Il nuovo asse dei tiranni contro l’Occidente

Un potente scontro fra titani

L’instabile ordine politico mondiale riflette attualmente uno scontro tra un asse di dittature egemoniche, che ostentano la loro crescente potenza militare, e un’alleanza di nazioni occidentali, tra cui Israele, l’unico partner democratico dell’Occidente in Medio Oriente.

Guidato da ideologie disparate, l’asse comprende la Russia, con mire imperialiste su vaste regioni, slave e non; la Cina, con il desiderio di dominare il mondo; l’Iran, che aspira a un califfato islamico globale; e, in misura minore, la Corea del Nord, chiaramente intenzionata a impadronirsi della penisola coreana, tanto per cominciare.

La ragione delle azioni dell’asse sembra essere il desiderio di un nuovo ordine mondiale con loro stessi al timone. Sembrano credere che, grazie al loro sforzo congiunto, la leadership globale unipolare dell’America nella sfera politica, economica e militare possa essere rovesciata.

Scavando più a fondo, tuttavia, le forze motrici alla base di questo scontro tra grandi potenze in via di sviluppo hanno molte sfaccettature, una delle quali sembra essere la religione, sempre un comodo pretesto, in quanto molte cose non possono essere provate. Se così fosse, il conflitto finale potrebbe essere tra espressioni opposte di “verità”, perché al centro di tutte le religioni e delle loro imitazioni, c’è il concetto di “verità”, che molte religioni sembrano credere appartenga esclusivamente a loro.

Mentre le principali religioni sostengono di essere le uniche depositarie della “verità”, nei regimi autocratici o totalitari nasce l’imperativo di affermare con forza l’idea di religione del regime, della sua “verità”, spesso su una popolazione riluttante. Associata a questi sistemi c’è l’intenzione di stabilire in ultima analisi una conformità globale con le loro credenze, che a volte sembrano essere una “religione” di supremazia statale.

Nel febbraio 2022, la Russia ha invaso l'Ucraina, dopo aver annesso la Crimea nel 2014. La spietata aggressione del presidente russo Vladimir Putin nella regione sembra guidata da un’ideologia imperialista volta a conquistare ulteriori territori.

L’impero proposto rifletterebbe presumibilmente la supremazia della religione ortodossa russa, da imporre in tutto il “mondo russo”. Un’analisi del professor Dmitry Adamsky del Centro interdisciplinare di Herzliya, in Israele, esposta nel suo libro del 2019, Russian Nuclear Orthodoxy, suggerisce questa visione: “La fede ha un alto profilo nella condotta privata e pubblica del presidente Putin e nella politica interna ed estera, perché (la fede) è una misura dell’identità nazionale. Ha anche saturato il complesso militare-industriale nucleare russo”.

Questa situazione non sorprende in quanto il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill, che è stato a suo tempo un ufficiale del Kgb, ha dichiarato che l’invasione dell’Ucraina è giustificata come “guerra santa”.

Adamsky descrive “il ruolo senza precedenti che la fede ortodossa ha svolto nell’identità, nella politica e nella sicurezza nazionale russa e si concentra sul legame che è emerso tra il Cremlino, la Chiesa ortodossa russa e la comunità degli armamenti nucleari”, etichettando questa relazione interattiva come “ortodossia nucleare russa”.

Cercando di ristabilire lo storico Impero russo, Putin ha mostrato un obiettivo fondato sulle ambizioni di Pietro il Grande (1682-1725) e del successivo regime comunista dell’Urss. Putin si riferisce a quest’area come al suo “Mondo russo” che comprende, oltre alla Russia, Paesi slavi come la Bielorussia, la Moldova, gli Stati baltici e l’Ucraina. A causa della loro vicinanza, queste regioni sono vulnerabili alla sottomissione militare e all’acquisizione demografica da parte della Russia.

Nell’ottobre 2021, al Forum Valdai, Putin tenne un discorso descritto dal suo consigliere per la politica estera Sergey Karaganov come “il primo grande e forte invito a reinventare l’ideologia russa per la Russia e per il mondo”. Karaganov ha aggiunto che “il processo principale che sta avvenendo nel mondo è la perdita da parte dell’Occidente delle sue precedenti posizioni”.

La giornalista Anna Mahjar-Barducci l’ha riassunto così: “Il discorso di Putin può essere visto come un manifesto ideologico che cerca di riportare la Russia al centro della mappa politica mondiale”.

L’Iran è il principale istigatore dei continui attacchi contro Israele, sia direttamente che attraverso i suoi proxy, che coprono il regime: Hamas, Hezbollah, gli Houthi e altri jihadisti affini. Nonostante gli emissari dell’Iran affermino di voler riparare la presunta ingiustizia della questione della terra palestinese, questa non è proprio tutta la verità. Il problema centrale non è solo il numero di acri, a quanto pare, ma l’intenzione di stabilire un Califfato islamico in tutta la regione e, infine, a livello globale. Sulla strada dell’Iran c’è lo Stato ebraico di Israele, i cui abitanti si rifiutano di abbandonarlo. Per molti islamisti, il jihad permanente sembra andare di pari passo con la necessità di acquisire terra.

