lunedì 24 ottobre 2022
“Le sue ferite sono profonde ma ha perso anche la vista da un occhio”. Lo ha detto Andrew Wylie, 74 anni, l’agente letterario più importante al mondo, parlando a El País dello scrittore 75enne, Salman Rushdie: “Aveva tre ferite gravi sul collo. Una mano è immobilizzata perché i nervi sul braccio sono stati recisi. E ha un’altra quindicina di ferite sul petto e sul torso. È stato un attacco brutale”. L’aggressione è avvenuta due mesi fa sul palco del Festival letterario della Chautauqua Institution, a circa un centinaio di chilometri da Buffalo, nello Stato di New York. L’agente, il quale non ha specificato se Rushdie sia ancora o meno in ospedale, ha aggiunto: “Non posso dare informazioni su dove si trovi. Vivrà e questa è la cosa più importante”.
Salman Rushdie, che ha ricevuto minacce di morte dall’Iran in passato dopo la fatwa dell’ayatollah Khomeini a causa del suo libro, “Versetti satanici”, il 12 agosto è stato aggredito da uno sconosciuto, che impugnava un coltello. Hadi Matar, 24 anni, ritenuto l’aggressore, si è sempre detto non colpevole e ha riferito di aver cercato di colpire lo scrittore perché con la sua opera avrebbe attaccato l’Islam.
Ancora Wylie: “Penso che l’attacco sia stato probabilmente qualcosa di cui io e Salman abbiamo discusso in passato, ossia che il principale pericolo da lui corso per molti anni dopo la fatwa era quello di una persona a caso che sbuca dal nulla e lo attacca: non ci si può proteggere da una cosa del genere perché è totalmente inaspettata e illogica. È come l’assassino di John Lennon”.
di Alessandro Buchwald