Il pianeta non ha bisogno dell’isterismo ambientale

Il progresso sulla strada della fusione nucleare apre la prospettiva di accedere a una fonte energetica praticamente inesauribile e di ridurre la dipendenza dai Paesi fornitori di combustibili fossili. Un aspetto importante per far fronte al quadro di crescente instabilità e di rapporti conflittuali tra e con molte nazioni esportatrici di gas e petrolio. Sempre più spesso, le grandi potenze si trovano coinvolte, direttamente o indirettamente, in guerre laddove passano i preziosi idrocarburi. Per la “sicurezza energetica” si alimentano conflitti etnici, si fanno cadere governi, si architettano colpi di Stato, come quello che, a metà del secolo scorso, spodestava il legittimo governo di Mossadeq in Iran.

Il nucleare, quindi, è strategico sotto il profilo geopolitico, ma, assai meno per quanto riguarda il perseguimento della insensata agenda climatica: infatti, anche le centrali nucleari sono responsabili di emissioni “climalteranti”: il vapore acqueo da esse prodotto è un gas serra pure lui. Per inciso, già oggi, il vapore acqueo sospeso in atmosfera rappresenta il 95 per cento dei gas serra, mentre C02, metano e altri, meno del 5 per cento. Il vapore acqueo viene, naturalmente e in larghissima parte, prodotto dall’evaporazione degli oceani. Inoltre le acque di raffreddamento delle centrali nucleari vengono restituite, con diversi gradi in più, ai bacini da cui sono prelevate. I presunti danni dell’innalzamento delle temperature delle acque, sugli ecosistemi marini sono uno dei motivi per i quali gli ambientalisti si oppongono, già oggi, anche ai rigassificatori.

In sintesi: non esiste produzione di energia a impatto zero sull’ambiente. Neppure quella delle celebrate fonti rinnovabili, come solare o eolico, che, oltre a consumo di suolo e sfregio paesaggistico, implicano, per far fronte alla loro discontinuità, l’integrazione con tradizionali centrali termiche. Quando si comincerà a mettere in discussione il dogma dell’uomo che ha il potere di modificare, in più o in meno, le temperature del pianeta, si potrà archiviare, tra le forme di fanatismo ideologico, anche l’isterismo climatico e i suoi apocalittici scenari di estinzioni di massa (che neppure l’Ipcc, presso l’Onu, si sogna di avallare). E abbandonare l’inutile e chimerico obiettivo della neutralità carbonica. Alla natura e alle bizze del clima, l’essere umano continuerà a sapersi adattare.

Aggiornato il 14 dicembre 2022 alle ore 09:36