Ritratti. Dio perdona, Riga-nò

Tutto inizia a Lipari. Poi i campi di periferia, l’approdo a Firenze, la parentesi nella Liga spagnola (al Levante), il ritorno in Italia e la chiusura del cerchio nel calcio dilettantistico. Una vita a suon di gol (oltre 300) senza mai dimenticare le origini e il punto di partenza. Christian Riganò, ora, ha 49 anni. Ha segnato ovunque, a chiunque e in tutti i modi. Appesi gli scarpini al chiodo, è tornato al suo vecchio mestiere: il muratore.

In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex attaccante della Fiorentina – che ha vestito pure le maglie, tra le altre, di Messina, Taranto e Ternana – ha raccontato: “Avevo lasciato questo mestiere a tre quarti, nemmeno a metà. Io sono questo: amo costruire e riparare le cose. Così, non avendo avuto chiamate per allenare sono tornato a fare il mio lavoro”.

Una famiglia numerosa. E i ricordi del passato che non si cancelleranno mai: “Mio padre Vincenzo, che purtroppo non ha fatto a tempo a vedere che avevo realizzato il mio sogno, faceva il pescatore e mia madre ci ha cresciuti uno ad uno… Ho preso due patentini per allenare… Amo il calcio, ma si vede che non sono adatto per quello di oggi, fatto principalmente di sponsor, non accetto compromessi. Certo, se poi arrivasse la chiamata giusta sarei pronto a tornare in panchina”. Tra tante parole, però, c’è pure la realtà delle cose: “Sì, ho guadagnato bene e ne sono felice. Nella mia intera carriera, però, ho incassato quanto molti giocatori di media fascia oggi guadagnano in due-tre mesi. Così, poi, bisogna tornare a lavorare”.

Il cuore a Firenze, dove c’è una scritta sul muro a ricordarlo: “Dio perdona, Riga-no!”. L’esordio in Serie a 30 anni e quella magica stagione a Messina – 2006/2007 – dove ha realizzato 19 reti. La chiamata in Nazionale, però, non arriverà.

Adesso vive non molto distante dalla curva Fiesole. Nulla da chiedere di più alla vita. Perché restano le certezze: “Lo spogliatoio è la cosa che mi manca di più: lì si litiga e si scherza, è il cuore del calcio. Ho avuto l’onore di giocare contro Del Piero, Batistuta, Er Pupone… Però io sono di vecchio stampo, come al lavoro: datemi una terra e, con due colleghi, siamo in grado di tirare su una casa”.

Aggiornato il 28 luglio 2023 alle ore 17:37