Le morti in più

Ogni giorno, nel biennio pandemico, le immagini a reti unificate, mostravano le file di camion militari che portavano via i morti a centinaia. Come i carri dei monatti che, ai tempi della manzoniana peste, consegnavano i corpi, senza nome e senza l’ultimo commiato familiare, all’estrema dimora. Abbiamo esportato quelle immagini in tutto il mondo. E snocciolato, per due lunghi anni, il bollettino giornaliero delle battaglie perse contro il virus. Siamo stati così convincenti – per raggranellare quei soldi con l’elastico del Pnrr che, ora, fatichiamo persino a spendere – che gli europartner hanno creduto davvero al drammatico record italiano di vittime del Covid (con il Covid e non per il Covid, si riconoscerà, sottovoce, solo più tardi).

Ora, su statistiche per decessi improvvisi e mortalità in eccesso, anche tra giovani di sana e robusta costituzione, come si soleva dire un tempo, è calata una cortina di silenzio. Non sia mai che si dia sostanza a qualche fumosa teoria che su quei vaccini e sui loro danni a medio-lungo termine non si sa ancora molto. Quei vaccini senza i quali – come diceva il premier prestato dalla finanza – tu, moglie, nonni e nipotini vi ammalerete e morirete tutti. Sappiamo già la risposta: non c’è correlazione. Oppure la colpa è del riscaldamento antropico che – secondo la narrazione esportata dai media nostrani in tutto il mondo – si accanisce contro lo Stivale, più che altrove, come una nuvola di Fantozzi.

Aggiornato il 24 luglio 2023 alle ore 13:19