Not in my house. Era questa la celebre frase – legata al gesto del “no” fatto con l’enorme dito indice – che Dikembe Mutombo usava per celebrare ogni stoppata effettuata sui parquet prima dei Denver Nuggets, poi degli Atalanta Hawks e dei Philadelphia 76ers. Ma anche i New Jersey Jets, i New York Knicks e gli Houston Rockets sono stati la “casa” di uno dei difensori più forti della storia dell’Nba, che si è spento a 58 anni a causa di un tumore al cervello. Nel 2022, la lega aveva reso noto della malattia, e del fatto che Mutombo stelle lottando contro questo male.
Era originario dello Zaire (ora Repubblica democratica del Congo) ed è stato fra i primi campioni africani del basket americano. Mount Mutombo era alto 2.18 metri, e grazie alla sua intelligenza tattica e le sue doti atletiche è stato il recordman di stoppate per tre stagioni consecutive – dal 1993-1994 al 1995-1996 – e dei rimbalzi, di cui è stato il detentore per le stagioni 1999-2000, 2000-2001. Dikembe è membro della Hall of Fame del basket americano dal 2015, da soli sei anni dopo il suo ritiro ufficiale, ed è secondo nella classifica all time di stoppate, dietro solo ad Hakeem Olajuwon. Infine, per ben quattro anni (1995, 1997, 1998, 2001) è stato eletto come miglior difensore della lega, primato eguagliato da Ben Wallace e Rudy Gobert.
Ci sono ragazzini nei campetti di tutto il mondo che stoppano l’avversario e gli fanno di “no” con il dito, probabilmente senza sapere chi ha inventato questo gesto. Probabilmente, perché un Mutombo è, anche giustamente, meno celebre di un Jordan o un Bryant. Ma va bene così, perché Dikembe è stato molto più di un giocatore di basket. Negli ultimi 30 anni, l’unico nuovo ospedale costruito in Congo è stato innalzato grazie a un suo investimento. Mutombo ha poi continuato a costruire interi quartieri e case popolari nel suo Paese. Poi, grazie alla sua fondazione, ha aiutato stabilmente i più poveri del Congo, del Sudan e di Washington – la città in cui ha vissuto gran parte della sua vita – ed è inoltre stato un portavoce delle Nazioni unite e un fermo sostenitore del Comitato paralimpico Usa.
Oltre ad essere diventato parte del gergo Nba (not in my house), Dikembe Mutombo è riuscito a diventare un esempio fuori dal parquet, che ha fatto della missione umana il senso della sua vita dopo lo sport. Farewell, Mt. Mutombo.
Aggiornato il 02 ottobre 2024 alle ore 09:28