifferente – afferma Uecoop – se si usa il mezzo per fare consegne, trasportare persone o spostarsi con frequenza nello stesso giorno su tragitti più o meno lunghi. La transizione verso auto elettriche o ibride – evidenzia Uecoop – è un processo che deve essere progressivo e non traumatico soprattutto per bilanci di famiglie e imprese che ancora risentono – conclude Uecoop – degli effetti negativi della grande crisi di dieci anni fa. Intanto continuano a piovere critiche dagli scettici”.

Dai dubbi sul processo produttivo all’analisi della loro autonomia generale, dall’inquinamento alla base del processo di produzione delle batterie utilizzate all’interno dei veicoli passando per lo sfruttamento minorile messo in luce da Amnesty International che si è soffermata nelle miniere di cobalto nella Repubblica democratica del Congo dove sono stati visti minatori di soli sette anni lavorare, guadagnando solo 1 dollaro al giorno a fronte delle malattie polmonari croniche insorte dall’esposizione alla polvere di cobalto… guai a staccar la spina.

Aggiornato il 08 gennaio 2020 alle ore 12:45