Gli esordi non facili di Bianca Berlinguer

Quando arrivò al Tg3, Bianca Berlinguer non faceva parte dell’iniziale redazione che si era insediata nel dicembre 1979 nella palazzina di via Teulada. Non conobbe, pertanto, il dilettantistico pulmino che trasmetteva dalla strada, a pochi passi dal centro storico, della sopramenzionata via (civico 66). Furono i mitici tecnici Bonanni, Jervolino, Cofano, il cineoperatore, il regista Inserra, a tenere a battesimo il nuovo telegiornale che si aggiungeva al Tg1 e al Tg2, per volere spartitorio dei partiti che comandavano e che rappresentavano le tre principali anime del Paese: democristiana, socialista e comunista.

Il direttore generale Biagio Agnes con il suo fido allievo Clemente Mastella, Enrico Manca per il Partito Socialista italiano, Antonio Tatò braccio destro di Enrico Berlinguer con lo scrittore comunista Angelo Guglielmi e il giornalista di ex Radio Praga, Alessandro Curzi, decisero in una serata conviviale che la televisione italiana doveva essere una e trina, con qualche appendice liberale e repubblicana, tra sporadiche comparse dei missini di Franco Servello.

Curzi, che veniva da Paese Sera, affiancò subito allo sport Aldo Biscardi che proveniva pure lui dal quotidiano di via dei Volsci dopo l’esperienza napoletana con Antonio Ghirelli. Angelo Guglielmi del gruppo degli intellettuali marxisti raccolti sotto l’insegna “63” scelse come aiutante Stefano Balassone, brillante giovane esperto in comunicazioni televisive.

In questo quadro, Sandro Curzi, esponente di spicco dei giornalisti democratici con Andrea Barbato, Luciano Ceschia di Trieste, Raffaele Fiengo del Corriere della Sera, Corrado Augias, Vittorio Roidi, Franco Scottoni di Repubblica, Beppe Giulietti, rastrellò giornalisti nei media di sinistra e nelle tv locali del Partito Comunista italiano, lasciando a Gianni Letta la possibilità di inserire qualche cronista del Tempo o del settimanale Il Sabato.

Nella foto storica della redazione pubblicata sul Radiocorriere, Bianca Berlinguer era ancora nel giornale aziendale con il direttore Dino Sanzò. Solo dopo un passaggio a Mixer di Gianni Minoli approdò nel 1991 al Tg3. Come era nella logica del tempo, Curzi aveva due vicedirettori: Guido Farolfi proveniente da Firenze e quindi fanfaniano e Italo Moretti, inviato umbro cresciuto giornalisticamente all’Unità di Perugia e poi al Tg2 in quota Pci.

Le donne di spicco in quel nucleo erano Mariolina Sattanino, Paola Spinelli, Paola Sensini, Federica Sciarelli, Alice Luzzatto Fegiz, Francesca Raspini, Daniela Vergara. Era duro inserirsi nella redazione politica presieduta dal caporedattore centrale, Giovanni Mantovani (Pci), Carlo Brienza (socialista), Massimo Angius (democristiano) e poi Angelo Belmonte (centrodestra).

Poi, con l’arrivo di Corradino Mineo – prime esperienze giornalistiche al Manifesto di Palermo – le cose cambiarono. Man mano, il Tg3 sotto la spinta più marcata verso il mondo comunista incominciò ad avere audience, a ospitare personaggi del mondo della sinistra con l’attiva partecipazione del giovane Walter Veltroni e sposando, durante la Guerra del Golfo, le teorie pacifiste. Divenne Telekabul, gradito anche al Vaticano nonostante il direttore ateo.

E Berlinguer? Arrivò. Come la figlia di Augias e di Tatò o il figlio di Scarrone e quello del deputato Pci, Fusi. Al quarto piano di via Teulada 28, dietro la scrivania di Curzi c’era una foto che lo ritraeva con Enrico Berlinguer. Eppure, gli inizi di Bianca non ebbero un approccio facile. Il suo carattere un po’ scontroso e chiuso non le hanno mai aperto completamente le porte del consenso. Anzi, una volta diventata direttore – nel 2009 – venne contestata dai redattori della sua area politica e difesa da quelli che venivano chiamati del “mondo occidentale”.

Lascia la Rai dopo 34 anni, per approdare a Mediaset. Sarebbe stato interessante vedere il sorriso beffardo del Cavaliere.

Aggiornato il 05 luglio 2023 alle ore 09:52