Agricoltori, la protesta “è la punta dell’iceberg”

La rabbia degli agricoltori ieri è esplosa a Bruxelles. Ancora sono davanti agli occhi le immagini dei copertoni dati alle fiamme. Così come il lancio di uova e petardi a un tiro di scoppio dalla sede del Consiglio europeo. Le note dolenti, da parte di chi manifesta, vanno dall’eccessiva burocratizzazione alle misure del Green deal fino gli accordi di libero scambio con il Mercosur.

La protesta, peraltro, rappresenta “la punta dell’iceberg di un profondo disagio degli agricoltori europei. Per troppo tempo e per troppi anni non sono stati ascoltati”. Questo il commento di Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, che in un’intervista alla Stampa sottolinea: “Per troppi anni non sono state ascoltate le esigenze del settore agricolo. Anziché accompagnarci verso un mercato sempre più competitivo, l’Europa ci ha chiesto di diminuire anche del 20 per cento la produttività. Ci sono riforme che annullano la possibilità di stare sul mercato”. Secondo Giansanti, all’Europa manca “una visione, la politica dell’attuale Commissione non risponde ai valori fondativi di armonizzare l’agricoltura in Europa”. E sulla carne coltivata chiosa: “È l’apoteosi della follia di quest’ultimo periodo dell’Europa”.

Giovanni Bernardini, vicepresidente di Copagri, contattato dall’Opinione osserva, in primis, che il mondo agricolo da una decina di anni sta soffrendo. E parla di una “situazione drammatica”. Oltre ad aggiungere: “Sono stati diversi gli elementi che hanno scatenato la protesta degli agricoltori. Uno su tutti è quello legato alla redditività, che si è ridotta”.

Un’altra questione, poi, sulla quale Copagri si sta battendo con forza è quella legata ai costi di produzione: “È necessario evitare che i produttori vendano sottocosto”. Insomma, se è tangibile l’incertezza nel comparto del mercato agricolo, a causa di un venir meno delle garanzie economiche offerte dalla politica agricola comune, è fondamentale sia una programmazione – sul lato delle imprese che una strategia – sul versante politico – per tutelare un settore chiave per l’economia di questo Paese.

Altro punto toccato da Bernardini è quello dei regolamenti comunitari volti all’attenzione all’ambiente. Un aspetto, ribadisce, che certamente non va sottovalutato. Perché il collegamento terra-ambiente è evidente. Il messaggio mal interpretato, a suo avviso, è quello che dall’Ue vengano messi a disposizione fondi per l’agricoltura affinché quest’ultima mantenga l’ambiente. “Ma – replica Bernardini – con regole che sono difficili da comprendere, come quel 4 per cento – di cui oggi parlano tutti – tenuto a riposo”.

Infine, Giovanni Bernardini menziona i giovani. In questi termini: “Il comparto agricolo, basta vedere le statistiche sia italiane che europee, è uno dei settori produttivi più anziani. Invece, dobbiamo investire sui giovani. Non solo con premi di insediamento, ma anche con tutta una serie di misure per metterli in condizione di lavorare”. A tal proposito, Bernardini tira in ballo la connettività. Più precisamente: “Oggigiorno, se non hanno uno smarphone o un iPad, sembra che ai giovani manchi l’aria. Allo stesso tempo, potrà apparire una contraddizione ma è così, l’entroterra dello Stivale, diciamo tutta il versante appenninico, è sprovvisto di una connettività decente. Un giovane che entra in azienda porta sia investimento che innovazione. Quell’innovazione che può essere utile per il mercato agricolo. Insomma – termina – più che il palliativo della deroga annunciata da von der Leyen, bisogna parlare di redditività, strutture, strategia. E per far ciò servono mesi, se non anni di lavoro”. Questa, in sintesi, la strada da seguire. A meno che gli agricoltori non vengano annebbiati con decisioni che, secondo qualcuno dei piani alti, sono spacciate come risolutive.

Venendo alla cronaca, la protesta dei trattori in Belgio si muove in direzione del confine con l’Olanda. Nella parte delle Fiandre sono registrati blocchi sulla A12, sulla E19 e sulla E34. Chiusi alcuni caselli autostradali nei Paesi Bassi, in entrata ma anche in uscita. Blocchi segnalati pure in Vallonia. Si moltiplicano i blocchi ai centri di distribuzione dei supermercati.

Nel nostro Paese, invece, prosegue il presidio degli agricoltori e pastori sardi davanti al varco Dogana del porto di Cagliari. Nella notte, si segnalano fischi, fumogeni e il suono dei clacson. In provincia di Macerata, a San Severino Marche, vengono esposti dei cartelli, che recitano “al fianco degli agricoltori custodi della terra” e anche “l’agricoltura sta morendo, la nostra fine sarà la fame di tutti”. Circa cinquanta le persone in piazza del Popolo. Secondo quanto appreso, i mezzi agricoli in piazza e il sit-in proseguiranno fino alle 18. La protesta, va detto, è pacifica. Tra le criticità esposte, la “difficoltà crescente di collocare i prodotti sul mercato nazionale”, la riforma della politica agricola comunitaria considerata sia “punitiva” che “cervellotica nella sua applicazione”. Senza dimenticare la “concorrenza sleale di prodotti a bassissimo costo provenienti da altri Paesi”. A cui va aggiunta la “mancanza di controlli adeguati alla sicurezza alimentare dei cittadini su quanto proviene dall’estero”.

In Francia, all’indomani degli annunci del premier Gabriel Attal e del presidente Emmanuel Macron, la maggior parte degli agricoltori transalpini sta mettendo la parola fine alla mobilitazione. Permangono alcuni punti critici per la circolazione e per alcuni dissidenti rispetto ai principali sindacati che non hanno ancora smobilitato. Due settimane dopo l’inizio della protesta, i sindacati Fnsea e i Giovani agricoltori lanciano l’appello a sospendere i blocchi stradali, viste le parole di Attal, che annuncia delle misure a sostegno dell’agricoltura.

Aggiornato il 02 febbraio 2024 alle ore 13:46