Il termometro non basta più?

Facciamo un piccolo esperimento mentale e supponiamo che il caldo di questi giorni non sia stato insistentemente anticipato da giornali e televisione. È molto verosimile che lo soffriremmo comunque, come in mille altre estati passate, ma non ne faremmo una tragedia collettiva come fosse davvero il segno di un clima irreversibilmente in via di surriscaldamento definitivo. Da dieci giorni i mass media ci avevano bombardato con tremende previsioni, annunciando temperature prossime o in taluni casi superiori ai 40 gradi anche se, alla resa dei conti, la cronaca giornalistica ha dovuto accontentarsi di citare i 35 o 37 gradi di questa o quella località, mentre i 40 pare si siano concentrati in alcune limitate regioni come già in passato.

Dunque, che fare per rendere comunque la notizia uno spettacolo che colpisca ed emozioni al punto giusto? Ecco allora rispuntare il concetto di temperatura percepita, un vero alleato del terrorismo meteorologico – ma anche climatologico – per il quale i 35 o 37 gradi citati sopra arrivano, grazie alla percezione, ai sospirati 40 che garantiscono la prima pagina o gli spazi iniziali di un telegiornale. L’aspetto decisamente grottesco della cosa sta nel fatto che invece che limitarsi a sostenere ciò che tutti sappiamo e cioè che, con l’umidità, il caldo si soffre maggiormente, qualcuno si è peritato di misurare in gradi la differenza. E i mass media, ovviamente, sono felicissimi di poter riportare che, in una certa località, i gradi puri erano 36 ma venivano percepiti come fossero 41.

Ma allora perché fermarci qui? C’è infatti da sottolineare che, quando veniamo preavvertiti di qualcosa, il nostro cervello elabora la previsione generando le emozioni più coerenti con il contenuto della previsione. Gli psicologi la definirebbero ansia dell’attesa ma, più semplicemente, può definirsi come la sindrome del dentista poiché, dovendo andare da lui per un intervento, già ci sembra di soffrire per le sue manipolazioni. Sulla base di questa nostra capacità anticipatoria, sarebbe quindi possibile aggiungere alla temperatura metrica non solo quella percepita ma anche quella trepidamente attesa come effetto delle prime due, per cui la previsione di 36 gradi diverrà di 41 a causa della percezione e magari 45 in base a quella attesa.

Va inoltre aggiunta un’ulteriore considerazione che riguarda, ancora una volta, gli studi statistici e i mass media. Questi ultimi citano di continuo cifre statistiche impressionanti sul numero di decessi dovuti alla calura insieme al parere di comuni cittadini i quali, ovviamente, non fanno che sottolineare il caldo insopportabile. A colmare la misura, e per gettare ulteriore benzina sul fuoco, arriva poi l’intervista a dirigenti o agli operatori della Protezione civile, subissati dalle numerose richieste di aiuto e intervento. Il tutto trascurando il semplice fatto che tali servizi emergenziali sono una peraltro benedetta novità storico-sociale degli ultimi decenni che, negli anni Cinquanta o Sessanta del secolo scorso, per non parlare dei Quaranta, non esisteva. Per cui la gente cercava di sopravvivere al caldo come poteva e chi moriva non veniva certamente classificato come vittima del global warming. L’idea che le migliaia di richieste di aiuto attuali segnalino una emergenza del tutto nuova ed epocale è dunque completamente infondata, perché nessuno sa dirci quante esse sarebbero state in Italia e altrove trenta, quaranta o cinquanta anni fa, se anche allora fosse stato disponibile un servizio sociale paragonabile a quello attuale, oltretutto raggiungibile con una semplice telefonata gratuita.

Ce ne è abbastanza per intuire come siamo in balia non tanto della scienza, che fa egregiamente il suo mestiere, bensì dello scientismo ossia di quella forma di visione e poi di comunicazione delle cose scientifiche che costruiscono un’accozzaglia di mezze verità le quali, alla fine, amplificate a dismisura, generano solamente emozioni collettive spesso del tutto irragionevoli ma comunque tali da accrescere la nostra sensazione di vivere al bordo di un baratro.

Aggiornato il 11 luglio 2023 alle ore 10:47