Il corpo-soggetto: un paradigma liberale/17

La Guerra

Recentemente, ogni volta che può, questo Potere impersonale globale lancia nuove emergenze: pandemie, crisi climatiche, siccità, terremoti. L’emergenza e la politica dell’emergenza consentono il superamento delle naturali e ordinarie condizioni legislative e giuridiche. Il Potere giustifica la sua eversione per cause di forza maggiore. Ma di emergenza in emergenza, dalla pandemia al cambiamento climatico, dal terrorismo alla immigrazione di massa, giungiamo, infine, alla guerra, che delle emergenze è la grande madre.

Da quando è stata introdotta la coscrizione obbligatoria, la guerra consegna al Potere (maiuscolo) il potere (minuscolo) illimitato di vita e di morte sui corpi delle persone. Nessun’altra emergenza riesce a conferire una tale facoltà a chi esercita il governo di un Paese. Occorreva qualcosa di sconvolgente, una premessa dirompente per aprire alla possibilità della guerra, e la pandemia del Covid, con tutte le ombre, sulla sua gestione, è stata una premessa perfetta.

Più si ragiona con calma − e tanto sangue freddo − sulla inedita deriva statalista, e con moneta a debito, assunta dalle economie nazionali del XXI secolo e più si vede come lo sbocco quasi ovvio di questa follia, che è una moneta che si è lentamente sganciata da qualunque valore reale, è una economia di guerra ad altissima inflazione e gestita quasi al cento per cento da apparati di Stato che hanno, in pratica, bisogno di un solo bene primario: le armi.

Tanta, da parte dei governi, sarà la foga di divorare ogni valore esistente e di utilizzarlo per la macchina militare − che fa sicuramente venire in mente le facce di Richard Burton, Marlon Brando, Joachim Phoenix o altri interpreti cinematografici di Napoleone Bonaparte, mentre impongono nuove tasse desiderosi di sfornare cannoni e armi per le loro campagne belliche − che ogni altro bene o strumento diviene secondario.

Al punto − come avvenne per i tedeschi nel 1941, e come avviene per il governo italiano oggi − di perdere di vista addirittura il problema fondamentale: le risorse per condurre la guerra.

Il carburante, l’energia, ed oggi, le terre rare. 

Senza essersi assicurate le risorse la guerra si perde.

Come del resto si perde senza cibo.

E l’inflazione galoppante nel prezzo dei generi alimentari è un segnale che va in questa direzione.

Certo, in questa situazione globale, l’appetito dei produttori di armamenti, affamati di ricchezza, è un motore fondamentale, ma non si può non definirlo collaterale alla follia statalista della classe politica economica e mediatica al potere, le quali, nell’Etnocentrismo − l’additare cioè alla propria popolazione un nemico come male assoluto, e nel muovergli guerra e odio − crede di poter far fronte alla propria inevitabile fine, come avvenne per tutti i totalitarismi.

Insomma, tutto nei fatti depone a favore della guerra imminente.

Mondiale e devastante, forse atomica. Questo tempo, in parte ancora pacifico, non è che il tempo necessario al riarmo mondiale da parte del mondo occidentale, per spirito di profitto, proprio come è avvenuto per mascherine, tamponi e vaccini fino all’altro ieri.

La speranza non ci deve abbandonare, la fede deve continuare ad operare sempre, l’aspirazione alla pace deve essere immensa, ma i segni dei tempi ormai purtroppo parlano chiaro.

C’è un trasferimento del conflitto che esiste in ognuno a livello interiore individuale, direttamente nella società.

La libertà della società di massa liberale ha avuto successo, ma sta portando oggi a una sua inversione a U.

Del resto, la guerra significa rivoluzione, reset e cambiamento.

Le guerre di conquista del Seicento e Settecento sono alla radice della Rivoluzione francese, poiché la scriteriata ricerca di finanziamenti per farle, aveva raso al suolo le casse dello Stato francese, indebitamento al quale la classe media francese, infine, si ribellò.

La Prima guerra mondiale è alla radice degli sconvolgimenti che portarono alla fine degli Imperi centrali, e dell’Austria Felix, e dell’Impero russo, con la Rivoluzione russa.

La Seconda guerra mondiale piegò per decenni la Germania, determinò il dominio americano sul mondo, causò il trionfo del maoismo in Cina.

Inflazione galoppante, cambi di proprietà, costruzione di nuove élites di potere: questi sono gli eventi devastanti che una nuova guerra porta con sé. Questa volta il reset e la rivoluzione sono piani reali che non vengono più nascosti: ce li racconta la narrativa di Davos, villaggio svizzero dove gli uomini più ricchi della terra (riuniti nel World Economic Forum) prendono le decisioni per tutti gli altri.

La guerra, infine, modifica – proprio come ha fatto la pandemia – il nostro rapporto con la Morte.

Essa ha lo scopo di abituare gli individui alla morte, di far diventare la morte dei giovani per malattia o per arma da fuoco una cosa usuale. La macabra conta dei morti durante la crisi pandemica aveva lo scopo di “assuefarci” alla morte.

Una morte che, sempre più oggi si comprende, è stata imposta alla popolazione. Se si pensa che le cure che gli stessi estensori della verità di “di Stato e media” sulla “risposta vaccinale”, come il virologo Galli, sono stati salvati dal virus letale utilizzando massivamente il protocollo preparato alla Giovanni XXIII di Bergamo – sconfessato invece dal silenzio ministeriale – e dalle scoperte mai rese rimedi “ufficiali”, come plasma (la tragica fine di De Donno fa pensare, tutti noi, con enorme tristezza) e monoclonali, si comprende l’ipocrisia di fondo che ha accompagnato la gestione pandemica che prescriveva “Tachipirina e vigile attesa”.

La Prima e la Seconda guerra mondiale – la Prima assai più che la Seconda – fecero entrambe leva su correnti sociali e di pensiero che percorrevano l’Europa e l’Italia dell’epoca. In Italia il Potere – nel 1940, totalitario e fascista – si vedeva facilitare il compito dagli eventi. Le città irredente della Prima, e le sanzioni subite dalle plutocrazie, per quanto riguarda la Seconda, riuscivano a scaldare più di qualche cuore nella società. 

Cosa in quelle correnti era mediato dal vero e cosa dalla menzogna? Questa è la domanda che oggi, a ragion veduta, ci si potrebbe fare.

(*) Leggi i capitoli precedenti: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16

Aggiornato il 25 gennaio 2024 alle ore 15:24