Attentato a Miguel Uribe: perché?

Arrestato in flagrante l’attentatore, ora si cerca il movente. In Colombia, le autorità hanno messo al vaglio alcune ipotesi sul perché dell’attentato al prossimo candidato alla presidenza alle Elezioni del 2026, Miguel Uribe. Il senatore dell’opposizione, che stava facendo campagna elettorale per le primarie del suo partito, Centro democratico, è in fin di vita dopo essere stato raggiunto da due proiettili alla testa sabato sera durante un comizio a Bogotà. Uribe, uno dei principali oppositori al governo del presidente progressista Gustavo Petro, è in condizioni gravissime dopo due interventi chirurgici, mentre il suo presunto aggressore, un 15enne, è stato arrestato in possesso di una pistola. Il ministro della Difesa colombiano, Pedro Arnulfo Sánchez, ha spiegato alla stampa che durante una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza svoltasi la notte scorsa, “sono state valutate diverse ipotesi sul perché questo attacco sia stato compiuto” e che “nessuna di esse può essere determinata o smentita”. E ancora: “Potremmo raggrupparle in tre grandi categorie: se sia stato direttamente il narcotraffico a volersi liberare di Miguel Uribe, o perché è un politico e per tutto ciò che riguarda il suo partito, o se si sia trattato di un tentativo di destabilizzare l’Esecutivo attraverso attacchi a membri che la pensano diversamente da questo governo”, ha dichiarato Sánchez. In realtà, la situazione non è né così semplice, tantomeno così chiara.

Oltre all’omonimia con Alvaro Uribe, l’ex presidente e fondatore di Centro democratico il candidato alle primarie di Centro democratico è un figlio d’arte non da poco. Nato dalla giornalista Diana Turbay, sequestrata da Los Extraditables di Pablo Escobar e uccisa durante un tentativo di salvataggio quando lui aveva appena 4 anni; è nipote dell’ex presidente liberale Julio César Turbay Ayala, che ha guidato la Colombia dal 1978 al 1982, negli anni in cui emerse la guerriglia urbana M-19. Di cui fece parte anche il presidente Petro. Quindi, Uribe è un oppositore sia della linea di dialogo con i narcotrafficanti e le milizie armate perseguita strenuamente dal capo di Stato, sia delle politiche progressiste dell’Esecutivo colombiano. Ultima in ordine cronologico, la riforma del lavoro che ha spaccato in due il Parlamento e probabilmente finirà alle urne sotto forma di referendum. Dulcis in fundo, Miguel Uribe ha tanti nemici pure tra le fila del suo partito, poiché è un uomo a cui i soldi non mancano, accusato di spendere somme troppo alte per i suoi eventi pre-elettorali.

Se si sommano tutte queste cose, in un Paese che ha spesso risolto a colpi di pistola i grattacapi politici, si ottiene nient’altro che l’ennesimo attentato. E la domanda che si pongono gli analisti, ora, è se Petro proseguirà sulla strada dell’agitazione popolare che aveva pianificato, con la partecipazione a una marcia a Cali mercoledì prossimo, o se abbasserà i toni. Poche ore dopo l’attentato ha affermato che non sarebbero state risparmiate risorsetempo per trovare i responsabili dell’accaduto, accusando le forze di sicurezza di inadempienza.

Aggiornato il 09 giugno 2025 alle ore 13:20