Isis, uccidiamolo   secondo la Rete

Poteva mancare la tecnologia a completare l’opera? Potevano essere assenti i fans del web, della comunicazione istantanea e “all over the world”? E potranno i prossimi prigionieri e/o infedeli salvarsi dalla decretazione della pena di morte suppletiva eppure democratica e partecipata? No, non potranno, non potremo. L’Isis ha questo di bello, pardon, di moderno: che dalla nascita alla tomba, ovverosia dall’indottrinamento dei suoi killer all’eliminazione dei loro prigionieri soccorre la modernità, la tecnica, la scoperta del secolo: Internet. La rivoluzione dell’informazione live, dell’interconnessione.

È così che l’Isis, dopo aver catturato un pilota nemico ed averlo mostrato con tanto di mutande abbassate e pene in bella vista, è ricorsa alla leggendaria voce degli iscritti “morali” della setta del Califfato i quali si sono affrettati, come spinti da una misteriosa vocazione all’omicidio, a contribuire fattivamente. Col mitico sondaggio, si capisce. Vi ricorda qualcosa? Bé, di sondaggi si nutre la bestia della politica e, tanto per dire, un Beppe Grillo che associato ad un Gianroberto Casaleggio ci ha riempito la testa di simili approcci, anche per via della matrice del movimento che senza il web non esisterebbe proprio, a parte la leadership carismatica, sia pure appannata.

Ricorrere alla decisione degli iscritti ha questo di affascinante: che offre un’offa di partecipazione nello stesso momento in cui la nega con una decisione già assunta dal leader. Ricordate le “Quirinarie”? E il “Rodotà-tà-tà”? E le votazioni sui voltagabbana? E che fine hanno fatto? Però l’idea democratica postmoderna si afferma, magari aggiungendovi lo streaming, hai visto mai. Certo, l’Isis è un’altra cosa, non minaccia apriscatole sui Parlamentari né prende in giro i “Capitan Findus”, gli “Ebetini”, gli “Psiconani-criminali” e, men che meno, le “Salme del Quirinale”.

L’Isis, diciamocelo, di salme se ne intende, di quelle vere, di cadaveri di donne e bambini, di innocenti, meglio se cristiani e comunque infedeli, ammazzati con bombe, bruciati vivi in chiese bombardate e così via. Tuttavia quando si tratta di condanne a morte, peraltro già emesse, i neri assassini del Califfato si sentono come vocati alla democrazia, avvinti alla tecnologia partecipativa, e ne avvertono il sottile richiamo come a completarne la parabola, ubbidendole. Dunque, il prigioniero pilota deve morire, ma come? Infilzato in un palo? Sbranato dai cani? Squartato e gettato in pasto agli avvoltoi? Bruciato in piazza e le ceneri sparse al vento? Gettato in un pozzo nero? Impiccato? Crocefisso? No, la croce no, è un simbolo satanico. E allora che resta? Resta il sondaggio, è ovvio. E sondaggio sarà. “Madamina, il catalogo delle morti è questo”, dice l’hashtag della grande chiamata e il tam tam si sparge per ogni dove e la partecipazione sarà sorprendente. Ci penseranno i mass-media mondiali, soprattutto le televisioni dell’Occidente, a enfatizzarne la voce, a ingigantirla, a diffonderne il messaggio esattamente come in un lancio pubblicitario, in una sorta di campagna politica, in nome della morte, anzi, dell’omicidio.

Sarà così anche questa volta e ancora la prossima e le altre a venire. È la legge del marketing nel supermarket della morte, e applicato al fanatismo e al terrorismo e da questi due mostri rilanciato su scala universale: si nutre delle forze offerte dagli altri e, al tempo stesso, nutre l’immensa oscurità della voglia di distruzione dell’Isis, e di nostrana autodistruzione di civiltà, di modi di vita, di epoche. Il sondaggio tipologico delle migliaia di entusiasti fans, definisce e conclude la parabola della vita e della morte, in un mondo che sembrava essersi liberato dalle scorie delle cose pesanti in favore della virtualità internettiana. E invece sarà, è la stessa virtualità della comunicazione all’istante che fingerà di concedergli l’ultima volontà. Decisa dagli altri. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, web.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:19