L’organizzazione Marevivo torna a far riflettere cittadini e operatori della filiera ittica sull’importanza di tutelare il mare e proteggere l’ecosistema underwater.
L’Operazione Reti Fantasma è un progetto per recuperare reti abbandonate. I fondali marini, infatti, sono pieni di reti abbandonate o perse accidentalmente che tra i rifiuti marini rappresentano una delle minacce più grandi per l’ecosistema. Sono un pericolo per la fauna marina, perché gli animali rimangono intrappolati e soffocano. Inoltre, con il tempo, si sminuzzano in piccoli pezzi, generando microplastiche che vengono ingerite dagli animali.
La Divisione Subacquea di Marevivo ha rimosso due reti fantasma, di oltre 300 metri, e diverse nasse abbandonate all’Isola di Ponza, nell’area della secca di Punta Papa prima che apportassero danni irreversibili al fondale. Le reti avvolgevano completamente la secca: una, abbandonata più di recente, stava continuando a pescare sul fondale sabbioso, intrappolando e soffocando diverse specie di animali marini, intrecciandosi con l’altra e creando maglie strette e pericolose per pesci, crostacei e gorgonacei.
L’operazione si inserisce tra le attività della campagna “Blue Days” della fondazione ambientalista, che ha come obiettivo la salvaguardia dell’ambiente marino a 360 gradi. Gli attivisti di Marevivo hanno svolto tante attività di pulizia, numerosi eventi e campagne divulgative su tutta l’isola, per sensibilizzare al rispetto per l’ambiente e proteggere l’ecosistema marino.
Secondo un importante rapporto realizzato dalla Fao e dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), ogni anno in tutto il mondo vengono abbandonate o perse dalle 640mila alle 800mila tonnellate di attrezzi da pesca (reti, cordame, trappole, galleggianti, piombi, calze per mitilicoltura). Il 46 per cento dei rifiuti presenti nel Great Pacific Garbage Patch è costituito da attrezzature e reti da pesca perse o abbandonate.
Nel Mediterraneo, recenti ricerche condotte in diverse località, indicano che gli attrezzi da pesca possono rappresentare addirittura la maggior parte dei rifiuti marini registrati, con cifre che raggiungono anche l’89 per cento.
Queste reti disperse uccidono in modo indiscriminato milioni di pesci, mammiferi, tartarughe, grandi cetacei e persino uccelli. Una volta intrappolati dalle reti fantasma, non sono in grado di muoversi morendo per fame, infezioni e lacerazioni. Si stima che da sole le reti fantasma catturino circa il 5 per cento della quantità di pesce commerciabile mondiale.
Come se questo non bastasse, le reti rappresentano una nuova fonte di inquinamento: se una volta, infatti, erano realizzate con la canapa o il cotone, oggi è la fibra sintetica derivante dalla plastica il principale materiale utilizzato, che impiega centinaia di anni per decomporsi.
Aggiornato il 03 luglio 2024 alle ore 11:44