Rappresentanza diretta nel Parlamento digitale

Democrazia è rappresentanza diretta. I cittadini che decidono, con il proprio voto, sono responsabili di ciò e di chi hanno scelto ed eletto. Viceversa, da parte dell’eletto, questi è parimenti − se non maggiormente − responsabile di ciò che fa in attuazione e in risposta a coloro che lo hanno eletto. La nostra democrazia è rappresentativa, nel senso che rappresenta gli elettori. E ciò deve essere fatto stabilendo il più diretto rapporto tra elettore ed eletto, e viceversa. Si deve stabilire il più stretto rapporto tra il  rappresentante ed il rappresentato. Deve sussistere un riscontro agevole e svelto, continuo riguardo a ciò che il rappresentante fa in corrispondenza di quanto è stato a questi delegato a fare, dal rappresentato. La rappresentanza deve cioè svolgersi con la partecipazione pressante dei rappresentati. Il Parlamento deve essere la somma dei rappresentanti dei rappresentati. L’istituzione tramite cui si attua il volere degli elettori con atti e provvedimenti a questo coerenti. Detto ciò, è evidente che non sono necessari mille parlamentari tra Camera e Senato. Sono troppi. Ne bastano trecento, in tutto. In realtà, andrebbe abolito interamente il Senato. Basterebbero un centinaio di rappresentanti diretti e legati a triplo filo con gli elettori. Non solo. In futuro, grazie ad Internet ed alle piattaforme in grado di catturare, con la sicurezza della firma digitale, il voto degli elettori tutti, esisteranno nuove forme di vidimazione e di manifestazione della volontà dei cittadini elettori. Ma sarà inevitabile arrivare a forme differenti di raggruppamento di voto e anche di sua attuazione negli atti e nei provvedimenti coerenti.

Dire ciò non significa essere autoritari o volere forme di autoritarismo digitale. Non si è cioè contro il Parlamento, ma a favore della normale e scontata evoluzione e progressione positiva delle nostre cose. Il progresso è inevitabile. Il computer ed Internet hanno dato una ottima e brillante accelerata ad ogni nostro modo di vita. Figuriamoci se non rivoluzionerà anche, e in positivo, il nostro modo di esprimerci e di volere. Di organizzarci ed esserci all’interno della nostra collettività – interna, cioè nazionale, così come europea e internazionale, globale − Alla luce dell’esistenza di Internet, è davvero obsoleto andare a prendere la tessera elettorale per poi recarsi fisicamente al seggio dove va in scena la pantomima del voto con la matita dietro paraventi e tra cartoni . È come firmare con penna d’oca inchiostro e calamaio!  Oggi si firma digitalmente. È davvero difficile pensare che il Parlamento stesso non cambi modalità di esistenza e di espressione. La garanzia della democrazia e del nostro sistema democratico deve mantenere il suo perno fondante nello stretto rapporto tra eletto-elettore e  nella loro responsabilità. Vuol dire che si risponde economicamente di quanto si fa, in base alla nuova categoria della responsabilità politica diversa da quella giudiziale. Infine, va attuato quanto demandato, pur secondo modalità di dazione e recepimento che potranno  variare, e varieranno in futuro certamente, in base a ciò che il progresso metterà a disposizione di noi tutti.

Aggiornato il 27 luglio 2018 alle ore 15:27