Di sicuro c’è solo che Michele Suozzo è stato mandato via dalla co-conduzione de La Barcaccia, il programma cult di Rai Radio 3 che da 35 anni per cinque giorni a settimana dalle 13 alle 13,45 intratteneva i melomani italiani.
Parafrasando il giornalista Tommaso Besozzi all’indomani dell’assassinio del bandito Salvatore Giuliano, si potrebbe chiudere qui questa assai triste vicenda.
Un’altra cosa abbastanza probabile, se non certa anche essa, è che Suozzo ha subito un apparentemente inspiegabile torto ed è stato messo quasi in mezzo a una strada per quelle strane dinamiche fatte di ripicche e gelosie interne che portano la Rai a farsi del male da sola. Stavolta per citare Nanni Moretti.
I social media nella loro istintiva rozzezza (che talvolta però contiene anche saggezza) già da giorni parlano di “epurazione”.
Da Rai Radio 3 filtrano solo pochissime indiscrezioni che fanno riferimento alla non adattabilità di Suozzo al nuovo format voluto dal direttore Andrea Montanari e dalla regista Roberta Vespa tutto centrato sul concorso per le voci nuove nella lirica.
Qualcuno si spinge a ipotizzare una “vendetta” interna a Radio 3 per una lite scoppiata, con tanto di grida nei corridoi, lo scorso mese di marzo a via Asiago tra la stessa regista e Suozzo, anche se nessuno vuole sostanziare in ciò che si sarebbero detti o urlati i due protagonisti.
Sembra quasi una riedizione della “disgrazia del carrello del tè del 1964” della striscia a fumetti di Bristow che i più anziani sicuramente ricorderanno. Per chi non lo sapesse, prendendo direttamente da internet con il copia e incolla (dichiarandolo però), “Bristow è un personaggio immaginario protagonista di una omonima serie a fumetti a strisce ideata dal britannico Frank Dickens nel 1960 e incentrata su un impiegato dell’ufficio acquisti di una multinazionale. La striscia è stata realizzata ininterrottamente fino al 2012 per oltre 50 anni sempre dallo stesso autore e questo ha portato alla sua inclusione nel Guinness dei primati nel 2010. Dickens usa l’espediente grafico di scrivere le parole corrispondenti alle azioni del personaggio (ad esempio: flinch flinch – sussulta sussulta). Questi suoni onomatopeici rendono adeguatamente le sensazioni e i movimenti nel ristretto spazio di una vignetta. In una sola tavola possiamo vedere illustrata ‘la settimana lunga di un eroe del nostro tempo: Bristow, impiegato in bombetta, ilare contestatore integrato, irriverente giullare di una commedia scandita sul ritmo delle ore d’ufficio’. Esempio: ‘7,30 sveglia salto nel letto ricaduta supplemento sonno – 7,44 furore odio furore angoscia ansia corsa nel bagno barba’. Si va avanti per altre 10 azioni simili fino alle ‘8,37 finalmente al lavoro! al lavoro ahh! dove quasi ‘tutto è ordine e beltà/lusso calma e voluttà’”.
La “disgrazia del carrello del tè” simboleggiava una tempesta in un bicchiere d’acqua. Un evento ridicolo di cui tutti parlavano a distanza di anni per il semplice fatto che in quel contesto lavorativo imperava la noia e non accadeva quasi mai nulla. Ma i pettegolezzi facevano la parte del leone.
Mutatis mutandis, passando dalla multinazionale di Bristow alla Rai di via Asiago, ecco che un’occasionale intemperanza di un conduttore radiofonico di una nota e amata trasmissione sulla musica lirica si trasforma in un casus belli. O magari in un pretesto. Da rinfacciare al momento opportuno. Nessuna indicazione è venuta anche da quei tre minuti di intervento della regista Vespa durante la puntata di lancio della scorsa settimana. In “Suona l’una”, dal minuto 25 in poi si evincono solo generiche allusioni ad “ammiccamenti non più possibili nel nuovo format”. Come se Suozzo si fosse impuntato a tenere alto una sorta di spirito goliardico e solo per questo fosse stato estromesso: come si fa a credere ciò?
Ora, nel riserbo così assoluto quanto vagamente ipocrita che aleggia intorno a quello che può benissimo definirsi il “caso Suozzo” – e non solo perché sulle varie pagine social dedicate alla storica trasmissione non si parla d’altro con ipotesi che vanno dal realistico al complottistico – due punti fermi per chi osserva possono essere messi: il primo è che Michele Suozzo ha ricevuto un torto inaudito, direttamente proporzionale alla sua competenza e alla sua bravura nel settore opera lirica e dintorni; il secondo è che Rai Radio 3 gioca un azzardo altrettanto inaudito su questo cambio di formula che trasforma una trasmissione cult che durava da 35 anni – e che aveva prodotto epiche polemiche con mostri sacri dell’opera a cominciare dal direttore d’orchestra italiano più noto al mondo, Riccardo Muti, ironicamente definito più e più volte dal duo Suozzo-Stinchelli con l’epiteto di “maesctro” – in un una sorta di “Settevoci” della lirica. Senza neppure un giovane Pippo Baudo a presentare.
Magari la storia darà ragione a chi ha estromesso Suozzo, ma le possibilità sembrano scarsissime. Di certo la Rai con la leggerezza imperante in queste ore buie della cultura europea e a maggior ragione italiana, ha rotto un altro giocattolo meraviglioso per ripicca, capriccio e proditoria superficialità.
Aggiornato il 16 novembre 2023 alle ore 10:36