Quattro angioloni co le tromme in bocca se metteranno uno pe cantone a ssonà: poi co ttanto de vocione cominceranno a dì: “Fora a chi ttocca”.

Così Giuseppe Gioacchino Belli inizia la descrizione del giudizio universale secondo l’interpretazione della plebe romana. Quella stessa plebe, ora di fede laziale, che dopo quasi duecento anni teme che l’ora del giudizio universale sia arrivata per lo sport che più ama, cioè il calcio. E teme che i quattro angioloni che oggi suonano e gridano “fora a chi tocca” siano in un angolo il ministro Vincenzo Spadafora, nell’altro il presidente dell’associazione calciatori Damiano Tommasi ed in quelli opposti il presidente del Brescia Massimo Cellino e l’ex calciatore Demetrio Albertini.

L’unica differenza tra la visione del Belli e la realtà di oggi è che c’è un quinto angelo che non ha una tromba ma possiede una intera orchestra di fiati con cui non suona solo il “fora a chi tocca” ma anche il De profundis per il campionato in corso e che non vede l’ora di “spegnere i lumi” ed augurare il “bona sera” a tutti. Non è l’Arcangelo Gabriele ma l’Arcangelo Urbano. Ed indossa un mantello che si chiama “conflitto d’interessi” ma non si può dire altrimenti l’orchestra, dopo il de profundis, suona anche il “miserere”.

Aggiornato il 31 marzo 2020 alle ore 13:28