Una sottile linea collega Mosca e Teheran ad Hamas

Nell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, in cui oltre 1400 persone sono state brutalmente uccise e più di 240 sono state prese in ostaggio, alcuni rapporti suggeriscono che parte delle armi usate dai terroristi provenissero dalla Russia.

Del resto, il sostegno della Russia all’organizzazione terroristica di Hamas nel suo attacco a Israele ha una propria logica. La Russia ha dimostrato di non farsi scrupoli nel mantenere buone relazioni con altri sponsor del terrorismo, come dimostra il vertice strategico avuto a settembre con la Corea del Nord. La Russia di Vladimir Putin è stata anche una dei primi Paesi ad accettare le credenziali di un inviato talebano afghano, nel marzo 2022. Il Cremlino mantiene, inoltre, una stretta alleanza con l’Iran, che è il principale fornitore di armi e di sostegno diplomatico ad Hamas. Mosca fornisce a Teheran anche attrezzature antisommossa e consiglieri militari specializzati nella repressione della guerriglia urbana, utilissimi alle autorità iraniane per reprimere il dissenso interno, e in cambio l’Iran fornisce alla Russia droni, proiettili di artiglieria e munizioni da utilizzare contro l’Ucraina, oltre ad aiutare il Cremlino a costruire in Russia uno stabilimento per la produzione di droni.

In un’intervista sul canale nazionale tv Russia Today l’8 ottobre, il giorno dopo l’attacco di Hamas, l’esponente di Hamas Ali Baraka ha detto: “I russi ci hanno inviato messaggi ieri mattina. Sono solidali con noi. La Russia è felice che l’America sia coinvolta in Palestina. Ciò allevia la pressione sui russi in Ucraina. Una guerra allenta la pressione in un’altra guerra. Quindi non siamo soli nel campo di battaglia”.

Il 26 ottobre 2023, sulla tv egiziana Sada Elbalad, il leader di Hamas all’estero Khaled Mash’al, che vive a Doha, in Qatar, ha parlato dell’impatto che potrà avere, a livello internazionale, l’attacco del 7 ottobre, fornendo alcuni dettagli del confronto avuto con Mosca, all’indomani dell’assalto contro Israele. Ha confermato con un sorriso che i russi ne hanno beneficiato perché sta distraendo gli Stati Uniti dalla guerra in Ucraina, aggiungendo che i russi hanno detto che l’attacco verrà insegnato nelle accademie militari.

Inoltre, Mash’al ha dichiarato alla rete turca Trt in un’intervista del 31 ottobre 2023 che l’attacco di Hamas del 7 ottobre ha aperto una “ampia autostrada” verso l’eliminazione di Israele. Secondo lui, questa è l’occasione per la Russia di abolire il “monopolio” americano sul mondo. C’è da aspettarsi che, mentre la guerra continua, Hamas continuerà ad essere sostenuta dalla Russia. Del resto, i rapporti di Hamas con il governo e gli apparati militari russi sono profondi.

Va detto che il sostegno russo all’attacco di Hamas contro Israele, anche se meramente tattico, ha una sua logica. Come ha scritto recentemente sul suo canale Telegram Sergey Mardan, già consigliere di Putin ed ora propagandista mediatico russo: “Questo pasticcio è vantaggioso per la Russia perché il rospo globalista (cioè gli Stati Uniti) sarà distratto (dalla guerra della Russia in Ucraina, ndr) e si occuperà di cercare di spegnere l’eterno fuoco del Medio Oriente. L’Iran è il nostro vero alleato militare. Israele è un alleato degli Stati Uniti. Pertanto, scegliere da che parte stare è facile”.

La reazione ufficiale della Russia all’attacco terroristico del 7 ottobre non solo è giunta tardivamente, ma non ha mai assunto i toni della condanna esplicita. L’11 ottobre, il presidente Vladimir Putin si è limitato ad affermare che entrambe le parti dovrebbero “minimizzare o ridurre a zero” le vittime civili. Certo, tale auspicio suona paradossale se si considera che proprio la Russia il successivo 1° novembre ha effettuato il bombardamento più pesante contro le comunità ucraine da quando è iniziata la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina.

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha affermato che l’Iran “sta dimostrando una posizione molto responsabile ed equilibrata”. Difficili da digerire anche le parole di Lavrov ora che non vi è più alcun dubbio sul supporto che Teheran ha fornito ad Hamas. In verità, è assai probabile che l’attacco di Hamas fosse parte della crescente partnership tra Iran e Russia, di cui maggiori dettagli emergeranno nel tempo.

Ma c’è di più. Da anni gli alti funzionari russi si incontrano con i leader di Hamas, che - è bene ricordarlo - sono designati come terroristi non solo dagli Stati Uniti, ma anche da altri Paesi. In particolare, negli ultimi due anni, ci sono stati molti incontri di questo genere a Mosca. Il rapporto Russia-Hamas è iniziato nel 2006, con le congratulazioni di Putin ad Hamas per la vittoria elettorale a Gaza.

Il 10 settembre 2022, Ismail Haniyeh era a Mosca per incontrare il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ed il viceministro degli esteri Mikhail Bogdanov. Era accompagnato da una delegazione di rappresentanti di Hamas che comprendeva il vicecapo di Hamas Saleh Arouri, Mousa Abu Marzouq e il membro dell’ufficio politico Maher Salah.

