Ritratti. Fraser Pryce: lo scatto di una leggenda

Le extention, il curriculum, il sano ego sportivo. Prendere il mixer, frullare bene e versare una miscela che se ne frega della data anagrafica. Shelly Ann Fraser Pryce vince. Anzi, continua a vincere. E che abbia 35 anni poco importa. La giamaicana, ai Mondiali d’atletica di Eugene, città americana dello Stato dell’Oregon, taglia per prima il traguardo nei 100 metri, con un tempo record di 10,67. Dietro di lei il vuoto. E non può essere altrimenti.

Quinto titolo iridato della carriera di Pocket Rocket – dopo Berlino, Mosca, Pechino e Doha – e donna più anziana a conquistare un titolo iridato, il secondo da mamma. È una storia infinita quella di Fraser Pryce, originaria di un quartiere della periferia Kingston e prima donna a detenere, in contemporanea, il titolo olimpico e dei mondiali dei 100 metri.

Nella sua vita non sono mancati i momenti complicati, ma è sempre tornata nel posto a lei più congeniale: i blocchi di partenza. E nel suo habitat naturale, direbbe Muhammad Alì, punge come un’ape e vola come una farfalla. Perché sì, le abilità contano ma allo stesso tempo è necessario cogliere il momento. Carpe diem.

Un razzo tascabile che non ha alcuna voglia di smettere di stupire. E che ai più ricorda: “Spesso mi chiedono come faccio ad andare così veloce alla mia età e dopo essere diventata madre. Per me si tratta solo del viaggio della vita”. Già: non la meta, ma il viaggio.

Aggiornato il 02 dicembre 2022 alle ore 22:25