Monti e Bersani, magliari dei tedeschi

Massimo D’Alema si è infilato per un attimo nei vecchi panni di Alberto Sordi ed ha definito la proposta sull’Imu di Silvio Berlusconi una “sola”. Ma la vera “sola” in circolazione è quella che, prima Mario Monti e successivamente Pier Luigi Bersani, sono andati a presentare in Germania ai componenti del governo di Angela Merkel. Questa “sola” è rappresentata dalla assicurazione che dopo le prossime elezioni solo un governo formato dai neo-centristi e dal Partito democratico sarà in grado di dare quella stabilità all’Italia che le principali cancellerie dell’Europa del Nord considerano indispensabile per salvare l’euro ed i rispettivi interessi nazionali.

Per illustrare la “sola” di Monti e Bersani ancora una volta serve la citazione di Alberto Sordi. I due esponenti politici italiani, infatti, si sono comportati come il personaggio interpretato dall’attore romano nel film “I magliari”. Hanno messo nella loro metaforica valigia di cartone una serie di stoffe fasulle spacciate come pregiate e si sono recati nella terra dei crucchi con l’intento di vendere al meglio la loro merce scadente puntando sulla dabenaggine congenita dei possibili acquirenti.

Può stupire che l’algido professore della Bocconi si comporti come un furfantello meridionale degli anni ‘50. E si può rimanere perplessi di fronte all’idea che un emiliano di scuola post-comunista possa mettersi ad imitare non i bagnini romagnoli degli anni ‘60 ma i “sola” romani della stessa epoca. È un fatto indubitabile, però, che Monti e Bersani sono andati in Germania a vendere un prodotto taroccato. La loro assicurazione di poter dare vita ad una coalizione di governo stabile costituisce una truffa bella e buona. Può essere che i tedeschi ci caschino perché si rifiutano di conoscere a fondo la realtà politica italiana o perché fa loro piacere e comodo scoprire di avere dei vassalli in quello che continuano a considerare il Bel Paese del Sacro Romano Impero. Ma quello che Monti e Bersani hanno apparecchiato ai loro danni è una autentica “magliarata”. All’indomani del voto assisteranno compiaciuti alla formazione di un governo di coalizione da parte dei loro vassalli italiani. Ma ben presto, come capitava ai tedeschi truffati dai magliari con le stoffe taroccate, alla prima pioggia l’abito del governo spacciato per solido si infeltrirà e si restringerà drammaticamente e dovrà essere buttato la macero per trovare al più presto formule  governative diverse o ripiegare su nuove elezioni anticipate.

La “sola” non è rappresentata dal patto che secondo Rosy Bindi dovrebbe stare alla base della futura coalizione di sinistra-centro. Cioè la guida del governo a Bersani e quella della politica economica a Monti. Se tutto si potesse risolvere in un accordo di potere ed in una distribuzione accorta di poltrone, la faccenda potrebbe anche funzionare. Il guaio è che per reggere e assicurare la stabilità venduta ai tedeschi questo patto non dovrebbe essere firmato solo da Bersani, Monti e da Vendola ma anche dalla Cgil. Che è il vero azionista di maggioranza della società politica rappresentata dal segretario del Pd. E fino ad ora non sembra proprio che il maggior sindacato italiano abbia una qualche intenzione di accettare la politica economica che dovrebbe essere portata avanti da Monti. Al contrario, in piena coerenza con la linea tenuta dagli anni ‘70 ad oggi, la Cgil non sembra disposta a cedere di un millimetro nei confronti di chi chiede riforme strutturali sul mercato del lavoro, sulle pensioni, sulla sanità, sulla scuola.

Il governo tedesco, quindi, farebbe bene a non farsi abbindolare dai nuovi magliari provenienti dall’Italia. E gli italiani farebbero ancora meglio a sconfessare e smascherare chi torna a rappresentarli all’estero come degli inguaribili imbroglioni.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:25