Corruzione urbanistica

Gli ultimi casi giudiziari di Roma hanno fatto insorgere le intellighenzie (e anche le non intellighenzie, invero!) contro bersagli secondari: la corruzione e la burocrazia, con pseudo ragionamenti che la dicono lunga su chi sragiona e sui destinatari delle sconnessioni.

Se non ci fossero i corrotti, non esisterebbe la corruzione, insorgono i lapalissiani impostori al grido di “onestà, onestà”; la burocrazia famelica è la causa di tutte le ruberie, sospirano gl’interventisti di tutte le risme; i politici sono inquinati dai corrotti e inquinano la burocrazia, sentenziano gl’ipocriti d’ogni colore. Insomma, senza il fango, cammineremmo puliti. Questi pseudo argomenti sono il vecchio armamentario del socialismo variamente inteso, che attribuisce i mali politici a cause morali, mentre, come scrive icasticamente il mio amico Lorenzo Infantino, non esistono cause morali della corruzione politica, ma cause politiche della corruzione morale. Beninteso, al governo, meglio gli onesti che i disonesti. Tuttavia i cretini, che troppo spesso prevalgono, pensano che il governo degli onesti sia necessariamente il figlio dell’elezione che li insedia.

Sono socialisti delle più svariate estrazioni quelli che magnificano la bellezza delle nostre città non progettate da nessuno e la progettazione urbanistica degli assessorati all’edilizia. Da quando la programmazione del territorio, dai piani regolatori alle licenze edilizie, dalla progettazione sociale della crescita urbana agli arredi cittadini e alle insegne commerciali, è diventata legislazione, regolamentazione, amministrazione, la corruzione si è impossessata di ogni piega della gestione delle città, sebbene non emerga sistematicamente in tutta la sua ampiezza, ma occasionalmente per merito d’inchieste giudiziarie e giornalistiche. Ai suddetti patetici socialisti dobbiamo rimproverare quanto meno l’incoerenza e l’illogicità. Le nostre magnifiche città d’arte, e non solo; i nostri magnifici borghi, e non solo; i nostri magnifici paesaggi, eccetera, non furono “progettati” da alcuna mente amministrativa, ma emersero spontaneamente senza il disegno a tavolino di persone onniscienti o superiori, soltanto per effetto degli sforzi e delle intenzioni di individui inconsapevoli di quello che sarebbe poi diventato il risultato complessivo. I ricchi mercanti di San Gimignano non avevano alcuna intenzione di edificare la meravigliosa cittadina che ammiriamo, ma semplicemente costruire ciascuno una torre più alta e più rappresentativa della loro fortuna.

Mai, nella nostra storia, paesi e città sono stati così imbruttiti, fino alla deturpazione, come da quando la politica ci ha messo le mani, monopolizzandone la vita materiale. Chi, se non un mentecatto, s’aspetta da un’autorità, potente al punto di arricchire o impoverire con un tratto di penna, che essa non ceda alla tentazione di “vendere” quella firma? Lo “sfruttamento” dell’urbanistica e dell’edilizia, in tutte le loro forme, implicazioni, conseguenze, affidato alla normazione pubblica specifica, locale, minuziosa, ed agli atti amministrativi dominati dalla discrezionalità, anziché a leggi generali e astratte, non solo è la causa principale delle brutture dei centri abitati, ma anche della corruzione, che tuttavia, paradossalmente, pretendono di sradicare con ulteriori regolamentazioni, anziché affidandosi a diritti di proprietà definiti e incontestabili, cioè non alla mercé di politici e burocrati diversamente onesti.

Aggiornato il 18 giugno 2018 alle ore 11:56