Quell'austerity europea (che non c'è)

Un terremoto politico scuote l'Europa. Maggioranza in crisi in Gran Bretagna, vittoria dell'antipolitica in Italia, vittorie di neonazisti e comunisti in Grecia, vittoria di un socialista (che si atteggia a massimalista) in Francia. E non abbiamo ancora visto il "meglio", dato che in Germania la coalizione liberal-conservatrice di Angela Merkel, fra un anno, rischia di essere battuta da una coalizione rosso-verde. In cui saranno probabilmente i verdi, per la prima volta, a dettare le regole del gioco.

Il Continente è impazzito? Secondo l'economista Paul Krugman e l'editorialista Eugene Robinson, del Washington Post, la vecchia Europa sta impazzendo eccome. E la causa della sua follia si chiama "austerity". In Italia una buona parte dei politici di tutti gli schieramenti ne è convinta già da un pezzo. I Grillini hanno vinto condannando l'austerità. In Grecia, la coalizione Syriza è diventata la seconda forza politica del Paese con un programma anti-austerity. Hollande, divenuto presidente della Francia, si propone di ribaltare il trend europeo di austerity. Ma di cosa stiamo parlando? Di una cosa che non esiste.

L'austerity è, finora, solo una mera intenzione. Solo oltreoceano sembrano essersene accorti. E nemmeno tutti. Krugman e Robinson, evidentemente, danno più retta alle lamentele europee che non ai dati grezzi. Altri analisti più attenti, come Brian Doherty, di Reason Magazine, si sono messi a contare i soldi. E hanno constatato, con gran sorpresa nostra, che la spesa pubblica di tutti i membri dell'Ue è enormemente aumentata negli ultimi otto anni. Gli ultimi tagli hanno appena iniziato a rallentare questa tendenza, ma non l'hanno fermata, né tantomeno invertita. Guardando ai dati forniti dall'Ocse, espressi in dollari e a parità di valuta, per il periodo 2004-2010, possiamo vedere che l'Italia spende, nel 2010, 91,8 miliardi in più rispetto a quel che spendeva nel 2004.

La Grecia 10,2 miliardi in più. L'Irlanda 10,5 miliardi in più. La Spagna 113 miliardi in più. La Germania, "madrina dell'austerity", ha aumentato la sua spesa pubblica di 141 miliardi. La Francia di Chirac e Sarkozy, di 131. Tutti questi dati vanno considerati già al netto dei tagli della spesa pubblica, effettuati negli ultimi due anni, da diversi Stati membri dell'Ue. Non ci fossero stati quei tagli, le cifre suddette sarebbero ancora più alte. Se guardiamo al rapporto fra spesa pubblica e Pil, come fa l'analista del Cato Institute Richard Rahn (che usa dati del Fondo Monetario Internazionale), vediamo che l'idea di "austerity" sia ancora più campata per aria. Perché scopriamo che in Italia è cresciuta dal 47,6% del 2007 al 50,1% attuale. In Germania, dal 43,5% al 45,1%.

In Francia, dal 52,6% al 55,8%. In Spagna, dal 39,2% al 42%. Il che vuol dire che lo Stato continua a spendere sempre di più, anche in rapporto a quel che la sua popolazione riesce a produrre. Una forbice che è destinata ad allargarsi, ove vi sia una crescita 0 o una recessione. Nella stragrande maggioranza dei casi, la vera austerità è data dalle tasse. In Italia non abbiamo ancora realizzato quanto sarà potente la stangata: lo vedremo ben presto, alla consegna dei moduli per le tasse. In Francia, il "liberista" Nicolas Sarkozy ha introdotto una sovrattassa del 3% sui redditi superiori al mezzo milione di euro, aumentato l'aliquota massima dell'imposta sul reddito dal 40% al 41%, aumentato di 5 punti l'aliquota della tassa sugli utili delle imprese che superano i 250 milioni di euro e aumentato l'Iva per diverse categorie di prodotti.

In Spagna è stata introdotta una nuova tassa sui patrimoni superiori ai 700mila euro, più un rialzo delle tasse sui proventi da investimenti. Eppure le nuove forze della contestazione in tutta l'Europa continentale votano per partiti che promettono più tasse "per i ricchi" e più spesa pubblica. Quindi: non ci troviamo affatto di fronte a una ribellione contro tagli al welfare state. A nessuno è stato tolto il pane di bocca: le opinioni pubbliche europee, semmai, temono che lo Stato non possa più dar loro le brioche.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:16