Tanto va il Grillo allo streaming…

Adesso sono gli altri che vogliono le riunioni in streaming. Beppe Grillo chiede a Matteo Renzi un incontro: va bene, ma ci vuole lo streaming. Parola magica, magic touch per un remake. O per il secondo tempo del film dal titolo: “La Vendetta”.

Lo streaming è uno strumento, ma anche un’arma. A volte contundente. A volte innocente. A volte a doppio taglio. Dipende. Indubbiamente c’è stata l’irruzione nella politica delle tecniche del web imposte dal duo Casaleggio-Grillo, a cominciare dallo streaming. Ma, onestamente, che altro è lo streaming se non una trasmissione da commissariato, da questura, da distretto di polizia tipo Fbi o Stasi, tutti dentro in un’inquadratura fissa, tristanzuola, negatrice della dinamica cinetelevisiva salvo il sonoro, le parole, le battute?

Certo che funzionava lo streaming, agli albori del trionfo di Grillo e del suo apriscatole da applicare al tonno parlamentare col supporto di un linguaggio volgare, violento e ferocemente personalizzato, peraltro enfatizzato a “gratis” dai media sui quali, come prigionieri di una sindrome di Stoccolma, il boss pentastellato faceva gocciolare gli sputi del suo diffidente odio autoritario. La politica era alle corde se non al gabbio in tutte le regioni, il Cavaliere dimezzato, Monti pompato dai giornaloni e spompato dal voto. E Bersani? Dicono che abbia perso perché figlio della tradizione, ormai scaduta, del vecchio Pci. È vero, ma solo in parte. Bersani è stato la vittima più illustre, forse l’ultima, di un’altra tradizione, vecchia e lontana, quella del ciclostile. Viene da lì Bersani, dal glorioso ciclostile, e non solo lui. Renzi, no. Matteo fu stoppato dal vecchio ciclostile, lui che sarebbe stato il vero competitor di Grillo, vincendo alla grande e risparmiandoci un filmaccio di serie B a base di urlacci, ridicolaggini, Rodotà-tà-tà, il tutto condito dall’ineffabile invito al “vaffa”, rivolto, preferibilmente, al Quirinale. E all’Euro che, ovviamente, sarebbe crollato di lì a poco. E poi Letta, e poi, e poi… l’Ebetino.

Vi siete accorti che questo rewind sembra oggi appartenere ad un’altra Era, ad un’epoca remota, sbiadita come una vecchia foto? Eppure è passato nemmeno un anno. E quello streaming col Bersani strapazzato, umiliato, ammutolito da due giganti del pensiero grillino, ce l’avete presente? Tipo “la notte dei morti viventi”, degli zombi, per l’appunto. Va pure aggiunto che il secondo streaming, con Renzi, era già un’altra storia: esci dal blog, Beppe, esci dal blog! E immaginatevi la prossima, quella a proposito dell’incontro richiesto al Pd dai Cinque Stelle. Abbiamo parlato di vendetta. Ma non è quella dello streaming. È la vendetta della politica. La politica presa a schiaffoni, umiliata e offesa, si prende ora le sue soddisfazioni.

L’incontro richiesto da Grillo non è una trovata geniale, non è un cambio di strategia, né tantomeno una mossa da spariglio. È una resa, un cessate il fuoco, una sconfitta. Non avevano che questa mossa da fare. Sono finiti in un angolo, dopo il 40 per cento di Grillo. Sono costretti a trattare. Ma soprattutto, sono spinti ad inoltrarsi in una terra a loro sconosciuta, in un universo vero rispetto a quello parallelo inscenato, fino ad ora, con espulsioni e sceneggiate da quattro soldi, dai loro gruppi parlamentari. Che Grillo si metta in gioco non è un fatto da sottovalutare. È, semmai, la rivincita della politica che, se perseguita nella sua più vera dimensione, porterà conseguenze importanti, segnerà tappe nuove, aprirà un discorso diverso, utile, interessante. Il fatto più curioso del progetto pentastellato di riforma elettorale è il suo esplicito ritorno al proporzionale. Una proposta affatto alternativa a quello dell’Italicum di Renzi e di Berlusconi, fondata sul bipolarismo, le soglie, il ballottaggio. E, forse, il presidenzialismo (proposto da Craxi 33 anni fa!). Ora, è del tutto evidente che la situazione dopo le europee favorisce l’Italicum, soprattutto per Renzi, ma anche per Grillo che andrebbe al ballottaggio. Non Berlusconi, che non sembra oggettivamente favorito, sia pure con le implorate alleanze che, francamente, meriterebbero ben altri sforzi di pensiero, di idee, di progetti in un’area che appare desertificata. Anche là dove s’alzano le grida alla riscossa di una Lega che, meno rumorosamente, cerca di inserirsi con Calderoli nella partita a scacchi iniziata. Alla Lega ma anche al Cavaliere, in realtà, andrebbe bene proprio la proposta di Grillo. I retroscenisti malvagi potrebbero parlare di sotterranei inciuci, indicibili accordi.

Fatto sta che è iniziato il conto alla rovescia. Soprattutto a proposito di un Italicum che è uscito malconcio dalle urne europee, giacché se con quel 40 e rotti renziano, tutto non è più come prima, figuriamoci il mitico Italicum, ormai datato e comunque firmato in un’Era antidiluviana. Anche un altro countdown sta per iniziare: per le elezioni politiche. Che non saranno in streaming.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:21