Bersani lavora per il re di Prussia grillino

Le consultazioni formali debbono essere ancora celebrate. Ma quelle reali si sono già concluse. Ed hanno dimostrato l'assoluta impossibilità di mettere in piedi un governo guidato da Pier Luigi Bersani e sostenuto dal voto dei parlamentari grillini. Neppure il diretto interessato, cioè il segretario del Pd, sembra disposto a puntare mezzo euro sulla possibilità di successo della sua futura esplorazione. E dietro Bersani, che rivendica l'incarico da parte del capo dello Stato più per rimarcare il ruolo del proprio partito nel nuovo Parlamento che manifestare una qualche speranza di riuscita, c'è l'intero Partito Democratico a lasciare intendere di considerare l'”operazione esplorazione” una missione totalmente impossibile. Gli stessi fedelissimi di Bersani, i cosiddetti “giovani turchi”, proprio con la loro insistenza nell'escludere ogni altra formula di governo oltre quella dell'alleanza tra Pd e grillini ostentatamente bocciata con aggiunta di offese ed insulti da Grillo, danno l'impressione di non credere affatto alle loro parole.

Al punto da far pensare che in realtà la loro posizione e quella di Bersani non siano altro che l'avvio di una nuova campagna elettorale diretta a scaricare su Grillo la responsabilità di un immediato ricorso alle urne per recuperare una parte dell'elettorato di sinistra finito nelle braccia del comico genovese. Ma se nessuno crede all'esplorazione bersaniana e già si discute su quale potrebbe essere il tentativo successivo, per quale ragione deve essere celebrato il rito ozioso di un incarico esplorativo destinato inevitabilmente a portare l'”esploratore” nelle sabbie mobili del fallimento? Si dice che Giorgio Napolitano non possa fare a meno di assegnare l'incarico a Bersani visto che il Pd ha la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato. E l'osservazione è giusta. La prassi costituzionale vuole questo ed il Presidente della Repubblica non può che rispettarla.

Ma se il Capo dello Stato è obbligato a rispettare la ritualità imposta al Quirinale, il segretario del Pd non ha alcun obbligo del genere. Perché, allora, non prende atto della conclusione univoca delle consultazioni reali e non evita al paese la perdita di tempo e di credibilità internazionale di una settimana o dieci giorni di inutile sceneggiata dal finale scontato? Perché, in sostanza, Bersani non compie il bel gesto di una rinuncia preventiva annunciando di non avere alcuna possibilità di poter formare il nuovo governo e fornendo a Napolitano un primo squarcio di luce tra la nebbia che lo avvolge? La risposta che viene data all'interrogativo è che l'inutile esplorazione serve per dimostrare all'opinione pubblica italiana ed agli elettori di Grillo che la colpa dell'instabilità è tutta del Movimento Cinque Stelle che respinge l'offerta del Pd e rifiuta di assumere la responsabilità di contribuire a dare un governo al paese. La risposta, in sostanza, sembra essere la conferma che Bersani ed i suoi collaboratori siano convinti che si andrà a votare a giugno e vogliano usare il passaggio dell'esplorazione solo a fini elettorali .

Ma i dirigenti del Pd sono proprio certi che in questo modo possono recuperare la parte del proprio elettorato passato a Grillo ? E non prendono neppure in considerazione la possibilità che proprio questi calcoli elettoralistici ed i balletti inutili che ne derivano finiscano con il rafforzare l'ondata antipolitica e creare le condizioni per una ennesima perdita di voti della sinistra in favore di Grillo? Basterebbe un dubbio del genere per spingere Bersani a fare un passo indietro, a rinunciare all'incarico, a liberare Napolitano dall'imbarazzo ed il paese da un ridicolo balletto. Ma i dubbi, si sa , non fanno parte del bagaglio culturale di un comunista di rito emiliano!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:31