Il “Renzino” è un   pericoloso “Ronzino”

Chi accetterebbe che in un condominio, nel quale ogni condomino possedesse la medesima quota millesimale, una minoranza deliberasse di occupare l’androne e il cortile a proprio esclusivo uso e consumo? Sarebbe giusto un regolamento condominiale che lo autorizzasse? Il condominio si ribellerebbe e impugnerebbe il regolamento in ogni sede, avendo tutte le ragioni.

La legge elettorale, il “Renzinum” o, meglio, il ”Ronzinum” fa proprio questo. Conferisce alla minoranza dell’elettorato, ad una esigua minoranza dell’elettorato, un abnorme premio in seggi parlamentari. Lasciamo stare che la minoranza del primo turno, il 40 per cento dei voti validi, è ritagliata su misura, con garbo sartoriale, sull’attuale maggioranza governativa, resta il fatto che il 40 per cento di voti sul 60 per cento di (prevedibili) votanti fa comunque il 24 per cento: il 24 per cento degli italiani aventi diritto al voto! Questa è la legge che pretende il partito che porta iscritta nel nome la parola “democratico”.

Chiamare il regalo del 15 per cento (nella migliore delle ipotesi) “premio di maggioranza” mette in luce il lapsus politico, la riserva mentale, di una maggioranza lanciata a conquistare un potere immeritato con un sistema truffaldino. Gli ascendenti del Pd qualificarono con veemenza “legge truffa”, opponendovi in Parlamento l’ostruzionismo persino violento, la legge di De Gasperi che attribuiva il premio alla maggioranza (quella sì) del 50%+1, quando i votanti si aggiravano sull’80 per cento degli elettori. I discendenti (si fa per dire) della Democrazia Cristiana, ovunque si trovino, adesso approvano la vera truffa perpetrata dai loro stessi alleati.

Dicono il Presidente del Consiglio ed il ministro per le riforme istituzionali che la legge è indispensabile non solo per assicurare la governabilità ma anche perché la sera delle elezioni si deve sapere chi ha vinto e chi ha perso. Circa la governabilità, innanzitutto essa non è affatto un bene in sé, come pretendono, tanto è vero che, sempre i loro ascendenti, sbranarono Bettino Craxi che la sbandierava “pro domo sua”, mentre adesso la governabilità è un bene perché “pro domo loro”, se mi passate il latinorum. In secondo luogo, la governabilità, se fosse davvero l’obiettivo, può essere raggiunta in cento altri modi, dal presidenzialismo al premierato fino al collegio nominale.

Assicurare subito, alla chiusura delle urne, il vincitore, forzando il sistema democratico, equivale a far combattere uno armato di mitra contro uno armato di bastone. Più viene alterata la parità di condizioni, più il risultato si avvicina a quello voluto. Il raggiro colossale, che i favorevoli al “Ronzinum” consumano a danno degli italiani nell’indifferenza delle vittime e nel silenzio dei complici, sta nel fatto che spacciano per governo parlamentare un governo cripto-presidenziale, così prendendo i comodi del presidenzialismo senza gli incomodi che questo impone per essere accettabile, cioè i contrappesi e i limiti.

Le deliberazioni della Camera richiedono la maggioranza dei componenti e sono adottate a maggioranza dei presenti: il “ronzino” assicura ferreamente entrambe le maggioranze perché il capo del governo, nominando i deputati, li tiene in pugno. Così, senza drastici bilanciamenti, egli potrebbe modificare il regolamento parlamentare, adottare una legge costituzionale, eleggere il Presidente della Repubblica e metterlo in stato d’accusa, eleggere un terzo del Consiglio superiore della magistratura e della Corte Costituzionale. Seppure non potesse fare tutto ciò, potrà comunque incidere in modo determinante su tali funzioni del Parlamento. Come non scorgere in un simile apparato dei rischi immanenti? Perché non valutarli e scongiurarli?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:14