Economisti senza economia

Qualcuno lo ha detto bene, ma non ricordo chi: nessun economista è vero economista se solo economista. Possiamo dire che gli economisti sono di due specie, principalmente: i tecnici delle regole sull’economia e gli economisti propriamente detti. Ovviamente, gli uni e gli altri concordano su nulla. Infatti la scienza economica è molto poco scientifica, eccettuate alcune verità finora incise nel cuore umano dall’esperienza e dalla ragione.

Oggi la discussione, nel mondo intero, verte sulla questione se le banche centrali debbano continuare a stampare moneta acquistando i debiti pubblici. In Europa la questione è addirittura se la Bce debba emettere moneta finché il livello generale dei prezzi europei, l’inflazione, non avrà raggiunto la soglia del 2 per cento. Pompare carta (Euro) a fronte di carta (obbligazioni) dovrebbe, per così dire, immettere euforia e rallegrare la gente. L’idea di base è che, con più soldi in tasca, se vedo salire i prezzi mi affretto a comprare ed investire prima che salgano ancora e così faccio girare più veloci la produzione ed i consumi, e induco la crescita dell’occupazione.

Molti anni fa, quando l’economia, nonostante forti dosi monetarie, non cresceva, anzi restava ferma, si disse che puoi dare al cavallo tutta l’acqua, ma, se non beve, non beve. Era la stagflazione: inflazione + stagnazione. Ne uscimmo frenando, non accelerando la stampa dei soldi. Se l’economia procede a saltelli come un’automobile ingolfata, la colpa non è dell’economia, ma degli economisti che prima suggeriscono di accelerare e poi di frenare, così hanno modo di sproloquiare e lavorare, trovandosi sempre dalla parte giusta. Se i prezzi non salgono fanno male solo agli impazienti, com’è giusto che sia. Segnalano che le domande e le offerte di beni e servizi sono in equilibrio. Avvantaggiano tutti i percettori di redditi più o meno fissi, perché conservano intatto il loro potere di acquisto. Alla lunga, il progresso economico e la crescita della ricchezza dipendono strettamente dalla stabilità dei prezzi e dalla sicurezza che trasmettono a tutti i soggetti economici.

Occorre il buon senso e la calma di aspettare che l’economia cresca lentamente sotto la spinta di bisogni reali soddisfatti da spese realmente produttive, pubbliche e private. Non esiste alcuna certezza che l’oceano crescente delle banconote alimenti la virtù anziché il vizio del sistema politico ed economico. Mentre è certo che in quell’oceano gli avventurieri e i distruttori sapranno navigare meglio dei galantuomini e dei costruttori. Nel disordine dell’inflazione e dei debiti, prospera quella “lega di birbanti contro gli onesti e di vili contro i generosi”, che Leopardi vituperava. Impiegare soldi che non si hanno, qui gli economisti concordano, per intraprese produttive, nel complesso è un bene, se la produttività dell’impiego è scrupolosamente vagliata da chi si accolla il debito. Ma chi stampa moneta fa politica sotto l’abito del tecnico. Risponde alla storia e alla pressione sociale, non ad un canone indiscutibile o ad un giudice.

Fare debiti, in forma di moneta o di obbligazioni, è più facile, più popolare, più veloce che non farli ed aspettare il risparmio, che lo Stato invece largheggia nel prendere a prestito per lasciarlo dissipare, con il beneplacito del Parlamento, dal Governo, dalle Regioni, dai Comuni, alla faccia dell’articolo 47 della Costituzione. Suggerire il ricorso all’indebitamento accredita gli economisti senza economia.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:32