Auguste Comte e Georg W. F. Hegel, sebbene a una prima analisi sembrano molto lontani, in verità arrivano alle stesse conclusioni: la predeterminazione del futuro dell’umanità. Lo ha ben evidenziato Friedrich von Hayek in L’abuso della ragione scrivendo che: “Per entrambi il contenuto essenziale della storia è rappresentato dalla crescente estensione del controllo cosciente dell'uomo sul proprio destino. (...) per entrambi la storia conduce a un esito predeterminato, cioè, può essere interpretata teleologicamente come una successione di fini via via realizzati”. Ed è per questo che oggi sono gli ideologi del “transumanesimo” che investe le nuove tecnologie, dai dispositivi per la connessione neuronale all’intelligenza artificiale, della missione mistica di salvare l’uomo dalla malattia, dalla vecchiaia e dalla morte.
Auguste Comte, fondatore del positivismo, sviluppò una filosofia della storia basata sulla “Legge dei tre Stadi”: quello teologico, quello metafisico e quello positivo. Questa progressione descrive il cammino, secondo Comte, dell’umanità verso una comprensione sempre più scientifica e razionale del mondo. Egli attribuiva un valore sacro alla scienza, considerandola il mezzo per migliorare il mondo e la condizione umana, tanto da fondare addirittura una vera e propria religione con la sua relativa “Chiesa Positivista”. Sostiene Comte che prima o poi si arriverà ad avere “l’amore come principio e l’ordine come base; il progresso come fine ultimo”, come dice Diego Fusaro auspicando perfino “una sorta di istituzionalizzazione del sapere scientifico come sapere religioso” così “la scienza non solo sostituirà la religione come fede, ma, addirittura, vi sarà una Chiesa della scienza, con il suo stuolo di funzionari e di santi”.
Nell’ultimo stadio prefigurato dal filosofo francese la scienza governerà tutte le sfere della vita non lasciando spazio alla libertà individuale.
Da un’altra angolatura Georg W. F. Hegel, presenta la sua visione dialettica della storia e del progresso, come un processo di realizzazione dello Spirito (Geist) in cui l’umanità si evolve attraverso conflitti e accomodamenti, per culminare in una forma di autocoscienza assoluta attraverso un percorso continuo di superamento di sé stessa e dei suoi limiti ed in cui non c’è spazio per la libertà dell’individuo. Fu Karl Popper a evidenziare che “ai nostri tempi l’isterico storicismo di Hegel è ancora il fertilizzante al quale il totalitarismo deve la sua rapida crescita” ne La società aperta e i suoi nemici. Hegel e Marx falsi profeti, vol. II.
Comte ed Hegel hanno una visione teleologica della storia, in cui il progresso è orientato verso un fine ultimo. Per Comte, è una società regolata dalla scienza attraverso la tecnologia; per Hegel è la libertà dello spirito, attraverso lo Stato.
Il transumanesimo si colloca in questo solco, proponendo come fine ultimo il superamento dei limiti biologici attraverso la tecnologia ed immaginando il progresso come processo cumulativo. Comte ed Hegel pensano la storia come movimento ascendente, caratterizzato da una crescita continua della conoscenza e della capacità umana, così lo stesso il transumanesimo.
Il suo programma di superamento dei limiti umani può essere interpretato come un’eredità contemporanea di queste visioni filosofiche. È il tentativo di realizzare, attraverso la tecnologia, ciò che Comte ed Hegel concepirono come destino dell’umanità: il raggiungimento del cosiddetto “Punto Omega” del gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin e recentemente rilanciato dal fisico statunitense Frank Tipler il quale nelle sue opere arriva a sostenere persino la futura manifestazione di un uomo immortale (L’Oltreuomo) un quasi Dio.
Proprio Hegel vedeva nella storia il dispiegarsi della Ragione Assoluta, dove ogni fase storica è un momento di una dialettica che porta al progresso. La sua idea di “aufheben” (superare e conservare) implica che ogni nuova fase non solo supera ma anche integra ciò che precede, portando a uno sviluppo verso una forma sempre più alta di consapevolezza e libertà. Il transumanesimo può essere visto quindi come un'estensione radicale dei concetti di Comte ed Hegel.
