Nel vuoto milanese avanza un Matteo…

Poche storie, oggi, a Milano, l’unico che a destra potrebbe diventare sindaco, si chiama - anche lui - Matteo. Ma di cognome fa Salvini. Certo, Salvini, dicono, è leghista, è estremista, è anti-Europa, anti-Rom e anti-qualsiasi cosa che si agiti nella pancia del suo elettorato. Dicono anche altro, compresa la netta affermazione salviniana, favorita certo dai talk-show, ma nutrita di ampi consensi di un nord avvinto come l’edera a certi miti, fra cui la sicurezza e le tasse da diminuire. Il fatto è che Salvini si muove nel grande vuoto, nello spazio largo, in una sorta di arena che, come quella della Milano di oggi, non ha avversari. Caso non unico, probabilmente, e caso non mortale, si capisce. Ma che la dice lunga su una città che sta sorridendo alla “sua” Expo, che vede la sue strade più ordinate di quelle degli altri, che assiste a un florilegio di mostre, eventi, turismo allegro, “movide” sui Navigli se non, addirittura all’ombra degli alti grattacieli (del Qatar). E lo chiamiate vuoto, questo? direbbe qualcuno. No, la città di Ambrogio non è affatto vuota di cose. È vuota della cosa: la politica. O meglio, di una necessaria quanto imminente guida politica. Che non può non essere che il sindaco. Eccoci al vuoto, a un caso non unico, forse, ma certamente raro.

Questa Milano apparentemente spigliata e concreta sta correndo in una specie di bolla politico-amministrativa dovuta alla rinuncia di Pisapia di ricandidarsi l’anno prossimo, cioè domani. Una rinuncia le cui ragioni sembrano attenere al quarto o quinto segreto di Fatima, a meno che non rientri dietro supplica generale degli orfani, ma non ci crediamo. In sostanza, la città dell’Expo trionfante (per ora…) non ha un sindaco nel vero senso della parola. Ancorché Giuliano abbia un profilo di grande dignità. E ho detto tutto. Nella bolla si muove un pulviscolo di immagini - solo immagini, per adesso - mosse prevalentemente dall’unico partito esistente: il Partito democratico. Ma si tratta di nomi, di proposte, di futuribilità, di astrazioni più animate da pii desideri che da spinte realizzative. Questo a sinistra, e dall’all’altra parte? Intanto, decidiamo di quale parte o partito parliamo, giacché Milano possiede una sua complessità politica caratteriale con pulsioni spesso imprevedibili, com’è capitato con la imprevista propulsione arancione guidata da un Pisapia vincente su una Moratti che, pure, aveva ben lavorato. E il suo successore s’è trovato su un piatto d’argento lavori e iniziative avviate, a cominciare da Expo e metropolitane (i grattacieli sono del Qatar ma vengono da Albertini).

Domanda: l’area politica gestita per un quindicennio da una Forza Italia del Cavaliere in versione albertinianmorattiana è tuttora agibile, è possibile, e, soprattutto, esiste? L’area sicuramente esiste, ma non si vede chi la possa rendere agibile politicamente. Si dirà che FI a Milano governava con la Lega, ma si trattava di un alleato per dir così minore, dove c’era un giovane Salvini che, pur in maggioranza, faceva la minoranza antagonista a Donna Letizia, dalle ronde ai vagoni dei treni distinti per bianchi e neri, per dire. Dopo la sconfitta e con Berlusconi in declino, si è avverato il detto: chi perde Milano, perde il Paese. Quella perdita ha pesato e pesa, al punto che s’è trasformata in un sordo agitarsi di figurine, in una vacuità di iniziative, in un vuoto ampio, insomma in un deserto.

Siccome il vuoto in politica non esiste, ecco che all’orizzonte si staglia un uomo giovane e barbuto e infelpato, reduce da un successo indubbio e dunque reclamante una leadership non solo nello spazio proprio ma in quello contiguo, del vecchio alleato dimezzato. Si dice che proprio dalla caratterialità complessiva milanese derivano gli ostacoli alla voglia di sindaco di un Salvini radicale, estremo, antagonista, non in sintonia del cuore profondo della città. Può darsi. Ma, come accade con l’altro Matteo nazionale, quello locale è un uomo solo al comando. E avanza nel deserto dei Tartari ambrosiani. Che almeno battano un colpo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:10