domenica 13 maggio 2012
Un terremoto politico scuote l'Europa. Maggioranza in crisi in
Gran Bretagna, vittoria dell'antipolitica in Italia, vittorie di
neonazisti e comunisti in Grecia, vittoria di un socialista (che si
atteggia a massimalista) in Francia. E non abbiamo ancora visto il
"meglio", dato che in Germania la coalizione liberal-conservatrice
di Angela Merkel, fra un anno, rischia di essere battuta da una
coalizione rosso-verde. In cui saranno probabilmente i verdi, per
la prima volta, a dettare le regole del gioco.
Il Continente è impazzito? Secondo l'economista Paul Krugman e
l'editorialista Eugene Robinson, del Washington Post, la vecchia
Europa sta impazzendo eccome. E la causa della sua follia si chiama
"austerity". In Italia una buona parte dei politici di tutti gli
schieramenti ne è convinta già da un pezzo. I Grillini hanno vinto
condannando l'austerità. In Grecia, la coalizione Syriza è
diventata la seconda forza politica del Paese con un programma
anti-austerity. Hollande, divenuto presidente della Francia, si
propone di ribaltare il trend europeo di austerity. Ma di cosa
stiamo parlando? Di una cosa che non esiste.
L'austerity è, finora, solo una mera intenzione. Solo oltreoceano
sembrano essersene accorti. E nemmeno tutti. Krugman e Robinson,
evidentemente, danno più retta alle lamentele europee che non ai
dati grezzi. Altri analisti più attenti, come Brian Doherty, di
Reason Magazine, si sono messi a contare i soldi. E hanno
constatato, con gran sorpresa nostra, che la spesa pubblica di
tutti i membri dell'Ue è enormemente aumentata negli ultimi otto
anni. Gli ultimi tagli hanno appena iniziato a rallentare questa
tendenza, ma non l'hanno fermata, né tantomeno invertita. Guardando
ai dati forniti dall'Ocse, espressi in dollari e a parità di
valuta, per il periodo 2004-2010, possiamo vedere che l'Italia
spende, nel 2010, 91,8 miliardi in più rispetto a quel che spendeva
nel 2004.
La Grecia 10,2 miliardi in più. L'Irlanda 10,5 miliardi in più. La
Spagna 113 miliardi in più. La Germania, "madrina dell'austerity",
ha aumentato la sua spesa pubblica di 141 miliardi. La Francia di
Chirac e Sarkozy, di 131. Tutti questi dati vanno considerati già
al netto dei tagli della spesa pubblica, effettuati negli ultimi
due anni, da diversi Stati membri dell'Ue. Non ci fossero stati
quei tagli, le cifre suddette sarebbero ancora più alte. Se
guardiamo al rapporto fra spesa pubblica e Pil, come fa l'analista
del Cato Institute Richard Rahn (che usa dati del Fondo Monetario
Internazionale), vediamo che l'idea di "austerity" sia ancora più
campata per aria. Perché scopriamo che in Italia è cresciuta dal
47,6% del 2007 al 50,1% attuale. In Germania, dal 43,5% al
45,1%.
In Francia, dal 52,6% al 55,8%. In Spagna, dal 39,2% al 42%. Il
che vuol dire che lo Stato continua a spendere sempre di più, anche
in rapporto a quel che la sua popolazione riesce a produrre. Una
forbice che è destinata ad allargarsi, ove vi sia una crescita 0 o
una recessione. Nella stragrande maggioranza dei casi, la vera
austerità è data dalle tasse. In Italia non abbiamo ancora
realizzato quanto sarà potente la stangata: lo vedremo ben presto,
alla consegna dei moduli per le tasse. In Francia, il "liberista"
Nicolas Sarkozy ha introdotto una sovrattassa del 3% sui redditi
superiori al mezzo milione di euro, aumentato l'aliquota massima
dell'imposta sul reddito dal 40% al 41%, aumentato di 5 punti
l'aliquota della tassa sugli utili delle imprese che superano i 250
milioni di euro e aumentato l'Iva per diverse categorie di
prodotti.
In Spagna è stata introdotta una nuova tassa sui patrimoni
superiori ai 700mila euro, più un rialzo delle tasse sui proventi
da investimenti. Eppure le nuove forze della contestazione in tutta
l'Europa continentale votano per partiti che promettono più tasse
"per i ricchi" e più spesa pubblica. Quindi: non ci troviamo
affatto di fronte a una ribellione contro tagli al welfare state. A
nessuno è stato tolto il pane di bocca: le opinioni pubbliche
europee, semmai, temono che lo Stato non possa più dar loro le
brioche.
di Stefano Magni