Nel 2021, la partecipazione dei giovani tra i 20 e i 24 anni al sistema di istruzione e formazione è stata del 38,3 per cento, con notevoli differenze regionali. Emilia-Romagna e Lazio hanno registrato i valori più alti, rispettivamente del 53,9 per cento e 53,5 per cento. Le regioni del Mezzogiorno, l’Abruzzo, e alcune regioni del Nord avevano valori chiaramente inferiori alla media.
A livello europeo, l’Italia è al di sotto del tasso medio del 44,8 per cento. Nel 2023, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente gli studi è scesa al 10,5 per cento. Tuttavia, nel Mezzogiorno questa percentuale è più alta, raggiungendo il 14,6 per cento. L’abbandono scolastico precoce è più diffuso tra i ragazzi (13,1 per cento) rispetto alle ragazze (7,6 per cento). Il benchmark europeo per il 2030 è fissato al 9 per cento. Nel 2023, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano (Neet) rappresentano il 16,1 per cento della popolazione in questa fascia di età. La percentuale è più alta tra le femmine (17,8 per cento) rispetto ai maschi (14,4 per cento).
Nel Mezzogiorno, la quota dei Neet è più del doppio rispetto al Centro-Nord, con il 24,7 per cento contro l’11,2 per cento. L’Italia si colloca tra i Paesi con le percentuali di Neet più elevate. Nel 2023, il 30,6 per cento delle persone tra i 25 e i 34 anni possiede un titolo di studio universitario, ma esiste un significativo divario di genere a favore delle femmine, con il 37,1 per cento rispetto al 24,4 per cento dei maschi. Questo dato è ancora lontano dall’obiettivo continentale del 45 per cento, da raggiungere entro il 2030 e stabilito dal Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione. Starà alle istituzioni, ancora una volta, pianificare strategie ed investimenti che possano favorire una rapida crescita del settore scolastico-universitario nostrano.
(*) Presidente di Ripensiamo Roma
Aggiornato il 21 giugno 2024 alle ore 17:25