Sia Comte che Hegel avevano idee totalizzanti della storia e della società; il transumanesimo, con il suo obiettivo di una "post-umanità" è l'apice di questo iceberg, in cui l’umanità non solo si evolve ma si trasforma in qualcosa di fondamentalmente diverso.
Un aspetto centrale del transumanesimo è l’uso dell’intelligenza artificiale (Ia) per potenziare le capacità umane. L’Ia, in questo contesto, rappresenta un mezzo per accelerare il progresso storico e per avvicinarsi agli ideali di Comte e Hegel. Da un lato, incarna la razionalità scientifica di Comte, offrendo soluzioni avanzate in ambiti come la medicina, l’ingegneria e l’economia. Dall’altro, l’Ia per i transumanisti diventa una manifestazione del Geist hegeliano, un’espressione collettiva dell’intelligenza umana che evolve verso una maggiore consapevolezza e autonomia.
Il transumanesimo costituisce anche una forma di collettivismo, perché in virtù dell'idea di progresso “comune” e cumulativo, esso presuppone infatti che ci sia il sostegno pubblico dello Stato al suo sviluppo pianificato a livello centrale.
Una tale pianificazione sottende un intervento pervasivo ed “intelligente” volto a manipolare la presunta “evoluzione” umana, con l’uso dell’ingegneria, anche “sociale”, applicata alla biologia e alla struttura socioeconomica.
Questo approccio finalistico e salvifico ci porta alla considerazione che il transumanesimo è anche una forma dello gnosticismo, in questo caso a base tecnologica, che immagina di liberare l'umanità da malattie, invecchiamento e morte. Lo gnosticismo antico si basava su una sapienza esoterica, quello attuale, il transumanesimo, si impernia sulla scienza (la nuova gnosi) come la chiave per emancipare l'umanità dai suoi limiti biologici a dispetto della “natura” per giungere ad una superiore “post-umanità” o “super umanità”.
Un esempio contemporaneo di come le idee transumaniste e il potenziale dell’Ia possano essere tradotti in iniziative concrete è rappresentato dal progetto di Elon Musk Neuralink: il tentativo di superare i confini organici del cervello umano attraverso l’impianto di interfacce neurali. Questo progetto riflette l’ambizione prometeica di fondere tecnologia e biologia per ampliare le facoltà cognitive dell’uomo. Allo stesso modo, l’impegno di Musk per lo sviluppo “sostenibile” tramite Tesla e la colonizzazione spaziale con SpaceX incarna l’idea di progresso come superamento dei confini fisici e materiali, in linea con la “fede” di Comte nella scienza e con la dialettica del superamento di Hegel.
Il termine ultimo di questo processo di trasformazione post-umana potrebbe essere la ipotetica “singolarità tecnologica” o Punto Omega: un momento in cui il cambiamento sarà così rapido e profondo da determinare una mutazione inimmaginabile ed irreversibile della civiltà umana come profetizzano Vernor Vinge e Ray Kurzweil.
L’attimo, per ora solo congetturale e ancora non sottoposto a confutazione approfondita, in cui l’intelligenza artificiale (Ia) supererà l’intelligenza umana, se mai avverrà, determinerà una valanga tecnologica di cui sarà difficile per gli esseri umani prevederne gli esiti.
E se questa superintelligenza sviluppasse tecnologie ancora più avanzate in un ciclo di auto-miglioramento, portando all’integrazione tra umani e macchine, con l’innesto di interfacce neurali, impianti cibernetici, o altre forme di potenziamento tecnologico, ci piomberebbero addosso cambiamenti radicali nelle strutture sociali, economiche e culturali, che imporranno nuovi modelli di vita, lavoro, e interazione.
La singolarità tecnologica rappresenterebbe così l’applicazione radicale della razionalità scientifica di Comte e la svolta dialettica di Hegel.
E a quel punto, come notava Martin Heidegger, “solo un Dio ci potrà salvare” e a noi spetta oggi il compito di “preparare, nel pensiero e nella poesia, una disponibilità e una prontezza per l’apparizione del Dio (...) in modo che il nostro destino non sia quello, per dirla brutalmente, di crepare”.
Fermo restando quel che scrive Morris Raphael Cohen in Ragione e natura “l'uomo non è e non sarà mai l'Iddio davanti al quale egli debba inginocchiarsi”.
Aggiornato il 20 gennaio 2025 alle ore 17:57