Quella storiaccia venezuelana

Su quanto sta accadendo in Venezuela non servono parole, ma parolacce. L’esito delle elezioni del 28 luglio vedono trionfare Nicolás Maduro. Ma intorno c’è tutto, fuorché chiarezza. Mentre la Corte suprema di giustizia (Tsj) del Paese apre un’indagine sul risultato finale delle Presidenziali. E, sullo sfondo, sale il conto delle vittime tra chi alza la voce.

Di certo, per ora, è che le autorità elettorali del Paese indugiano a pubblicare i verbali definitivi della tornata elettorale “perché sarebbero la prova dei brogli” messi in atto chavismo al potere. È quanto sostenuto dalla leader dell’opposizione, María Corina Machado, in un’intervista con la stampa internazionale. Non solo: “La sconfitta che abbiamo inflitto a Maduro è assolutamente irrecuperabile. Qualunque cosa faccia”. Per Machado i verbali divulgati dall’opposizione sono “autentici, veri, ufficiali”. E, allo stesso tempo, rappresentano “la prova del trionfo di Edmundo González” ai danni, appunto, di Maduro. Insiste Machado: “Quello che abbiamo fatto è stato monumentale. Per la prima volta in 25 anni abbiamo le prove, per la prima volta in 25 anni dimostriamo che abbiamo vinto in modo schiacciante le elezioni presidenziali”.

María Corina Machado è un fiume in piena: “I leader dei venezuelani li scelgono i venezuelani, non la comunità internazionale”. Non solo. Parlando della proposta di mediazione dei Governi di Colombia, Brasile e Messico, si dice favorevole, a patto che possa portare a una “negoziazione chiara, ferma e efficace”. Ma il discorso, alla fine, è sempre il solito. L’opposizione sventola i verbali, ovvero la prova incontestabile del successo elettorale. Ma anche una conferma “della frode di Maduro”. Quest’ultimo, sottolinea Machado, “ogni giorno che passa è sempre più isolato”.

C’è dell’altro. Il capo della missione di osservazione del Carter Center, Jennie Lincoln, parlando con l’agenzia Afp ribadisce un dato fondamentale, ossia “non ci sono prove” che il sistema elettorale venezuelano sia stato oggetto di un attacco informatico durante le elezioni. Ammettendo così la bontà dei dati dell’opposizione, che danno la vittoria a González. Dopotutto, va ricordato che la notte delle elezioni, il presidente del Consiglio nazionale elettorale (Cne) del Venezuela, Elvis Amoroso, annuncia la vittoria di Maduro, senza però rendere noti i dati dai seggi elettorali e segnalando un attacco informatico contro il Cne. Ancora Lincoln: “Ci sono aziende che monitorano e sanno quando c’è un disservizio, ma non ce n’è stato alcuno in Venezuela il giorno o la notte delle elezioni”. Peraltro – chiosa – la trasmissione dei dati di voto “viene effettuata tramite linee telefoniche e telefoni satellitari. Quindi non viene nemmeno eseguita con il computer”.

Nel frattempo, la procura generale del Venezuela apre un’inchiesta penale contro coloro che gestiscono il sito internet dell’opposizione, in cui è pubblicato l’83,5 per cento dei verbali elettorali delle presidenziali del 28 luglio. Quale è l’accusa? “Usurpazione di funzioni, falsificazione di atti pubblici, istigazione alla disobbedienza alle leggi, delitti informatici, ed associazione a delinquere”. Così è puntualizzato in un comunicato diffuso dal procuratore generale, Tarek William Saab. Non ci sono parole, va ripetuto. Solo parolacce.

Aggiornato il 08 agosto 2024 alle ore 14:16