A tal fine, il numero di febbraio 2024 della pubblicazione di al-Qaeda in lingua urdu Nawa-i-Ghazwa-e-Hind precisa che “Allah ha dichiarato il jihad come la via per l’applicazione della religione”. In parole povere, il jihad è necessario per stabilire con la forza l’Islam come l’unica fede “vera”, una religione globale.

Nel settembre 2024, Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità Palestinese (AP), che governa i musulmani in Cisgiordania, ha definito il Monte del Tempio di Gerusalemme (il luogo più sacro per gli ebrei) come “proprietà esclusiva dei musulmani”. In realtà, il sito è sacro sia per gli ebrei che per i musulmani. Alla base di quasi tutte i discorsi islamisti sembra esserci la questione della religione e la convinzione che l’Islam debba dominare il mondo, tra cui Gerusalemme e tutto Israele.

Dopo l’assassinio del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah a fine di settembre, l’insegnante e attivista islamista Tarek Bazzi ha detto con enfasi, a Dearborn, nel Michigan: “Trovatemi una religione che abbia prodotto un essere umano così completo, così perfetto e così immacolato” come Nasrallah. L’Occidente, ha aggiunto Bazzi, ha osato avere “l’audacia di puntare il dito criminale e proiettare il proprio terrorismo sui soldati e sui santi del Signore dell’Universo”.

“Combattete coloro che non credono in Allah né nell’Ultimo Giorno”, dice il Corano ai musulmani nella Sura 9:29. Il gruppo terroristico dello Stato Islamico (Isis) si spinge oltre, cercando di creare un califfato. Un editoriale di Al-Naba, il magazine settimanale dell’Isis, pubblicato nel numero del 1° febbraio 2024 si vantava del fatto che l’istituzione di un califfato islamico da parte dello Stato Islamico “ha suscitato l’invidia di altre fazioni islamiste e jihadiste che avevano combattuto contro di esso e si erano alleate con le potenze occidentali”. Sebbene il califfato proposto dall’Isis sia stato distrutto dalle forze occidentali, “il suo fascino ideologico persiste” e molto probabilmente agisce da stimolo per altri jihadisti.

La preoccupazione principale di Hamas, tuttavia, non sembra essere l’obiettivo di creare uno Stato indipendente per i palestinesi, ma poiché il gruppo si identifica con i Fratelli Musulmani, il suo obiettivo è quello di istituire un Califfato islamico globale basato sulla sharia attraverso il jihad. Per Hamas, come per i Fratelli Musulmani, uno Stato palestinese sarebbe solo il primo passo di un programma più ampio.

I Fratelli Musulmani sono il movimento catalizzatore del moderno movimento jihadista globale e dovrebbero essere a giusto titolo designati come organizzazione terroristica straniera. Il suo fondatore, Hassan al-Banna, diceva: “È nella natura dell’Islam dominare, anziché essere dominato, imporre la propria legge a tutte le nazioni ed estendere il proprio potere all’intero pianeta”.

Hassan Nasrallah sposava la stessa idea: “Non ci fermeremo finché ogni Paese della Terra non sarà governato dalla legge di Allah e dal popolo dell’Islam, come ha promesso il nostro profeta”.

In Cina, la cittadinanza è soggetta alle politiche tiranniche e al dominio del radicato Partito Comunista Cinese (Pcc). La fedeltà allo Stato è la “religione” ufficiale del marxismo-leninismo e del comunismo. Tuttavia, alcune confessioni religiose approvate dallo Stato possono operare ufficialmente sotto la stretta supervisione del Pcc. Non sorprende, quindi, che la Cina perseguiti ebrei e cristiani a causa delle loro affermazioni contrarie al dogma ufficiale.

Se l’America non riuscisse a contrastare le mire egemoniche di Pechino, il nuovo panorama globale sarebbe un regime repressivo, totalitario e brutale (ad esempio, si veda quiqui). Il possibile avvento della Cina come leader mondiale le consentirebbe di imporre la sua ideologia marxista e di far scomparire o compromettere le libertà essenziali dell’Occidente.

Attualmente, gli Stati Uniti e le potenze occidentali loro alleate si trovano di fronte a una Cina aggressiva, evidentemente intenzionata ad affermare la propria superiorità sull’ordine unipolare esistente. Un nuovo stile di vita verrebbe imposto in modo tirannico.

La Repubblica Islamica dell’Iran, insieme ai suoi proxy jihadisti e alle nazioni musulmane che la sostengono, sfida direttamente l’Occidente che affonda le proprie radici nella cultura giudaico-cristiana e Israele per il controllo militare del Medio Oriente e oltre. L’Iran sembra essere determinato a imporre la rigida legge islamica della sharia a tutti gli abitanti, sotto un califfato islamista.

L’Occidente, nel frattempo, a causa di una serie di decisioni politiche deboli e compromesse, ha cercato di impedire a Israele di agire da solo nel conflitto diretto con i jihadisti, che si tratti di Hamas, Hezbollah o dell’Iran stesso. Ma la nazione di Israele, nonostante quasi 4mila anni di incessanti sfide alla sua esistenza, sembra resistere bene.

(*) Tratto dal Gatestone Institute

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 04 dicembre 2024 alle ore 16:39