Ci ha lasciati Maurizio Costanzo. Chi era? Pensiamo di saperlo, io compresa che faccio questo mestiere, ma non è così. Perché la caratteristica del personaggio è che “sterminata” è stata la sua carriera e ancora più intensa è stata la sua vita. Maurizio era nato a Ortona, in Abruzzo, dove aveva conseguito il diploma di ragioniere. Ma aveva un pallino: il giornalismo. Per spiegarsi e farsi capire mi disse: “Se mi togliessero la televisione e i giornali andrei a suonare ai citofoni per intervistare la gente”. Aveva iniziato giovanissimo, nel 1956, e subito dopo era diventato anche autore radiofonico e televisivo. Con la stessa “fame di notizie” ha vissuto la vita sentimentale numerosa e affollata. Nel 1963 si è sposato con Lori Sammartino, una fotoreporter di grande talento scomparsa qualche anno fa, della quale ha sempre parlato con grande affetto. In una intervista al Corriere della Sera aveva spiegato: “Lori aveva 14 anni più di me, era una grande artista. Mi ha cresciuto. Veniva dal mondo di Mario Pannunzio, mi ha fatto conoscere Ennio Flaiano, Ercole Patti, Carlo Levi, Linuccia Saba. Ci sposammo in chiesa nel ‘63 a Isola Farnese. L’unione dirò poco: mi innamorai di una segretaria della Mondadori”.
Non un dongiovanni, Costanzo è stato semmai “un farfallone”, nel senso delicato col quale è andato di amore in amore. Dal 1973 al 1984 è stato il marito della giornalista Flaminia Morandi, con la quale ha avuto i due figli Camilla e Saverio. Insieme con Flaminia ha vissuto i terribili anni Settanta, il piombo, le stragi, i disordini, le proteste operaie e studentesche, le Br e l’eversione, e di fatti quando parlava della ex moglie Flaminia lasciava intendere di aver attraversato quel tempo dalla parte del giornalismo. Se gli rivolgevi domande sui tanti fatti cruciali ti rispondeva citando ora lui ora Flaminia per lasciar intendere che non si trattava di opinioni soltanto, soprattutto di informazioni e che quei fatti andavano compresi “dentro la notizia”. Un grandissimo giornalista.
Nel 1978 ha iniziato una relazione con l’attrice e doppiatrice Simona Izzo, in seguito regista e anche sceneggiatrice. Simona non è stata per Maurizio una conquista qualunque, perché era la moglie di Antonello Venditti. In quell’anno la coppia era in corso di separazione. Ma che non fu facile “concupire” Simona. Lo dice una canzone, quella che Antonello Venditti scrisse pensando a lei, alla ex moglie, alla loro storia, come era solito fare elevando nei testi sentimenti personali a sentimenti collettivi, vedi infatti l’ultimo giorno di scuola, Sara e così via. Maurizio e Simona convissero insieme dal 1983 al 1986 e si dà il caso che ai tempi frequentassi di tanto in tanto la Izzo. Il suo connubio con Costanzo mi faceva pensare ai racconti di mio padre, fotografo di scena, sulle love story di Roberto Rossellini. Infatti, qualcosa, o qualcuna, deve essersi insinuata nel cuore dell’uomo coi baffi, il dominus dei salotti tivù e il più popolare degli anchorman. L’estate della crisi tra Maurizio e Simona mi trovai per caso anche io ad Ansedonia, la bella spiaggia toscana. Io stavo con amici in una bella villa rotonda e Simona nella nota Torre sul mare, che Maurizio aveva affittato ma dove però io non lo vidi mai. Facemmo tra amiche una sorta di sedute psicoanalitiche per decifrare i comportamenti dell’amato e io dicevo a Simona “ma dai, che ti butti giù, ne ritrovi mille più belli di lui”. Così è andata, perché poi Simona Izzo si è unita a Richy Tognazzi ed è nata “la coppia ideale” del cinema italiano, lei sceneggiatrice e lui regista o viceversa.
