La campagna  del dopo referendum

Non ci vuole grande fantasia nel prevedere che la fine della campagna referendaria segnerà l’avvio della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018. Dal 4 del prossimo mese alla scadenza naturale della legislatura mancherà meno di un anno e mezzo alla verifica elettorale più delicata ed importante della storia repubblicana. Ed anche se non si sa ancora con quale sistema elettorale si andrà a votare visto che sulla sorte dell’Italicum grava il risultato del referendum, è scontato pensare che nessuna forza politica e nessun protagonista della vita pubblica nazionale perderà un solo minuto di tempo prima di iniziare la sua lunga marcia di avvicinamento alla data del voto politico nazionale.

Il risultato referendario, ovviamente, condizionerà pesantemente la campagna elettorale. Un Matteo Renzi vincente dovrà mettere in conto una frattura del Partito Democratico e dovrà scegliere se recuperare i voti a sinistra o se cercarli al centro. Un Renzi sconfitto dovrà necessariamente cercare la rivincita ma lo farà in condizioni estremamente difficili. Il percorso del Premier influenzerà quello del Movimento Cinque Stelle e delle forze del centrodestra. Ma non in maniera determinante. Perché la strada dei grillini è segnata in una strategia di opposizione frontale che non consente deroghe compromissorie. E perché quella del centrodestra passa obbligatoriamente o attraverso un ricompattamento in caso di conferma dell’Italicum per dare vita ad un listone unico ed alla scelta di un candidato Premier unitario. Oppure, in caso di nuova legge elettorale proporzionale, in un ridefinizione dei ruoli di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia ed in una sistemazione dei rispettivi assetti di vertice.

Chi, nel centrodestra, prevede il ritorno al proporzionale già pensa di applicare la vecchia regola leninista del “marciare divisi per colpire uniti”. Cioè arrivare alle elezioni politiche con tre partiti separati rinviando al dopo voto il gioco delle alleanze di governo. Ma un centrodestra diviso rischia di risultare un polo marginale ed ininfluente nel sistema politico tripolare. Perché non ipotizzare una Federazione delle Libertà e chiedere al popolo dei moderati di mobilitarsi per scegliere attraverso le primarie la propria classe dirigente ed il proprio candidato alla guida del Paese?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06