La campagna elettorale di Pd e Pdl

Non bisogna farsi ingannare dalle cifre sbandierate da Pier Luigi Bersani secondo cui il Pd ha la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato. La prima l’ha presa grazie al Porcellum, la seconda non permette alcun tipo di governabilità. Ed entrambe non possono nascondere il dato inequivocabile che la distanza tra sinistra e centrodestra è di poco più di centomila voti. Nel definire la sua nuova strategia politica il Pdl deve necessariamente partire da questo punto fermo e porsi due sole domande. Può il centrodestra colmare la differenza che lo separa dal Pd in caso di elezioni anticipate? E, nel caso, come farlo? Il Pd di Pier Luigi Bersani ha già risolto il suo problema.

La sua strategia è fin troppo chiara. Il prossimo mandato esplorativo che il segretario pretende da Giorgio Napolitano è solo l’avvio non di un tentativo di dare un governo al paese ma della nuova campagna elettorale del Pd incentrata sull'obbiettivo di recuperare i voti perduti a beneficio dei giustizialisti di Ingroia e, soprattutto, dei grillini all'insegna del fronte popolare contro la destra eversiva berlusconiana. Non si tratta di una strategia innovativa. In fondo Bersani non intende altro che riesumare il vecchio Ulivo. E non è un caso che, grazie a questa strategia, il candidato più accreditato alla successione a Giorgio Napolitano sia diventato il fondatore dell'Ulivo, Romano Prodi. Si può discutere se questa sia la strada più favorevole al recupero da parte del Pd dei voti persi a sinistra. Ma è certo che Bersani ed i suoi “giovani turchi” siano convinti che i grillini siano una costola dalla sinistra e, come tali, vadano riassorbiti blandendo la base dei “compagni che sbagliano” e demonizzando i leader Grillo e Casaleggio come autocrati di stampo vagamente fascista.

Ed è ancora più certo che per il vertice del Pd il recupero debba essere effettuato con elezioni anticipate da tenere nel minor tempo possibile. Partendo da questa considerazione il Pdl, a cui la sinistra spera di azzoppare il leader attraverso la magistratura politicizzata o semplicemente avventurista, non può far altro che entrare anch'esso in campagna elettorale partendo dalla considerazione che il divario con il Pd può essere colmato e che proprio la scelta ulivista della sinistra lo spinge a superare i frazionamenti passati e presente ed a dare vita ad un grande rassemblement capace di impedire che il paese finisca nelle mani dell'estremismo più irresponsabile.

Questo non significa che, fallita l'esplorazione di Bersani il Pdl non debba mostrarsi disponibile ad un governo del presidente per assicurare comunque una guida al paese. Anzi, proprio attraverso questa disponibilità si potrebbe cercare di ricucire i rapporti interrotti con l'area centrista convincendola che se non si vuole consegnare l'Italia ad un nuovo bipolarismo Pd-Grillo non c'è altra strada che rilanciare il tradizionale bipolarismo centro destra-sinistra. In questo modo il centro destra può e deve tentare di recuperare anche quella parte del proprio elettorato finito nell'astensione dei delusi o nella protesta dei grillini. La prossima partita elettorale si giocherà su posizioni nette . Da una parte quelli che pensano di salvare il paese dalla crisi mantenendo la democrazia liberale e difendendo i cittadini dal peso esorbitante dello stato burocratico assistenziale e dall'altro quelli che perseguono l'obbiettivo della democrazia autoritaria che subordina l'interesse dell'individuo a quello di chi detiene il potere.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:12