Il corpo-soggetto: un paradigma liberale/8

Il corpo per Merleau-Ponty e per Foucault

Il corpo-soggetto, dunque, nel momento in cui fa esperienza diretta del mondo, la fa partendo da un insieme di chiare propriocezioni che si combinano nella percezione sintetica dell’essere-corpo. Quel corpo che, con i sensi, le sue memorie e le sue conoscenze ed il suo bagaglio di esperienze, è il nostro punto di vista sul mondo. I bisogni e i desideri, le proprie aspirazioni dispiegano la sua attività e la sua azione. Allo stesso tempo, però, il soggetto, in quanto corpo, può essere un oggetto, di percezione, di attenzione, azione, o un oggetto scientifico, al pari di tutti gli altri corpi. La percezione di avere-un-corpo determina la cura di esso, la sua conservazione, la sua custodia e la sua gestione.

Tutti, dunque, in definitiva siamo-corpo e, contemporaneamente, abbiamo-un-corpo.

La dicotomia e il conflitto, psicologico e sociale, venuto drammaticamente fuori con la pandemia, nasce proprio da qui. Tutti abbiamo due dimensioni che danno vita a due fenomeni psico-sociali.

È stato utile, durante questa ricerca, trovare dei cardini, dei modelli, e anche dei campioni filosofici, epistemologici e morali, del Corpo-soggetto, o Essere-Corpo, da una parte e del Corpo-oggetto, o Avere-un-Corpo dall’altra.

Le due correnti culturali che si fronteggiano qui sono la fenomenologia e lo strutturalismo. Una parte dal dato di coscienza individuale per stabilire una oggettività, che svela, dopo una sospensione (l’epochè), nel “fenomeno”. L’altro parte dalla “cosa”, dalla struttura, per stabilirne le cause nascoste, o il fine delle cose. L’approccio, come si vede, è molto diverso, al punto che una vera contrapposizione non si è mai manifestata.

Così, due veri campioni filosofici ingaggiano una battaglia culturale tutta francese, che è potuta essere solo postuma: il fenomenologo Maurice Merleau-Ponty, allievo di Husserl, e lo strutturalista, quasi costruttivista, Michel Foucault, i quali a distanza di dieci anni (1960, il primo, e 1970, il secondo) hanno tenuto le loro lezioni al College De France.

“Io sono sempre dalla stessa parte del mio corpo – scrive Merleau-Ponty – esso si offre a me sotto una prospettiva invariabile... può difficilmente essere messo a distanza, e non si può far variare l’esperienza del corpo che in limiti molto stretti, questo tende a fare del corpo il punto di vista di tutti i punti di vista”. In altre parole, il corpo è una soggettività, e anche una intersoggettività, per quanti sforzi si faccia per renderlo un oggetto, si inciampa sempre nell’ostacolo che il corpo-soggetto rappresenta, in quanto percettore, in quanto vissuto e in quanto perno esistenziale. “Il corpo non è un oggetto ma una esperienza soggettiva” conclude il fenomenologo.

Foucault, il filosofo della denuncia del “sorvegliare e punire”, è anche l’inventore della biopolitica, ovvero quella forma di potere che ha come oggetto la stessa vita umana. Parlando della sessualità nel 1984 scrisse: “dobbiamo capire che con i nostri desideri, e attraverso di essi, si creano nuove forme di relazione, nuove forme d’amore, nuove forme di creazione”. La soggettività individuale, per Focuault, si può costruire, ed è inscindibile dalla gestione di popolazioni nella loro interezza. La biopolitica è quindi inscindibile da una tecnologia politica che ha al suo centro la cura sia per una popolazione che per i soggetti che la compongono, e che trova la sua giustificazione sia nell’interesse della società in generale che per ogni individuo, ma non nell’interesse di un sovrano”.

Quel che sembra evidente in Foucault è che, nella denuncia del potere oggettivante, finisce con lo schiacciare la soggettività e l’individualità del corpo. L’individuo e il suo corpo si fanno, in altre parole, oggetto di coercizione del potere. Ovvero il potere e il corpo sul quale il potere agisce sono due facce della stessa medaglia.

Per Foucault il corpo non può comprendersi se non per la mediazione delle strutture che lo dicono e lo parlano. Per lui la filosofia del corpo è filosofia del corpo parlante, dunque filosofia del linguaggio. “Ogni società ha il suo corpo, che è sottomesso a una gestione sociale e obbedisce alle sue regole”. Anche Norbert Elias nella sua “civilizzazione” del corpo sostiene questa storicizzazione e questo adattamento del corpo all’evoluzione sociale, ma in Elias, non si prescinde mai dal dato biologico e dal sostrato emotivo del corpo, inteso come unità psicofisica dell’individuo, facendo tornare la sua speculazione a una soggettività fenomenologica merleaupontiana. 

Il corpo di Foucault è invece dipinto come sottoposto alle rigide regole dell’ordine sociale. Il corpo degli uomini è dunque un corpo-oggetto di disciplina e sorveglianza. Corporeità e natura, fisicità, emotività e aspetti biologici sono estromessi dal Corpo di Foucault, al quale non resta che la sessualità. Per Foucault la padronanza e la coscienza del proprio corpo sono concessioni del potere.

Al libero desiderio del corpo e alla sua libera espressione si è potuti giungere solo attraverso un lavoro ostinato che il potere ha esercitato sul corpo dei bambini, dei soldati, dei sani, dei malati. Il potere, con la biopolitica, è penetrato nel corpo.
A Foucault interessa come il corpo sia un prodotto del discorso e il tema primario per lui è la normalizzazione del corpo da parte delle scienze sociali. È il trionfo del corpo come rappresentazione, certamente riabilitato dopo essere scomparso con il cogito cartesiano, ma certamente non ancora come corpo-soggetto.
Potere e Corpo-oggetto, meramente, sono dunque nell’orizzonte corporeo foucaultiano, un Giano bifronte, due concetti permeati di impersonalità e, quindi, anche di irresponsabilità.

Chi si rende corpo-oggetto, chi non esercita una opzione soggettiva nella vita, lasciando che il sistema decida per sé, si auto-reifica, diviene una cosa che qualunque Potere può manipolare, gestire e usare per i propri scopi. In altre parole, occorre introdurre in questo ragionamento complesso anche il Potere, e in particolare il Potere politico, che in ogni guerra svolge un ruolo primario.

Pertanto, in questo conflitto tra i fautori dell’essere-corpo e quelli dell’avere-un-corpo, non ci sono dubbi su quale delle due fazioni il Potere appoggi e sostenga, ovviamente se questo viene inteso come una entità unitaria, al di là delle persone che lo compongono. Il Potere, sostantivo, viene dal verbo potere, che descrive l’azione che rappresenta l’opportunità, la possibilità che viene data a un soggetto di fare una qualunque cosa. Chi può ha dunque la libertà di agire, grazie alle sue caratteristiche, alle sue prerogative, alla sua rispondenza a dei criteri prestabiliti, in breve, al fatto che abbia ricevuto dall’autorità una investitura. In altre parole, grazie al il corpo-oggetto la libertà di agire originaria dell’essere-corpo è stata delegata a sua maestà il Potere.

(*) Leggi la prima parte

(**) Leggi la seconda parte

(***) Leggi la terza parte

(****) Leggi la quarta parte

(*****) Leggi la quinta parte

(******) Leggi la sesta parte

(*******) Leggi la settima parte

Foto di Timothy Dykes

Aggiornato il 23 giugno 2023 alle ore 13:14