Bisogna ammetterlo, ora siamo in guerra

Siamo in guerra. Di fronte al feroce attentato di Parigi contro il settimanale satirico “Charlie Hebdo” le reazioni sono le più diverse, ma poche sono quelle che colgono il fatto essenziale: che non è che siamo in guerra ma che non abbiamo coscienza di esserlo. Quella di nascondere la testa sotto la sabbia è un’antica vocazione europea, basta ritornare con la memoria alla seconda metà del Novecento e in particolare ai due anni più tragici, il 1938 e il 1939. Nessuno voleva convincersi che Hitler stava scatenando l’aggressione con atti inequivocabili.

Oggi la storia si ripete, con tratti – se possibile – ancora più drammatici, perché l’aggressore – è difficile ammetterlo – è ancora più feroce e determinato, e al tempo stesso più subdolo, perché si è insinuato in casa nostra. Oggi si capisce l’odio sordo delle classi dirigenti europee – ma soprattutto di quella francese – contro lo Stato d’Israele, che ha la colpa imperdonabile di volere e di saper difendersi. Per non essere costretti ad ammettere che l’Occidente – ma l’Europa in particolare – è da anni sotto l’attacco islamista si sono inventate le menzogne più incredibili, si è taciuta la verità o la si è capovolta, facendo degli aggressori le vittime da compiangere. Quante lacrime di coccodrillo sono state versate su Gaza, da dove partivano i razzi che colpivano il sud d’Israele, in attesa di colpire Tel Aviv! E quanta pia indignazione si è ascoltata sui media contro quel mostro dello Stato ebraico che osava reagire e colpire i luoghi da dove partivano i razzi.

La Francia di Hollande è stata in testa a questa ondata di vero e proprio antisemitismo. E non perché – come è stato detto – così pensava di porsi al riparo dalla minaccia islamista. C’è molto di più e di peggio nell’atteggiamento francese. C’è forse un senso di colpa che risale alla guerra d’Algeria; ma, soprattutto, c’è l’inconfessata persuasione che il terrorismo islamista ha in fondo ragione, che l’Europa e tutto l’Occidente devono espiare le loro colpe, le colpe del colonialismo e dell’imperialismo. Ma la Francia non è sola in questa corsa al suicidio. Si pensi alla Gran Bretagna, alla Svezia, alla quasi totalità degli stati europei, al cosiddetto Parlamento europeo, dove tutti (o quasi) i gruppi politici si sono pronunciati non tanto per il riconoscimento del presunto Stato di Palestina, ma perché ciò avvenga in maniera unilaterale, al di fuori di ogni trattativa con lo Stato d’Israele, sulla base dei cosiddetti “confini del 1967”, confini che non sono mai esistiti, perché si tratta semplicemente delle linee armistiziali che segnarono nel 1949 il cessate il fuoco fra gli stati arabi aggressori e lo Stato d’Israele.

Lo Stato d’Israele non ha mai rifiutato in linea di principio che possa sorgere uno Stato palestinese. Lo accettò nel novembre 1947, quando l’Assemblea dell’Onu si pronunciò per la divisione della Palestina britannica in due Stati, uno ebraico e uno arabo. Lo accettò nel 1993, quando furono stipulati gli Accordi di Oslo. Ma uno Stato di Palestina non può nascere con un atto unilaterale, dopo decenni di aggressioni e di violenze. Può nascere solo nel rispetto delle esigenze di sicurezza di Israele, e con confini che ne garantiscano la possibilità di difesa. Oggi Israele è praticamente solo nella comprensione delle finalità dell’aggressione islamista globale. Che non ha come scopo soltanto la distruzione dello Stato ebraico, ma la distruzione della nostra civiltà nata dall’Illuminismo. Forse l’atto di guerra compiuto a Parigi potrà innescare un meccanismo di riflessione su cosa è oggi l’Islam, su quali sono le sue finalità, i suoi obiettivi.

È comunque necessario che ciascuno faccia la sua parte: per quanto ci riguarda, dovrà essere fatto ogni sforzo per far capire a tutte le forze politiche italiane – ma in primo luogo al Partito Democratico perché ha le maggiori responsabilità di Governo – quale è la posta in gioco e perché sia abbandonata l’ambiguità che finora ha caratterizzato la politica estera italiana.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09