Haniyeh ha presentato a Lavrov una lettera indirizzata al presidente Putin durante la visita. In una successiva intervista con il canale satellitare Al-Aqsa, il consigliere per i media di Haniyeh, Tahir Al-Nono, ha sottolineato il significato della lettera e della visita della delegazione di alto livello. La lettera, secondo fonti di Hamas, esprime sostegno alla politica estera della Russia, soprattutto nel contesto della guerra contro l’Ucraina e del conflitto con l’Occidente, e sottolinea gli “interessi comuni” di Russia e Hamas. Nella missiva Israele viene accusato di danneggiare gli interessi nazionali della Russia e di prendere di mira gli alleati della Russia in Medio Oriente.

Il giorno dopo l’incontro con Lavrov, la delegazione di Hamas ha incontrato Leonid Slutsky, presidente della commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato (la camera bassa del parlamento russo), e Grigorij Karasin, suo omologo del Consiglio della Federazione (il senato russo). Secondo una dichiarazione sul sito web di Hamas, la delegazione ha sottolineato a questi funzionari “l’importanza strategica dei legami (di Hamas, ndr) con la Russia, alla luce dell’influenza regionale e internazionale (di quest’ultima, ndr), e del proseguimento della consultazione su varie questioni”.

Il 17 marzo 2023, Marzouq, accompagnato dal membro dell’ufficio politico di Hamas Izzat Al-Risheq e dal rappresentante di Hamas a Mosca, è stato ricevuto al Ministero degli Esteri russo dal suo vice, Bogdanov.

Il 7 aprile 2023, Marzouq ha avuto un colloquio telefonico con Bogdanov, parlando di “aggressione sionista contro la Striscia di Gaza e il Libano”.

Il 13 aprile 2023, Hamas ha incontrato a Doha, alcuni dei diplomatici presenti nella capitale del Qatar, tra cui l’ambasciatore iraniano Hamidreza Dehghani Poudeh, l’ambasciatore turco, Mustafa Goksu, l’ambasciatore dell’Emirato islamico dell’Afghanistan dei talebani, Mohammad Na’eem, e l’ambasciatore russo, Dmitry Dogadkin. Quasi un mese dopo, il 3 maggio 2023, Marzouq ha incontrato Bogdanov al Ministero degli Esteri russo a Mosca.

C’è un altro tassello di questo mosaico che deve essere considerato. La stretta cooperazione tra la Russia ed Il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica iraniane (Irgc), che ha aiutato Hamas nella pianificazione dell’attacco del 7 ottobre. È confermato, infatti, che il 15 ottobre 2023, un aereo cargo iraniano collegato alla compagnia aerea Mahan Air, affiliata all’Irgc, è atterrato alla base aerea russa di Khmeimim sulla costa siriana invece che all’aeroporto internazionale di Aleppo dove l’attività era stata interrotta in seguito all’attacco israeliano del 14 ottobre. Non si conoscono i dettagli sul carico trasportato dall’aereo iraniano. Tuttavia, Mahan Air risulta già sanzionata dagli Stati Uniti per aver trasferito combattenti, armi ed equipaggiamenti per le forze Qods dell’Irgc, Hezbollah e il regime siriano. Questo lascia poco spazio all’immaginazione.

Se si valuta che, per stessa ammissione di Hamas, l’attacco del 7 ottobre scorso è stato il risultato di una lunga attività di pianificazione, oltre che di addestramento, è davvero difficile credere che non ci sia un nesso tra questa fitta serie di incontri di alto livello e la strategia del terrore attuata da Hamas.

(Renato Caputo è Docente universitario di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza)

(*) Nella foto in alto il viceministro degli Esteri iraniano Ali Bagheri Kani, il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov e il responsabile delle relazioni internazionali di Hamas Moussa Abu Marzouk (Mosca, 26 ottobre 2023).

(**) In questa foto (clicca qui) Haniyeh (a destra) presenta a Lavrov (a sinistra) una lettera indirizzata al presidente Putin a Mosca alla presenza (al centro) di Marzouq (10 settembre 2022).

(***) In questa foto (clicca qui) il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov (al centro) e i membri della delegazione di Hamas (da destra a sinistra) Salah Al-’Arouri, Ismail Haniyeh, Moussa Abu Marzouq e Maher Salah (12 settembre 2022).

(****) In questa foto (clicca qui) la delegazione di Hamas incontra i funzionari russi Leonid Slutsky (a sinistra) e (a destra) Grigory Karasin (13 settembre 2022).

(*****) In questa foto (clicca qui) il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov (al centro) riceve Al-Risheq (a sinistra) e (a destra) Moussa Abu Moussa Marzouq (Mosca 17 marzo 2023).

(******) In questa foto (clicca qui) Marzouq (a sinistra) con Bogdanov (a destra) al Ministero degli Esteri russo a Mosca (2 maggio 2023).

(*******) In questa foto (clicca qui) Ismail Haniyeh con l’ambasciatore russo in Qatar Dmitry Dogadkin (Doha, 13 aprile 2023).

Aggiornato il 10 novembre 2023 alle ore 10:03