La maggioranza ringrazia l’opposizione

Una critica sopra le righe nei confronti dei pentastellati è un esercizio poco raccomandabile. Soprattutto, inutile.

Eppure qualcosa bisogna pur premettere in qualsiasi analisi della maggioranza (attuale) nella quale per un capo come Matteo Salvini il fare e il disfare sono pronubi del “Sì” giurato ma anche del “No” esclamato. Una sorta di sport che la politica non solo frequenta ma pretende nella misura e nella dimensione che chi la fa – ovviamente essendone capace – sia comunque in grado di gestire e attuare il progetto “politico” proposto alle elezioni. Ma già qui occorre soffermarsi se è vero come è vero che entrambi i progetti di Lega e Movimento 5 Stelle sono accomunati dalla duplice negazione dei programmi originali: quello lombardo-nordico che fu di Umberto Bossi e quello del cambiamo tutto e tutti in nome del nuovo che avanza pentastellato. Niente di male, intendiamoci, giacché i cambi, anche dei programmi, sono spesso necessitati dal combinato disposto del diventare maggioranza o del rimanere opposizione e ciò, come si sa, vale soprattutto per il M5S che nelle sue stesse origini contra omnes ha saputo spesso ritrovare e rinnovare le spinte condite di urla grilline e spot casaleggiani in funzione di un “No” contro la destra e (soprattutto) la sinistra in nome e per conto di una purezza politica sventolata sulla bandiera dell’onestà.

Uno degli elementi per dir così fondanti del far politica del M5S è consistito e in parte (sia pure piccola) continua nella proposizione giurata e spergiurata (e pur votata) della demonizzazione politica erga omnes, e stando all’opposizione, che non sembra ora premiare, nelle recenti elezioni locali, la macchina pentastellata salita a Palazzo Chigi, nelle quali il duo Di Maio-Casaleggio si agita, come nel caso del day after in Basilicata, nella misura con la quale dichiara di accontentarsi del risultato e non sembra comunque porsi il problema di fondo della scarsa attrattiva politica di una posizione a metà del guado, ovvero “senza scegliere se stare dalla parte del Paese che reclama le infrastrutture e non vuole rinunciare alla crescita e quindi al benessere oppure continuare a flirtare coi comitati del ‘No’ o coi pasdaran dell’ambientalismo”.

La vera propria schizofrenia del “No” alla Tav da un lato e del “Sì” alla Via della Seta dall’altro, non può non mettere a dura prova la stessa comprensione degli elettori. Più prima che poi a quanto pare, giacché, come si dice da più parti, l’iceberg è comunque vicino benché il Governo Conte con Salvini e Di Maio abbia ancora gli strumenti per evitare il disastro, basti pensare che quando il debito è eccessivo, la sua entità trova alimento in una spirale avversa di alti tassi di interesse, crescita bassa e crescente sfiducia.

Certo, l’azione salviniana è più che mai viva e vegeta non tanto o soltanto sullo sfondo dello status quo grillino di cui sopra, ma nelle scarse iniziative di un’opposizione che a sinistra s’è appena ristrutturata con la nuova segreteria Pd che ha sostituito quella precedente e che si trova di fronte a quello che i latini chiamavano il confronto alla luce del detto mutatis mutandis di Matteo Renzi.

E a destra, o per meglio dire al centro? Che fare, adesso che il Salvini “il Truce” (nell’azzeccata definizione de “Il Foglio”), oltre alla presenza ossessiva in qualsiasi lembo televisivo, ha deciso le variazioni sul tema del “No” fermo e deciso ad ogni minaccia-tentativo di sbarco immigrati con dimostrazioni di bontà e carità, magari visitando i carcerati di Bollate (ma non Roberto Formigoni)? O usando toni e misure per così dire più umane nei confronti di sbarchi sì da far esclamare dall’alleato Beppe Grillo: “Quello va dai pompieri e diventa pompiere, va dagli immigrati e diventa negro?”. Frase leggibile anche dal punto di osservazione di chi, senza giri di parole, ritiene gli sforzi salviniani ed elettorali anche e soprattutto in funzione di una ulteriore cattura di voti berlusconiani e del centrodestra. Sì, il che fare e farlo in fretta è ben più che necessario. È obbligatorio.

Intanto, la maggioranza ringrazia l’opposizione.

Aggiornato il 02 aprile 2019 alle ore 10:35