È una storia callimachea quella narrata dal volumetto edizioni Dante & Descartes ed intitolato Storie di libri piccoli, nani, minuscoli. Una storia di curiosità alessandrina, squisitamente barocca, intessuta di meraviglia e stupore, ma anche di ossessiva ricerca di quel qualcosa in più, anzi in meno.
Grazie all’esperienza ed alla sensibilità dell’autore - il libraio napoletano Raimondo Di Maio - siamo condotti lungo una sequela di piccoli capolavori, libri nati per necessità o per stupire, che nella loro inimmaginabile misura, hanno veicolato non solo sapere, ma bellezza e cura, per tutti i secoli della travagliata, ma sfolgorante storia del volume.
Dal minuscolo, Galileo a Madame Cristina di Lorena (1615), stampato nel 1896, con l’imponderabile dimensione di cm 1,5x0,9, al Dantino, una Commedia, su “carta americana”, ciascun foglio della quale “veniva tagliato in otto parti; ogni parte messa sotto il torchio rendeva due copie di un foglietto e ogni foglio corrispondeva dunque a 16 fogli, ovvero a 128 carte, ossia 256 facciate, di cm 4x6”.
Un profluvio di collane, volumi per ragazzi, volumi religiosi, la munificenza delle Opere complete di Voltaire in 64° pubblicate da Didot nel 1825, quel Don Chisciotte in tre volumi, dello spessore di pochi millimetri che fa la curiosità di un’Esposizione parigina. E dietro tutto, fatica e genio, come quelli di Antonio Farina che nel 1834 presentò all’Esposizione di Brera il suo miracolosamente microscopico occhio di mosca, carattere minuscolo e nitido, senza il quale tanti capolavori ricordati dal Di Maio non avrebbero superato la prova della lettura.
A questo inventario di gioielli in carta, ha fatto seguito di recente una mostra curata dallo stesso Di Maio e da Antonella Cristiani, che come il Parnaso ambulante gira l’Italia alla ricerca di intenditori, nella convinzione crociana che non sia il lettore a scegliere il libro, ma la carta a trovare la propria strada verso l’occhio attento. Un occhio, in questo caso, dedito al fine in tutti i sensi che nel volumetto recensito e nella esposizione che gli dà corpo, non potrà che trovare soddisfazione e l’aulico “eco di un più alto sentire”.
Aggiornato il 23 aprile 2019 alle ore 14:13