Grillo vince anche senza la tv

Inutile nasconderlo: il successo, ampiamente previsto, di Grillo è netto, ed è politico. Grillo non è mai da imitare, sicuramente, ma da analizzare, questo sì. Uno dei suoi segreti sta nel medium. Non nel senso di Mac Luhan o di uno dei tanti suoi eponimi, fra cui e in primis Berlusconi. Certo,Grillo è ovviamente un figlio della tv e dunque un frutto di questo imponente traino elettorale che ha fatto le fortune di tutti quelli che lo sanno usare, vedi il Cav, appunto.I l segreto di Grillo, una delle molle del suo successo non sta nell'uso della tv ma, semmai, nell'averla abbandonata. Ad un certo punto scomparve dai teleschermi.

La sua è una tecnica al contrario, scaturita, casualmente, dalla fatwa socialista negli anni '80, quando Grillo era uno dei pupilli di Baudo, che non esitava a mostrarsi anticraxiano  negli anni del regno demitiano in Rai e non solo. Da allora ,la scelta di Grillo di nascondersi dalla tv ma di farsi usare dagli altri in tv, è stata per dir così la chiave d'accesso ad un'altra dimensione che, lentamente ma inesorabilmente, è sfociata nella politica. C'era stata, nel frattempo, un'altra fatwa, non meno latrice di novità mediatiche o, per meglio dire, di comici-guru televisivi, scoccata dall'allora premier a Sofia (il cosiddetto editto bulgaro).

In quell'occasione il niet nei confronti di conduttori o comici, tipo Santoro e Luttazzi, ebbe diversi effetti collaterali, fra cui la nascita del conduttore politico garantito, nel senso che, mal che gli andava, finiva in lista con l'opposizione come vittima sacrificale degli editti bulgari. Ma  soprattutto l'affermarsi del satiro politico, del comico tv che può dire e fare ciò che vuole perchè la sua è satira e, ormai, nessuna fatwa potrà fermarlo, è stato uno degli elementi più significativi nella politica televisiva italiana. Che è poi la polis tout court. Lentamente ma insesorabilmente, il comico e il satirico, non meno del conduttore unico delle coscienze, sono diventati il contraltare berlusconiano e, in un certo senso, la risposta dell'opposizione alla maggioranza utilizzando, e meglio, le stesse armi con cui il Cav era andato al potere segnando una stagione della nostra storia.

Ma Grillo è qualcosa di diverso dei comici e dei conduttori di cui sopra. Non soltanto  perchè la sua scomparsa dalla tv ha coinciso con l'obbligo altrui di mostrarlo, ma anche e direi soprattutto perchè la sua coerenza nell'insulto, la sua pervicacia nell'attacco frontale, il suo menefreghismo evocante appunto lo squadrismo d'antan alzando sempre di più il tiro in un crescendo di lucida ossessione, ha riempito il vuoto che, mano a mano che proseguiva il governo berlusconiano, rallentava fino a spegnersi la spinta propulsiva della Lega.

Del resto, la stessa Lega, come Grillo, ottenne un enorme successo senza alcun bisogno di tv, mentre molte delle sue esternazioni violente e trucidamente volgari, risuonavano venti anni fa nel vuoto di una politica sottoposta alla gragnuola dei colpi mediatico giudiziari, esattamente come venti anni dopo si levano quelle di Grillo, in uno stesso clima, ma a ruoli inversi per una Lega finita ko sull'onda di scadali veri e inchieste mediatiche. Quando di dice la nemesi.

C'è da aggiungere che Grillo, come ha ricordato Freccero che lo conosce bene, ha avuto un maestro in un famoso comico satirico francese, una sorta di caposcuola, Colouche, che molti anni fa si era buttato nella satira politica con attacchi virulenti ad ogni forma di potere istituzionale, attirandosi le ire della politica di ogni colore, e finendo precocemente i suoi anni in un terribile incidente. Quanto al boom di Grillo, ha in parte ragione Napolitano a snobbarlo. Lui può farlo, ma la politica no di certo. Proprio perchè Grillo è il problema e non la soluzione, spetta alla politica risolverlo. Grillo è "il" problema per questa politica. Da risolvere sicuramente non andandogli incontro, come ha fatto maldestramente il Pdl lombardo, forse per lisciargli il pelo.Al contrario, dimostri  la politica, cioè l'Abc, di sfuggire ai richiami dei grilli, di rifuggire dalla demagogia, dai salti nel buio, dai contagi del male di Grecia. Si ricordino di Weimar.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:35