L’antimafia della prepotenza e dell’inganno

“Questo sistema è ciò che conosciamo con il nome di Antimafia. È fatto di leggi speciali. Di sentenze che anticipano leggi e poi diventano leggi. Di pene che aumentano a dispetto del diminuire dei reati. Di procure che hanno accresciuto il loro potere fino ad assumere un ruolo politico e ad assegnarsi il compito di bonificare la democrazia. Di confische e sequestri con cui lo Stato espropria enormi patrimoni privati. Di imprenditori interdetti nella loro attività in nome di un sospetto, che si diffonde per contagio, come un virus. Di prefetti, amministratori giudiziari e associazioni di volontariato, la cui funzione o il cui profitto dipendono, a vario titolo, dalla crescita continua del sistema stesso. E, da ultimo, di una retorica che accompagna l’avanzare dell’Antimafia nella democrazia”.

Ci vuole un grande, incommensurabile coraggio per usare parole come queste – quelle del giornalista Alessandro Barbano, attuale condirettore del Corriere dello Sport e in passato vicedirettore del Messaggero e direttore del Mattino di Napoli – per introdurre il proprio imperdibile ultimo libro, “L’inganno. Antimafia, usi e soprusi dei professionisti”. Un testo che sarebbe piaciuto, anche per la puntigliosa ricostruzione di alcuni casi che lui descrive, non solo a Leonardo Sciascia che ha il copyright della dizione “professionisti dell’antimafia”, ma anche allo stesso Marco Pannella il quale, di quel che oggi resta del garantismo in Italia, rimane comunque il padre.

La cosa incredibile e costante delle presentazioni dei libri di Barbano che affrontano questo tipo di argomenti è che, nonostante gli “sforzi” della casa editrice per creare un parterre di ospiti e di pubblico almeno bilanciato in “pro” e “contro”, alla fine si ritrova sempre “solo contro tutti”. Come ai tempi di quel tipo di puntate speciali del Maurizio Costanzo Show. Ciononostante, Barbano “tiene botta”, come si direbbe nel linguaggio calcistico. E riesce a ridimensionare la tronfia retorica di quel tipo di pubblici ministeri che crede di rappresentare l’archetipo dell’angelo sterminatore da giudizio universale. E anche a stanare i timidi e i vigliacchi dal distinguo facile, portandoli dalla sua parte e invitandoli a chiamare le cose con il proprio nome.

Questi ultimi, i timidi, i ritrosi e i vigliacchi vanno in realtà capiti: se ti ritrovi in tv, mettiamo da Lilli Gruber, uno come Nicola Gratteri, che crede di stare in missione per conto di Dio, diventa difficile contraddirlo. Si rischia di passare come timidi nella lotta alla mafia, in particolare, e in quella a tutto il male nell’universo, in generale. Per non parlare di quando ci si trova di fronte a quei magistrati dalla querela facile. Consci come sono che altri colleghi, i quali la pensano come loro, saranno lì pronti a giudicare i malcapitati.

Queste sono scene di film visti e rivisti negli ultimi trent’anni. Il periodo, cioè, della durata di quella guerra tra toghe e politica che ha inquinato la vita e la legge di tutti gli italiani. La mossa vincente, del cavallo, che di solito adopera Barbano è quella di portarsi dietro un qualche esempio vivente delle tante storie che vengono narrate nei propri libri. Nella fattispecie, nel testo che parla “di che lagrime grondi e di che sangue” l’Antimafia dei giorni nostri, la persona in questione è stata quella del figlio dell’imprenditore Riccardo Greco. L’uomo che la feroce burocrazia dell’Antimafia costrinse al suicidio, per evitare che la sua famiglia e l’impresa, passata di mano ai figli, ereditasse il sospetto di contiguità alla mafia che a lui costò la vita.

Ecco, nelle presentazioni del libro di Barbano ascoltate – da chi scrive – su Radio Radicale, quando prende la parola il figlio di Greco, alla fine del suo tragico racconto anche il timido auditorio spesso ammaestrato in clacque pro pm Antimafia non può fare a meno di prorompere in un applauso liberatorio, per rendere omaggio al dolore di questo figlio vittima della retorica dei professionisti dell’Antimafia.

(*) Alessandro Barbano, “L’inganno. Antimafia. Usi e soprusi dei professionisti”, Marsilio, 256 pagine, 18 euro

Aggiornato il 13 dicembre 2022 alle ore 10:47