Regno Unito: la Russia non può appellarsi all’immunità statale

Controversia da miliardi di dollari

La Russia, in una controversia legale con gli ex azionisti della Yukos per un risarcimento di oltre 50 miliardi di dollari, non può fare appello al principio dell’immunità statale. La sentenza che lo stabilisce è stata emessa il 1° novembre dall’Alta corte di Londra. Il giudice Sarah Cockerill si è pronunciata a favore delle società associate agli ex azionisti della Yukos: Hulley EnterprisesYukos Universal e Veteran Petroleum. Ha giustificato la decisione con il fatto che la stessa Russia aveva precedentemente accettato di sottoporre la controversia all’arbitrato internazionale dell’Aia. Gli ex azionisti della Yukos chiedono un risarcimento alle autorità russe per la nazionalizzazione di fatto della società a metà degli anni 2000 dopo l’arresto e la condanna del capo della Yukos, Mikhail Khodorkovsky. Quello contro Khodorkovsky venne considerato dalla maggior parte degli analisti e dei media internazionali un processo politico, voluto da Vladimir Putin per sbarazzarsi di uno degli uomini più potenti del Paese e che, prima di finire in carcere, aveva apertamente criticato lo stato di corruzione in cui versava la Russia. Il 18 dicembre 2013 la Duma di Stato russa approvò un provvedimento di amnistia per i reati di cui era accusato Khodorkovsky, il quale il 20 dicembre 2013, dopo dieci anni di detenzione, lasciò la Russia. La maggior parte del patrimonio dell’azienda Yukos venne trasferita alla società statale Rosneft. Un certo numero di ex azionisti di Yukos presentò ricorso alla Corte permanente di Arbitrato internazionale dell’Aia, cercando di ottenere la restituzione dei fondi.

Nel 2014, la Corte permanente di arbitrato, in 3 azioni avviate dagli azionisti di Yukos contro la Russia, aveva stabilito che Mosca ha adottato, nei confronti dei soci di Yukos, misure equiparabili a una vera e propria forma di espropriazione senza indennizzo, in violazione dell’articolo 13 della Carta dell’energia, in base al quale “gli investimenti di un investitore di una parte contraente nell’area di un’altra parte contraente, non possono essere nazionalizzati, espropriati o sottoposti a misure di effetto equivalente a una nazionalizzazione o espropriazione tranne nel caso in cui l’espropriazione sia:

1) dovuta a scopo di pubblico interesse;

2) non discriminatoria;

3) compiuta con procedura conforme alla legge;

4) accompagnata dalla corresponsione di un indennizzo tempestivo, congruo ed effettivo”.

La Russia, evidentemente, non aveva rispettato queste condizioni e, quindi, accertata la violazione della Carta, la Corte permanente di arbitrato aveva condannato la Russia al pagamento, a titolo di risarcimento, di 50 miliardi di dollari. Era stata accertata l’iniquità delle azioni contro la società Yukos che avevano comportato violazioni del diritto internazionale. La Russia ha successivamente tentato per sette anni di contestare questo verdetto in vari tribunali olandesi. Intanto, tenendo conto degli interessi, l’importo ha ormai quasi raggiunto l’ammontare complessivo di 60 miliardi.

Alla fine del 2021, la Corte suprema dei Paesi Bassi aveva annullato la decisione che imponeva alla Russia di pagare 50 miliardi di dollari a titolo di risarcimento agli ex azionisti della compagnia petrolifera Yukos e il caso è stato rinviato, per un nuovo processo, alla Corte d’appello di Amsterdam. Due anni fa, la decisione della Corte suprema dei Paesi Bassi relativa all’annullamento del provvedimento del tribunale di grado inferiore era stata motivata con questioni procedurali. È stato notato che le argomentazioni della Russia, secondo cui gli obblighi internazionali sarebbero stati interpretati male all’Aia, sono insostenibili, così come la posizione di Mosca secondo cui i tribunali olandesi non hanno giurisdizione in questa materia. Gli ex azionisti della Yukos si sono, quindi, rivolti al tribunale di Londra affinché, laddove il tribunale di Amsterdam dovesse confermare la decisione a loro favorevole, potrebbero chiedere il sequestro dei beni russi nel Regno Unito.

L’Alta corte di Londra ha dato ragione ai ricorrenti, stabilendo – con la sentenza di mercoledì – che la Russia non potrà appellarsi all’immunità statale. Questa sentenza segna un importante punto a favore di Khodorkovsky che il 20 maggio 2022 è stato designato, dal Ministero della Giustizia della Federazione Russa, come “agente straniero”. Lo scorso anno, Mikhail Khodorkovsky era intervenuto anche all’ottavo Forum Russia di Vilnius, in Lituania. L’evento si era concentrato sulla guerra della Russia contro l’Ucraina e sui modi per fermare l’aggressione, nonché sul crescente deterioramento della situazione della società civile e sulle restrizioni dei media in Russia. In occasione del Forum, il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis e Khodorkovsky tennero una conferenza stampa congiunta. È chiaro, quindi, che per il Cremlino una sconfitta nelle aule dei tribunali olandesi, associata alla possibilità di confisca dei beni statali russi congelati nel Regno Unito per procedere ai risarcimenti, rappresenterebbe una disfatta politica oltre che economica. Forse aveva ragione Khodorkovsky quando a Vilnius disse che la fine del Governo di Putin “non tarderà ad arrivare”. Forse, la strada per la sua sconfitta passa anche per Amsterdam e Londra.

(*) Docente di Diritto internazionale e normative sulla sicurezza

Aggiornato il 02 novembre 2023 alle ore 10:59