Nel cuore di Maurizio era entrata Marta Flavi, la bionda fatina della tivù, che sposò il 7 giugno 1989 e dalla quale divorziò nel 1995. Marta parlava di lui sempre con dolcezza leziosa come è lei aggraziata, suscitando – almeno in me – non poca perplessità, poiché avevo l’idea che – sotto sotto – Costanzo fosse “un burbero”. “Ma no”, smentiva la conduttrice televisiva e gli attribuiva la capacità di tenerezze infinite e al contrario di un docile carattere. Sarà, io ancora non ci credo. Infine Maria, “la donna nelle cui mani vorrei morire”, come è stato ricordato in queste tristi ore. Sempre una dedica, sempre una galanteria. Questo era Costanzo. Si dà anche qui il caso che abbia assistito, personalmente, al loro primo incontro, il giorno che gliela presentarono. Dovevo fargli un’intervista per un giornale, lei, Maria De Filippi, doveva conoscerlo. Mi passò davanti con l’aria titubante e io chiesi: “Ma è una cosa lunga, perché io debbo andare a scrivere”. Me la ritrovai mesi dopo assistente nel suo staff. Ogni volta che telefonavo per le inchieste o per il lancio dei programmi rispondeva sempre lei, che aveva in mano l’agenda. Se non rispondeva direttamente, te la passavano. Insistevo: “Devo parlare con Costanzo”. Niente da fare. Intendo dire che lo circuì letteralmente. Addio Maurizio!
Una estate ci incontrammo al mare di Fregene. Io incinta di mio figlio, Jacopo, lui, Maurizio, aveva affittato una bella villa, ma veniva sempre col gruppo di amici al ristorante dell’hotel dove soggiornavo con Giorgio Fanfani, suo grande amico. Sbirciavo nel suo piatto: “Che mangi tu, Maurizio?”. Di volta in volta mi rispondeva “seppie alla griglia”, “pesce spada”, “spigola al cartoccio”. “Ah, bene bene”, commentavo, pensando che fosse la dieta perfetta anche per una gestante agli ultimissimi mesi. Da lì capii che Maria lo aveva messo “a stecchetto”. Cosa che è durata anni e anni, come ha poi raccontato generosamente la De Filippi. Una sera li invitammo a cena sempre a Fregene. Jacopo era nato e aveva pochi mesi. Giorgio, che è un cuoco mancato, si prodigò per un menù eccellente. Maria aveva accettato l’invito a patto che fosse tutto a base di pesce. E a tavola continuava a dire “basta, basta”. Mica male, pensavo tra me e me, perché anche io dopo una gravidanza con 180 punture di ormoni, a causa di una fecondazione artificiale e dunque un figlio voluto come un uccellino da coccolare da ogni parte, ero aumentata parecchio di peso. Gliela invidiai Maria. Io con Giorgio che cucinava a sbafo e lui, l’amico Maurizio, là dietro la siepe alta e verdissima della villa con piscina a fare la dieta e riunioni per il nuovo programma. Non so se suo o di lei o di tutti e due.
Maurizio Costanzo e Maria De Filippi sposi il 28 agosto 1995, due anni dopo quella orrida esperienza della bomba in via Ruggero Fauro, al Teatro Parioli di Roma. Bomba? Una Fiat Uno imbottita di novanta chilogrammi di tritolo. Mi recai per curiosità sul posto a constatare l’esplosione e rimasi sconvolta, sembrava una scena alla Kabul. Per fortuna Maurizio e Maria ne uscirono illesi e, a parte i danni materiali, non ci furono morti. Questo episodio, comprensibilmente, deve aver sconvolto Maurizio e deve aver sovvertito l’uomo e il professionista. Anche perché l’attentato accadde dopo la stagione inquietante dell’iscrizione alla P2, il “Costanzo massone”, come ancora dice qualcuno. La pagina più buia della nostra Repubblica, quando emerse che mezza Italia, cioè tutti quasi quelli di potere di ogni ambito, furono rinvenuti nei registri di Licio Gelli. Costanzo disse che lo avevano iscritto a sua insaputa, poi però fece labili ammissioni in una intervista a Giampaolo Pansa. Vai a capire!
Sta di fatto che in quegli anni Costanzo si sia dedicato anche a un giornale tabloid L’Occhio. La domenica sera finiva di andare in onda con Bontà loro, saliva su un treno letto e si recava a Milano per le riunioni redazionali. Credo che in quel tempo e in quei frangenti la sua visione sia mutata: i valori, le cose che contano, la vita stessa. E così, alle telecamere, annunciò e spiegò perché avrebbe sposato Maria De Filippi, rivolto a noi e alla famiglia di lei. Sarebbe morta anche lei che era quella sera sull’auto accanto a lui. “Mi sento responsabile”, disse capovolgendo il profilo sornione, ottimista e leggero a quello di uomo cupo e pensieroso. Ma pur sempre “l’uomo nato con la camicia”, come diceva la nota pubblicità. E ancora una volta, abile e galante, fece scivolare sulla tremenda esperienza fiori di nozze. È nata così la ditta Maria & Maurizio Costanzo Show.
Aggiornato il 28 febbraio 2023 alle ore 14:20