Ricambi auto: dai furti ai pezzi introvabili, il punto di Federcarrozzieri

Crisi delle materie prime e della componentistica, aumento delle difficoltà di reperire ricambi e materiali, furti e non solo. Federcarrozzieri fa il punto della situazione. L’associazione nazionale senza scopo di lucro, nata nel 2012 per la tutela delle carrozzerie italiane indipendenti, già nelle scorse settimane aveva snocciolato dei numeri. Per esempio, nel 2023 per mantenere un’automobile la spesa ammonterà a 4.219 euro, in crescita del 4,8 per cento rispetto a 10 anni fa, quando per le stesse voci la spesa toccò quota 4.025 euro. Inoltre, per pezzi di ricambio, pneumatici e lubrificanti si spendono adesso 275 euro (il 21,2 per cento in più rispetto a 10 anni fa). Per la manutenzione ordinaria e interventi di riparazione, il costo va dai 337 euro del 2013 agli attuali 448,5 euro. E poi: riparare una vettura elettrica di nuova generazione può pesare sul portafoglio anche il 46 per cento in più rispetto a un’auto a benzina.

Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri, interpellato dall’Opinione, ha parlato in primis dell’assenza dei pezzi di ricambio. E ha sottolineato: “La guerra c’entra per una parte, se non per un aumento del listino dei ricambi, che nel 2022 si è ripetuto più volte. In linea generale, dobbiamo parlare di scelte delle case automobilistiche. Insomma: il ricambio ha un prezzo maggiore ed è assente. Ci sono logiche imprenditoriali e industriali – ha notato – che mettono le case automobilistiche davanti a un bivio, mentre c’è chi spinge per l’elettrico”. E qui ecco il punto focale: “Una vettura elettrica interrompe la linea tradizionale, e allo stesso tempo si blocca la produzione di ricambi. Alcune case riescono a recuperare, altre no”. Con il cerino in mano, però, resta l’utente “che non sa dove reperire le parti”. La problematica è meno sentita se parliamo di moto, perché “c’è meno Cina che spinge in questo campo. Quindi non c’è la necessità di cambiare la linea”.

Sempre rimanendo alle vetture, Galli ha precisato che più a rischio sono le automobili che hanno parti costose: “Dieci anni fa venivano puntati i fanali delle Bmw e delle Mercedes. Adesso il pericolo maggiore è per le auto che hanno pezzi d’alto prezzo. Una Volvo, per esempio, ha un fanale anteriore che costa 2200 euro. Le Toyota utilizzate dai tassisti hanno sistemi di sicurezza che sono appetibili”. Il discorso, a seguire, si allarga anche sulla questione dei furti dei pezzi di ricambio. Una criticità che riguarda “tutta Italia, non solo Roma – ha sottolineato Galli – qualche anno fa i “predoni” erano interessati alle parti interne, come i navigatori. Adesso guardano altrove”. In sostanza, le razzie moderne puntano più alla novità: “Fanali led, airbag, le parti in plastica più esterne”.

Tra le altre cose, Galli ha evidenziato un altro tema. Ovvero quello della riparazione a regola d’arte: “Siamo sensibili a questo argomento – ha rilevato – anche perché rappresentiamo quasi 3mila carrozzerie. La domanda è: chi monta queste parti, queste componenti. A verniciare possono essere tutti capaci, ma allo stesso tempo è necessario che ci sia un aggiornamento mirato a conoscere le nuove vetture e le nuove tecnologie”. In parole povere: a fronte di un ipotetico risparmio c’è il timore di incorrere in un lavoro approssimativo, con pezzi di ricambio “non proprio ottimali”, con conseguenze sulla qualità del servizio e sulla sicurezza. “Ne abbiamo parlato nei territori” ha rimarcato Galli e il punto sarà illustrato pure ai rappresentanti del nuovo Governo. Senza dimenticare i rischi legati all’eventuale messa all’asta di auto e moto incidentate da parte di alcune assicurazioni, con gravi danni, acquistate “all’estero” per un recupero dei pezzi di ricambio.

Insomma, bene ma non benissimo.

Aggiornato il 22 marzo 2023 alle ore 11:20