“Le sue ferite sono profonde ma ha perso anche la vista da un occhio”. Lo ha detto Andrew Wylie, 74 anni, l’agente letterario più importante al mondo, parlando a El País dello scrittore 75enne, Salman Rushdie: “Aveva tre ferite gravi sul collo. Una mano è immobilizzata perché i nervi sul braccio sono stati recisi. E ha un’altra quindicina di ferite sul petto e sul torso. È stato un attacco brutale”. L’aggressione è avvenuta due mesi fa sul palco del Festival letterario della Chautauqua Institution, a circa un centinaio di chilometri da Buffalo, nello Stato di New York. L’agente, il quale non ha specificato se Rushdie sia ancora o meno in ospedale, ha aggiunto: “Non posso dare informazioni su dove si trovi. Vivrà e questa è la cosa più importante”.
Salman Rushdie, che ha ricevuto minacce di morte dall’Iran in passato dopo la fatwa dell’ayatollah Khomeini a causa del suo libro, “Versetti satanici”, il 12 agosto è stato aggredito da uno sconosciuto, che impugnava un coltello. Hadi Matar, 24 anni, ritenuto l’aggressore, si è sempre detto non colpevole e ha riferito di aver cercato di colpire lo scrittore perché con la sua opera avrebbe attaccato l’Islam.
Ancora Wylie: “Penso che l’attacco sia stato probabilmente qualcosa di cui io e Salman abbiamo discusso in passato, ossia che il principale pericolo da lui corso per molti anni dopo la fatwa era quello di una persona a caso che sbuca dal nulla e lo attacca: non ci si può proteggere da una cosa del genere perché è totalmente inaspettata e illogica. È come l’assassino di John Lennon”.
Aggiornato il 25 ottobre 2022 alle ore 11:06