Enheduanna compone i primi versi poetici del mondo

Siamo all’alba della civiltà letteraria scritta e, soprattutto, poetica. I primi versi del mondo sono stati composti in Mesopotamia. Questi, sono stati incisi dalla principessa Enheduanna su una tavoletta. Unica figlia femmina assieme a quattro maschi, il suo nome significa “ornamento della dea”, e si ritiene che sia vissuta tra il 2285 e il 2250 avanti Cristo. Non si tratta di una autrice qualsiasi. Enheduanna è la figlia del re Sargon I della regina Tashlultum. Rimane sconosciuta fino al 1927. Acquista notorietà mondiale con la scoperta dell’archeologo Sir Leonard Woolley che scopre numerosi reperti che riportano il suo nome. Nel ruolo di somma sacerdotessa del tempio di Ur, la dinastia akkadica di Sargon I si attribuisce un’aura divina. In questo altissimo ruolo Enheduanna rivela anche notevoli doti di mediazione politica

I versi sono una profonda e delicata invocazione alla dea Inanna – divinità lunare – e agli Dei, perché lei sia liberata dalla prigionia del re usurpatore e ribelle Lugalzagesi re di Umma, di Uruk e di Ur. Enheduanna fugge nelle steppe cacciata dalla città di Ur. Sargon I recupera il potere, caccia e uccide l’usurpatore e lei ritorna alle sue alte funzioni.

L’occasione la ispira a scrivere i seguenti versi di ringraziamento:

…La più grande signora nello splendore della sala del trono

Ha accettato le sue offerte,

Nel cuore di Inanna è stata restaurata.

Il giorno fu favorevole con lei,

era vestita per far risaltare la sua bellezza,

era vestita sontuosamente come una Signora.

Come luce di luna crescente, era abbigliata

Quando Inanna apparve in questa visione.

Tutti benedissero Ningal, la madre di Inanna

Tutti i celesti gridarono Salve” …

Il ritorno apre un periodo felice di brevissima durata. Muoiono due suoi fratelli. Il terremoto devasta la regione. I lutti le perdite affettive le fanno scrivere questi versi immortali:

Ninmesharra (Signora di tutti i me)

(LEsaltazione di Inanna -Incipit)

Regina di tutti i me (*), troppo numerosi per tenerne il conto, che sorgi come una luce splendente

Donna determinata, rivestita di fulgida radianza, amata da Anu ed Urash (la moglie di Anu),

Prediletta di Anu, tu sei grande su tutti i sigilli

Tu che ami la giusta corona, che è perfetta per il sacerdote,

resa potente da tutti i suoi sette me …

mia regina! Tu sei la custode di tutti i grandi me!

Tu che hai preso i me, tu che hai tenuto i me nelle tue mani

Tu hai riunito i me, tu li hai tenuti stretti al tuo petto.

Come un drago, tu scagli veleno sulla terra del nemico.

Nelle regioni dove saetti come il dio Ishkur (o Ninurta), Asnan non esiste più, secondo il tuo volere.

Acque turbinanti inondano le terre del nemico

Tu sei la Suprema in Cielo e in Terra, tu sei Inanna!

Poema di Enheduanna figlia del re akkadico Sargon I, 2285 avanti Cristo

(*) “Tutti i me” sono tutti i poteri divini.

Questi 153 versi confermano la sua fermissima fede e nella esaltazione della Dea Inanna che si rivela la divinità più importante del complicato pantheon mesopotamico. E la conferma come la prima persona della storia che considera la parola scritta come un veicolo di conoscenza. La tavoletta con il poema è stata scoperta nel XX secolo assieme ad altre cinquanta copie, segno che successivamente costituiva un riferimento culturale ed un importante esercizio per gli scribi. È autrice di ulteriori quarantadue inni dedicati ai templi di Sippar, Esnunna, Eridu e tre poemi. Enheduanna è incaricata dal padre Sargon di fondere le mitologie. Procede alla fusione tra le credenze e i rituali legati alla dea sumerica Inanna e alla dea accadica Ishtar. La principessa ha evidenziato questo intreccio nei suoi inni e poemi religiosi e letterari. Elabora quindi un coerente sistema teorico accomunando credenze diverse all’interno dell’impero.

Enheduanna è la prima autrice ad apporre la firma sulla sua opera: A compilare la tavoletta (è) Enheduanna. Mio signore, ciò che è stato creato (qui) nessuno lo ha creato prima”.

Vive nelle terre del Tigri e dell’Eufrate, nella zona più meridionale dell’attuale Iraq, una piana alluvionale molto fertile che si alterna a pesanti periodi di siccità.

Abbiamo la sua effigie in un medaglione di alabastro. Lei indossa una benda intorno ai fianchi, simbolo dell'alta dignità sacerdotale di fronte ad un altare.

(*) In foto il Disco di Enheduanna, raffigurante la sacerdotessa durante una cerimonia religiosa. Museo di Archeologia e Antropologia dell’Università della Pennsylvania.

Aggiornato il 22 maggio 2024 alle ore 10:23