Pavoletti e non solo: gli eroi della zona Cesarini

A volte ritorna. Più puntuale del treno delle 17,20. Fossimo nella pallacanestro, potremmo parlare di uno specialista. Forse ne è convinto pure lui, quando dice “ho i piedi al contrario, ma negli ultimi minuti divento Van Basten”. Leonardo Pavoletti, 35enne di Livorno, sta pian piano raccogliendo candidature su candidature per una futura statua nel cuore di Cagliari. L’attaccante, tesserato con la compagine sarda, ha alle spalle una carriera – costellata spesso da infortuni – che va dal Viareggio al Napoli, passando da Pavia e Genova, sponda rossoblu. Delle sue ultime sei reti, cinque finiscono a referto nel recupero.

L’ultima ieri, nel posticipo del campionato di Serie A contro il Sassuolo (rimasto in campo con dieci uomini per l’espulsione di Ruan Tressoldi): sotto di un gol, la squadra allenata da Claudio Ranieri pareggia al 94esimo con Gianluca Lapadula e poi piazza il sorpasso con il delantero toscano, in rovesciata. Con conseguente orgasmo (sportivo) degli isolani, già memori della doppietta di Pavoloso (al 94esimo e al 96esimo) di fine ottobre contro il Frosinone, con il risultato della gara che nel giro di un amen va dal 2-3 al 4-3. E, soprattutto, con quel gol – sempre al 94esimo – dello scorso giugno, nello spareggio contro il Bari valido per la promozione nel massimo campionato di calcio.

Insomma, Pavoletti sta diventando un ospite fisso della zona Cesarini, termine coniato negli anni Trenta prendendo in prestito il nome di Renato Cesarini, oriundo argentino tra i personaggi di spicco della Juventus di quel periodo, capace di andare a segno spesso nei minuti conclusivi del match. In tal senso, nel mare magnum pallonaro non mancano altri esempi. Uno è José Altafini: ormai 34enne, nel 1972 approda alla Vecchia Signora bianconera, diventando decisivo quando le lancette dell’orologio sono prossime alla fine della corsa. Di recente, ecco Felipe Caicedo: con la Lazio nel 2019 mette lo zampino al fotofinish contro il Cagliari (2-1 al 98esimo), nel 2020 contro la Juve (1-1 al 95esimo) e il Torino (3-4 al 98esimo). Iconiche, infine, le reti (al 91esimo e al 93esimo) rispettivamente di Teddy Sheringham e Ole Gunnar Solskjær, con le quali il Manchester United, nel 1999, strappa letteralmente dalle mani una Champions League ormai pronta a riempire la bacheca del Bayern Monaco. Con una menzione per Roberto Pruzzo, il bomber della Roma che – anche in questo caso in rovesciata – nel 1983 agguanta il 2-2 in casa della Juventus al 90esimo.

Morale della favola? “Partita finisce quando arbitro fischia” direbbe Vujadin Boškov. Che, di questi tempi, lo avrebbe esclamato a gran voce. Soprattutto al cospetto di un Marco Van Basten “degli ultimi minuti”.

Aggiornato il 12 dicembre 2023 alle ore 17:22