Ritratti. Neville Southall: grande, grosso, monumentale

Llandudno è una cittadina del Galles. Da qui parte un gigante – in tutti i sensi – che approda a Liverpool, sponda Everton, dove conquista i gradi per accedere alla categoria dei monumenti eterni. Un giro nemmeno banale, dalle miniere di rame alla fabbrica di “caramelle” del quartiere britannico. Il tutto concentrato in un nome e un cognome: Neville Southall.

Ben 578 partite con i Toffee, con cui conquista due campionati inglesi, due coppe d’Inghilterra, quattro Charity Shield, una Coppa delle Coppe. Spesso nel mirino per la stazza non propriamente atletica (che prende il largo, a onor del vero, nel finale di carriera), l’estremo difensore è uno dei migliori nel suo ruolo, soprattutto negli anni Ottanta. Parate memorabili ancora navigano in rete, a dimostrazione che Big Nev non è uno qualunque.  Magliette sgargianti, guanti della Sondico, immagini romantiche di un calcio senza tatuaggi. Nato nel 1958, i grandi palcoscenici sembrano lontano dagli orizzonti. Eppure, con il club del Merseyside (blu) scrive pagine memorabili del club. Ha ricevuto l’onorificenza dell’Mbe (the Most Excellent Order of the British Empire, l’Eccellentissimo ordine dell’Impero britannico) e nel 1985 il premio di giocatore dell'anno della Fwa, assegnato ai giocatori che militano nella Premier League

Il cammino verso il successo non è per niente semplice. E la gavetta diventa la compagna di viaggio. Da ragazzo si fa notare nel Llandudno Swifts, ma mantenersi come calciatore è difficile. Allora svolge vari lavori: cameriere, manovale e un paio di mesi come spazzino, con le partenze alle 4,30 di mattina e il compito di prendere i bidoni nelle case con i cani di grossa taglia. Per capire meglio il personaggio, basta leggere l’autobiografia The Binman Chronicles. Novantadue presenze con la nazionale gallese dicono il resto. Cioè mai fermarsi alle apparenze. Per informazioni, chiedere agli habitué di Goodison Park.

Aggiornato il 02 dicembre 2022 alle ore 17:31