
Beppe Grillo gioca con Pierluigi Bersani come il gatto con il topo. Ed è chiaro fin da ora che alla fine della partita mangerà in un solo boccone il povero segretario del Partito Democratico. Come? La risposta è semplice. Andando il più rapidamente possibile a nuove elezioni anticipate. Per cui appare addirittura patetico Bersani quando intima a Grillo di uscire dalle ambiguità e di scegliere in maniera chiara se appoggia un governo Pd-M5S o se vuole tornare al voto. Perché è fin troppo evidente che il leader dell'antipolitica non ha alcuna intenzione di contaminare il proprio movimento con una operazione destinata ad assumere agli occhi dei propri elettori l'aspetto di una manovra di Palazzo e punta ad ritornare il più presto possibile alle elezioni. Grillo, o forse sarebbe meglio dire la premiata ditta Grillo-Casaleggio, sa fin troppo bene che il risultato elettorale del Movimenti Cinque Stelle è il frutto di una singolare ed occasionale congiuntura astrale. Che, come tutte le congiunture di quel tipo, non dura in eterno ma va sfruttata al massimo per il breve tempo della sua durata.
Tra un anno, come insegna il caso Parma , sarà difficile intercettare la rabbia e la protesta sociale, le campagne in favore dell'antipolitica e dell'antiparlamentarismo dei grandi media, l'antieuropeismo delle partite-Iva, la richiesta di assistenza delle fasce meno abbienti e la passione per il ritorno alla società pre-industriale e non capitalistica dei giovani imbevuti di vulgata ecologista di basso conio. Nel frattempo la rabbia e la protesta saranno sicuramente aumentate ma i grandi media, come già hanno incominciato a fare dall'indomani del voto, si impegneranno in campagne di macchiettizzazione e di delegittimazione dei “grillini”. Ed il prezzo dell'inesperienza che questi ultimi dovranno necessariamente pagare in Parlamento farà fatalmente svanire l'aura di successo che al momento aleggia sulla testa di Beppe Grillo e dei suoi compagni d'avventura. Insomma, la premiata ditta sa bene che se vuole sopravvivere senza fare la fine di tutti i movimenti di pura protesta occasionale che si sono più volte presentati sulla scena politica, debbono cogliere l'onda che passa in questo momento e che potrebbe scemare d'intensità nel giro di un anno.
Per cui ogni intimazione di Bersani è una spinta in favore della realizzazione del proprio piano. Se Grillo e Casaleggio potessero andrebbero al voto nel giro di un paio di mesi. Nella convinzione di riuscire a salire dal 25 al 40 e passa dei votanti e nella certezza di finire a ruoli scambiati con il Pd costretto ad accettare di sostenere, magari dall'esterno e senza pretese di sorta, un governo formato solo da “grillini”. Nell'incaponirsi a favorire di fatto la strategia di Grillo e di Casaleggio, quindi, Bersani e la sua banda di “giovani turchi” arroganti ed inesperti compiuto un clamoroso errore. Che in parte è giustificato dal timore di vedere scappare verso l'estremismo grillesco parte del proprio elettorato visceralmente antiberlusconiano in caso di governissimo con il Pdl. Ma che non tiene in alcun conto che a rincorrere il Movimento Cinque Stelle e la sua totale inconsistenza di idee si ottiene un risultato identico se non maggiore. Perché mai la base protestataria ed estremista del Pd dovrebbe continuare a votare Bersani se quest'ultimo si ostina a comunicare che senza Grillo non è in grado di mettere in piedi alcun governo? Alle prossime eleioni, sempre che si tengano al più presto, questa base si regolerà secondo lo schema del voto utili e sosterrà chi esprimere la sua stessa rabbia ed è in grado di formare il governo piuttosto che chi rincorre disperatamente Grillo sostenendo che senza di lui non ha la forza necessaria a governare. Bersani, dunque, sta assumendo una pesante responsabilità. E nei prossimi mesi ne pagherà il conto al suo partito ed all'intero paese.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:31