Dove si consuma più energia (zone centrali e agro romano). E dove l’utilizzo è minore (area più vicina alla periferia). Una fotografia che riflette la situazione dei quartieri della Capitale (155 zone urbanistiche dell’Urbe) e che è stata scattata da Mappa Roma (progetto nato nel febbraio del 2016 grazie a Salvatore Monni). Un lavoro, questo in esame, redatto da Francesco Asdrubali, professore ordinario di Fisica tecnica ambientale; Marta Roncone, dottoranda in Fisica tecnica del Diiem-Dipartimento di Ingegneria industriale, elettronica e meccanica, Università degli studi Roma Tre; Roberto de Lieto Vollaro, professore ordinario di Fisica tecnica ambientale del Diiem.

Come spiegato nel discorso che anticipa l’elenco dei dati, i consumi elettrici pro-capite, o per famiglia, rappresentano un indicatore del benessere socio-economico di una comunità. Dall’altra parte, gli stessi possono rappresentare il fenomeno della cosiddetta povertà energetica. Peraltro, uno studio di Nonna Roma di recente pubblicazione, dal titolo “Il pane e la luce”, evidenzia come nella Città eterna tra i nuclei in disagio economico possa essere frequente una riduzione dei consumi alimentari per pagare le bollette ed evitare, così, la sospensione delle forniture. Per la cronaca, i dati che sono stati forniti dalla società di distribuzione Areti per le zone urbanistiche della città si riferiscono al 2021. Nel novero sono compresi i consumi e le utenze sia domestiche che non, indipendentemente dal fornitore di energia con cui è stato stipulato il contratto. Un chiarimento: per usi domestici parliamo di abitazioni (quindi residenti e non residenti); gli usi non domestici sono le attività industriali, commerciali o i condomini, per esempio. Ma non rientra l’illuminazione pubblica. L’analisi in questione si concentra sui consumi domestici.

CHI CONSUMA DI PIÙ

Primo indicatore chiave è il consumo domestico mensile medio per utenza, ossia il rapporto tra i consumi complessivi per uso domestico (espressi in chilowattora) e il numero di utenze. I consumi più elevati sono individuati nella città ricca, cioè dove i redditi sono più alti e nella città-campagna, ovvero dove le abitazioni sono spesso isolate, con giardini e spazi esterni. Quindi con bisogni di energia più alti. Per esempio, tra le zone residenziali picchi alti sono riscontrati nelle ville dell’Appia Antica nord (430 kWh) e a Grottarossa ovest (313). Valori più bassi emergono nelle le zone esterne al Grande Raccordo Anulare: Santa Maria di Galeria, Pantano di Grano, Santa Cornelia, Boccea, Decima e Infernetto (tra 240 e 270). In questo filone, ci sono anche i quartieri benestanti Eur e Parioli (circa 260).

CHI CONSUMA DI MENO

Ma c’è anche l’altro lato della medaglia. Così, i consumi più bassi sono registrati nella città compatta – alloggi con dimensioni minori, edilizia di tipo intensivo che porta a un minore fabbisogno energetico – e nella città del disagio (medesime caratteristiche urbane ed edilizie, a cui si aggiungono questioni economiche). La punta minima è a San Lorenzo. Seguono Centocelle, Torpignattara, Pietralata, Serpentara, Quadraro, Testaccio, Casal Bertone, Sacco Pastore, Primavalle e Ostiense.

I CONSUMI

“La quota di utenze domestiche rispetto al totale – dicono nel report di Mappa Roma – rappresenta quanta parte delle utenze totali è ascrivibile alle famiglie”. Il massimo – tra l’86 e l’89 per cento – è nelle aree residenziali, di diverso livello socio-economico, in tutti i quadranti della città. A est spuntano Osteria del Curato, Tor Tre Teste, Casal Bruciato, Torrespaccata; a sud Infernetto, Malafede, Pian Due Torri, Ostia Antica, Laurentino; a nord Serpentara, Val Melaina, Acquatraversa, Sacco Pastore. La quota più bassa è nelle zone centrali, dove da decenni le residenze sono in diminuzione, mentre emergono uffici, sedi di rappresentanza e alloggi turistici. Nello specifico: Centro Storico e XX Settembre (55 per cento), Appia Antica nord e Prati (61-63 per cento), Eur ed Esquilino (67-69 per cento), Grottarossa est e ovest e Salario (71-72 per cento), oltre all’Aeroporto dell’Urbe e Santa Palomba.

TERMOSIFONI E CONDIZIONATORI

Infine, la lente di ingrandimento tocca l’incremento di consumo a gennaio e a luglio. Nel primo caso, è evidente che sia nella città ricca ma pure nella città-campagna, in particolar modo fuori dal Raccordo. Meno marcato, invece, nel tessuto urbano consolidato. Il massimo è a nord-ovest: Acquatraversa, Santa Maria di Galeria, Villaggio Olimpico, Giustiniana e Tomba di Nerone (+26-27 per cento), Grottarossa ovest, Trionfale, Ottavia, Pantano di Grano, La Storta e Massimina (+24-25 per cento). E a sud: Porta Medaglia, Pignatelli, Tor Fiscale. Il minimo si riscontra nei quartieri intensivi della città compatta e del disagio: Marconi, Don Bosco, Tufello e Pian Due Torri (+14-15 per cento); Gordiani, Tiburtino sud, Tor Cervara, Conca d’Oro, Val Melaina, Osteria del Curato e Casal Bertone (circa +16 per cento).

Nel secondo caso, è consistente nel quadrante est e in centro, meno nell’alveo sud-est. Stiamo parlando di zone caratterizzate in maniera marcata dal fenomeno dell’isola urbana di calore (più case ma meno alberi o giardini). Variazioni più elevate le abbiamo nelle zone orientali di La Rustica e Tor Cervara (+21-22 per cento), Tor Sapienza, Torre Maura, Omo, Romanina, Acqua Vergine, Tiburtino sud, Settecamini, Torre Angela e Sant’Alessandro (16-18 per cento), oltre al Centro Storico (+20 per cento). Aumenti meno sostenuti sono nella città ricca, nei Municipi XIV e XV a nord-ovest. Quindi: Tomba di Nerone, Cesano e Santa Maria di Galeria (solo circa +1 per cento), Trionfale, Acquatraversa, La Storta, Giustiniana, Medaglie d’Oro e Parioli (+2-3 per cento), Trieste, Grottarossa ovest, Ottavia e Boccea (quasi +4 per cento).

Aggiornato il 31 maggio 2023 alle ore 15:54